infodemia

Ambito d'uso: giornalismo, rete, social media, scienze della comunicazione

Ambito d'origine: scienze della comunicazione

Tecnicismo

Categoria grammaticale:

sost. f.

Definizione

'Abnorme flusso di informazioni di qualità variabile su un argomento, prodotte e messe in circolazione con estrema rapidità e capillarità attraverso i media tradizionali e digitali, tale da generare disinformazione, con conseguente distorsione della realtà ed effetti potenzialmente pericolosi sul piano delle reazioni e dei comportamenti sociali'

Etimologia

Parola macedonia modellata sull’inglese infodemic, formato dalla fusione di info(rmation) ‘informazione’ e (epi)demic ‘epidemia’.

Prima attestazione

2015
Giancarlo Manfredi, Infodemia. I meccanismi complessi della comunicazione delle emergenze, Rimini, Guaraldi, 2015.

Periodo di affermazione:

2020

Presenza sui dizionari

Zingarelli 2022; Devoto-Oli 2022.

Repertori

Treccani Online Neologismi 2020

Diffusione al: 10 novembre 2021

Google: 107.000 r.
“Corriere della Sera”: archivio: 43 r. (p.a. 29/2/2020); sito: 38 r. (p.a. 3/2/2020)
“la Repubblica”: 91 r. (p.a. 2/2/2020 su Repubblica.it)
“La Stampa”: archivio 14 r. (p.a. 7/2/2020); sito 12 r. (p.a. 20/2/2020)

Derivati

Infodemico

Note

Il termine infodemia designa una metaforica “epidemia di informazioni”, ovvero il diffondersi rapido e incontrollato di un’enorme quantità di voci e notizie più e meno fondate su un tema “sensibile” per l’opinione pubblica (come un’emergenza sanitaria, ambientale, politica o sociale), con il corollario di effetti negativi che ne discende (disinformazione, disorientamento, ma anche panico e comportamenti antisociali o irresponsabili che aggravano la situazione di partenza).

Il termine ha cominciato a diffondersi in italiano come traducente di infodemic, a sua volta lanciato sulla ribalta mediatica internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità il 2 febbraio 2020 con la pubblicazione del 13° rapporto sul “nuovo coronavirus”. Nel documento, redatto in inglese, governi e istituzioni vengono chiamati per la prima volta a far fronte all’emergenza informativa che fin dall’inizio si accompagna a quella sanitaria.

Immediatamente infodemic diventa un internazionalismo, cioè un prestito adottato contemporaneamente, in forma integrale o adattata, in varie lingue. La parola, però, non è nata nel 2020 e non è stata coniata dall’OMS: infodemic compare, infatti, per la prima volta in un articolo pubblicato sul “Washington Post” l’11 maggio 2003, a firma di David Rothkopf, che introduce parola e concetto per discutere degli effetti a livello globale di un’altra epidemia, quella di SARS del 2003.

Esplorando archivi come quelli di Google Scholar o PubMed ci si accorge che già dai primi anni del 2000 la metafora del contagio informativo e, in qualche misura, anche la parola infodemic hanno avuto una loro circolazione soprattutto nell’ambito degli studi sulla comunicazione medica attraverso Internet.

Verosimilmente da quest’ambito la parola è filtrata nel lessico del settore di studi che si occupa di comunicazione del rischio. In questo dominio il termine compare, infatti, in alcuni documenti di organismi internazionali e a questo stesso dominio appartiene il primo testo in italiano che, nel 2015, descrive il fenomeno usando la parola infodemia.  Questa attestazione, tuttavia, rimane isolata fino a febbraio del 2020 quando, dopo gli interventi dell’OMS, infodemic e i suoi omologhi nelle altre lingue vengono ripresi dagli organi d’informazione su scala nazionale e internazionale e cominciano a circolare nei vari media.

Infodemic diventa una voce dell’OED a partire dal mese di giugno del 2020; il corrispondente infodemia viene registrato nella sezione Neologismi 2020 del Vocabolario Treccani on line ed entra nel lemmario dello Zingarelli 2022 e del Devoto-Oli 2022.

In un primo momento, parola e concetto compaiono prevalentemente associati al fenomeno delle fake news; fin da subito, però, e sempre di più con il passare del tempo, il fenomeno si manifesta in tutta la sua complessità: non sono solo le notizie false a generare l’infodemia e i suoi effetti negativi, ma anche le notizie “vere”, fondate, ma date in forma troppo sintetica o fruite in modo frettoloso; spettacolarizzate in vari modi o presentate in modo ambiguo anche da fonti istituzionali.

Nei due anni trascorsi fino a oggi il termine infodemia si è diffuso ed è stato usato in diversi ambiti: dal giornalismo alla politica, dalla divulgazione scientifica alle discipline specialistiche che studiano i media, la comunicazione e i loro effetti. La parola ha inoltre una discreta circolazione in rete e sui social network a testimonianza del fatto che l’infodemia generata dalla pandemia di Covid-19 e, più in generale, il fenomeno in sé sono stati e continuano a essere oggetto di analisi e di discussione.

Esempi d'uso

  • «Sono deluso delle delusioni [decisioni] del Board finora», osserva Jarvis. Per esempio, «hanno permesso che tantissima disinformazione sulle cure contro il Covid fosse rimessa online perché non violava gli standard di pericolo imminente. […] Le decisioni del Board cui fa riferimento Jarvis sono due. Sulla pandemia e l’infodemia che ne è stata la conseguenza. Sui social lo abbiamo visto tutti: un flusso continuo di informazioni e contenuti falsi o (peggio) sul crinale scivoloso della manipolazione. (s.f., Zuckerberg e Facebook: cinque anni vissuti pericolosamente, “la Repubblica”, sez. Mondo, 26/9/2021, p. 46)
  • Con la sospensione politica di AstraZeneca abbiamo visto il primo grande frutto di un problema di cui gli esperti discutono da un anno. Ossia che una delle principali ricadute della pandemia sull’opinione pubblica è l’infodemia, come è stata definita dall’Organizzazione mondiale della Sanità. (Giovanni Boccia Artieri, AstraZeneca, perché le emozioni vincono sulla scienza: ecco l’infodemia, “Agenda digitale”, agendadigitale.eu, 17/3/2021)
  • In queste settimane le conferenze stampa delle 18 tenute dalla Protezione Civile sono più seguite delle puntate di Lascia o Raddoppia di sessant’anni fa. Poi naturalmente ci sono tutte le altre fonti mediatiche che cercano di anticipare oppure seguono a ruota – non ho ancora ben capito per esempio perché ilmeteo.it abbia tutte quelle tabelline colorate che mi trovo replicate su Facebook da parecchi miei contatti. Un’infodemia di questo tipo ha un problema che sovrasta tutto il resto: diventa sempre più difficile capire quali sono i valori da confrontare. Un giorno mancano i dati di una regione; il giorno dopo cambia la procedura con cui si prendono i tamponi; il giorno dopo ancora i laboratori sono in ritardo. (Maurizio Codogno, Perché non faccio grafici sulla pandemia, blog, “il Post”, 30/3/2020)
  • Per assurdo, potrebbe essere più facile curare l’epidemia dell’infodemia. Per la seconda, il vaccino sta nel comprendere la complessità di questi fenomeni globali e accettare una visione sistemica di un mondo interconnesso nel quale (salvo un isolamento totale) è molto difficile stare fuori invocando frontiere chiuse. (Massimo Conte, Reti ed epidemie: quando il gioco si fa serio, Complexity Education Project, compexityeducation.com, 7/2/2020)
Maria Cristina Torchia

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