droplet

Ambito d'uso: mass media, medicina, politica, rete

Ambito d'origine: medicina

Categoria grammaticale:

sost. m. inv. (talora usato come agg. inv.)

Definizione

L’insieme di goccioline di saliva emesse dalla bocca quando si parla, si starnutisce o si tossisce, la cui grandezza può essere di 5 o più micron, responsabili della trasmissione di agenti patogeni come i virus. Per estensione: la distanza di sicurezza interpersonale (stimata 1,8 metri circa) da mantenere affinché le goccioline di saliva non arrivino alle persone circostanti.

Etimologia

Prestito integrale dall’inglese droplet, composto da drop ‘goccia’ con l’aggiunta del suffisso diminutivo -let (mutuato dal francese -lette).

Prima attestazione

L’obiettivo dell’utilizzo di abbigliamento specifico per la Sala Operatoria è quello di ridurre la dispersione aerea di microorganismi, scaglie cutanee, droplet. (Regione Liguria, Sicurezza nelle strutture sanitarie, Linee guida per i blocchi operatori, 25/9/2002)

Periodo di affermazione:

2020

Presenza sui dizionari

Nessuna

Repertori

Diffusione al: 17 aprile 2020

Google: 239.000 r.
"Corriere della Sera": 34 r. p.a. 1/3/2020
"la Repubblica": 29 r. p.a. 1/3/2020
"La Stampa": 13 r. p.a. 23/6/2019

Note

L’anglismo non adattato droplet nasce nell’ambito specialistico medico e comincia a essere impiegato all’interno di testi in lingua italiana di patologia e di profilassi legata alla trasmissione delle malattie infettive intorno ai primi anni del XXI secolo. Dai primi anni del 2000 fino a febbraio del 2020, ovvero il momento in cui si diagnosticano i primi casi autoctoni di Codiv-19 in Italia, la parola circola in ambito tecnico-specialistico e, solo sporadicamente, in concomitanza di altre epidemie influenzali all’interno di alcuni testi divulgativi, comunque non particolarmente rilevanti. A partire da febbraio-marzo 2020 la parola comincia a essere impiegata massicciamente soprattutto all’interno di articoli di giornali e di testi destinati alla popolazione circa la profilassi legata al nuovo coronavirus. Durante lo stato d’emergenza, la parola viene usata dalla maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa nel significato di ‘distanza minima da tenere per evitare quel contagio che può avvenire attraverso le goccioline di saliva’ la cui lunghezza interpersonale viene stimata essere di circa un metro. Invece, il significato tecnico-specialistico, ovvero quello di ‘insieme di goccioline di saliva emesse quando si parla, starnutisce, tossisce, della grandezza di 5 o più micron che possono essere veicolo di contagio di malattie infettive’ affiora con meno frequenza, e soprattutto nei testi istituzionali (come quelli del Ministero della Salute o dell’Istituto Superiore di Sanità). Le occorrenze di droplet nel suo significato proprio sono inizialmente minoritarie rispetto a quelle in cui droplet è usato nel senso di ‘distanza di sicurezza’. A partire dalla conferenza stampa tenuta dal Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro il 3 aprile 2020, in cui si chiariscono definitivamente le prove scientifiche circa la modalità di trasmissione del coronavirus Sars-Cov-2 (per droplet e per contatto, mentre viene esclusa la trasmissione per droplet-nuclei, ovvero i ‘nuclei di droplet’, particelle ancor più piccole che permangono nell’aria, rendendola infetta), droplet comincia a essere impiegato anche nei testi dei mezzi di comunicazione di massa (giornali e telegiornali) con l’originario significato tecnico-specialistico. Fino ad oggi le due accezioni continuano ad alternarsi all’interno dei testi divulgativi: accanto al significato tecnico, sopravvive con molta vitalità quello di ‘distanza’ per cui spesso si parla di criterio, concetto, regola, norma lagato/a a detta distanza. La crescente necessità di mascherine, in previsione anche della futura riapertura dei commerci e delle attività produttive, fa sì che la descrizione legata a questi dispositivi di protezione individuale presenti spesso l’aggettivo anti-droplet, ovvero ‘anti-goccioline’, coerente con il significato medico-tecnico di droplet. Per quanto riguarda la morfologia del termine, se in passato fino al 2020 si registravano alcuni sporadici esempi di plurale in -s, ormai vige l’invariabilità tipica del forestierismo non adattato. Per quanto riguarda il genere grammaticale, nonostante prima dell’emergenza per il nuovo coronavirus venissero registrati alcuni esempi di droplet al femminile (soprattutto in riferimento al traducente italiano ‘gocciolina’), ormai è evidente che il genere sia quello maschile, rafforzato dalla possibile interpretazione del termine come nome collettivo ‘insieme di goccioline’. Per quanto riguarda i composti e le locuzioni fisse, oltre al già menzionato anti-droplet, va ricordato effetto droplet, che, modellato sul sintagma appartenente al mondo della fisica effetto Doppler, si riferisce alle conseguenze della vita segnata dalla distanza di sicurezza di un metro.

Esempi d'uso

  • La trasmissione diretta per via aerea è tipica di poche infezioni (TBC, varicella, meningite), mentre più diffusa quella per droplet (influenza) e per contatto (infezioni da salmonella, Clostridium difficile e molti altri patogeni) e la via ematica (epatite B e C, infezione da HIV). In considerazione dei suddetti meccanismi di trasmissione, è necessario maneggiare i rifiuti con attenzione, utilizzando i dispositivi di protezione individuale per prevenire infezioni da trasmissione: - per contatto, per via ematica, specie in presenza di lesioni della cute; - per via aerea, potendo essere inalate le particelle batteriche e i droplet (Giunta della Regione Emilia-Romagna, Approvazione delle “Linee Guida per la gestione dei rifiuti e degli scarichi idrici nelle aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, Bologna, 27/7/2009) 
  • evitare «assembramenti» e comunque fare sì che i visitatori rispettino la distanza — appunto — di almeno un metro. Questa misura di sicurezza è legata al termine «droplet»: una parola inglese, il cui significato si può tradurre letteralmente con «gocciolina». Questo termine indica il criterio di tenersi alla giusta distanza affinché le «goccioline di saliva» che disperdiamo nell’aria — starnutendo e tossendo, ma anche soltanto parlando — non arrivino agli altri [...]. Uno dei primi esempi di applicazione del criterio del «droplet» si è visto ieri in Vaticano per gli ingressi a Piazza San Pietro per l’Angelus del Papa. (Alessandro Trocino, Coronavirus e droplet: ecco la distanza di sicurezza anti contagio, corriere.it, 2/3/2020) 
  • Il vocabolario dell’emergenza sanitaria, economica e sociale che è partita dalla Cina e ora si è diffusa anche in Italia si arricchisce ogni giorno di nuove parole. L’ultima, in ordine di tempo, è «droplet», la distanza di un metro che si deve mantenere tra due persone per ridurre il rischio contagio. (An.Man., Coronavirus: A di Amuchina, D di droplet, V di vaccino. Le parole dell’emergenza, ilsole24ore.com, 2/3/2020) 
  • Il Droplet è una delle novità introdotte dal governo per contrastare la diffusione del Coronavirus in Italia. Si tratta di una regola, un parametro fondamentale, per cui bisogna garantire la distanza di almeno un metro tra le persone nei luoghi aperti al pubblico [...]. Tenendo conto del concetto di Droplet, gli standard di sicurezza al momento richiedono un metro di distanza per consentire la riapertura dei luoghi attualmente chiusi in via precauzionale, come chiese e bar. Uno dei primi esempi di applicazione del criterio del Droplet si è visto ieri in Vaticano per gli ingressi a Piazza San Pietro in occasione dell’Angelus del Papa. (Silvana Palazzo, Droplet, cos’è: la distanza da tenere per contrastare il contagio da Coronavirus, il sussidiario.net, 2/3/2020) 
  • “Non intervengo su queste cose [...]. Ma, oggettivamente, ricordo (anche noi chiedemmo al Patriarca di Venezia della possibilità di rispettare il droplet) l’Istituto Superiore di Sanità ci disse assolutamente di no [...]”. Così il Governatore Luca Zaia ha risposto ai giornalisti circa la proposta di riaprire le Chiese per le messe di Pasqua, avanzata da Matteo Salvini. (s.f., Zaia: “Messe a Pasqua? Iss disse assolutamente di no, già tanti casi nelle funzioni, quotidianosanita.it, 6/3/2020)
  • "Non abbiamo evidenze per dire che il virus circoli nell’aria. I dati che abbiamo a livello epidemiologico ci dicono che le principali vie di trasmissione sono per droplet e per contatto. La trasmissione per via aerogena era stata ipotizzata e dimostrata in contesti particolari, specie in ambito sanitario. Ma la letteratura internazionale conferma il fatto che droplet e contatto sono i veicoli principali d’infezione". Lo ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, nel punto stampa sull’andamento dell’epidemia. (Paola Caruso, Valentina Santarpia, Silvia Morosi, Paolo Foschi, Coronavirus, le ultime notizie dall’Italia e dal mondo, corriere.it, 3/4/2020). 
Miriam Di Carlo

Approfondimenti e link

29 aprile 2020