Varianti: re-wilding
Ambito d'uso: giornalismo, scienze ambientali, ecologia
Ambito d'origine: scienze ambientali, ecologia
Categoria grammaticale:
s.m.
Ogni azione volta a favorire il ritorno di un ambiente o di un territorio a uno stato più selvaggio; (ecol.) ricostruzione di un ecosistema naturale alterato da un disturbo antropico, mediante il ripristino della rete alimentare completa a tutti i livelli trofici.
Prestito integrale dall’inglese, nome derivato dalla forma participiale e gerundiva del verbo to rewild ‘ritornare a uno stato più selvaggio e naturale’ (a sua volta formato per derivazione dal prefisso re- e dal verbo wild ‘diventare o rendere selvaggio/selvatico’ .
2014
"«Il rewilding sogna un Eden senza traccia di Adamo ed Eva. È un’utopia che esclude l’uomo. Il che è abbastanza sorprendente, perché di solito le utopie immaginano sempre una diversa condizione umana». Marc Augé, antropologo, commenta così gli esperimenti di rewilding in atto in Olanda e altrove nel mondo." (Fabio Gambaro, “Sogniamo l’Eden perduto per paura del futuro”, “la Repubblica”, sez. R2 Esteri, 16/3/2014)
*nel 2005 la parola compare in un articolo della “Repubblica” come parte del nome di un progetto americano (Pleistocene Rewilding); al 2006, in un altro articolo della “Repubblica”, risale un’attestazione isolata della parola usata con significato un po’ diverso:
"A dire il vero questo esperimento sarebbe solo un piccolo passo per far tornare sulla Terra grossi animali del passato, un processo che viene chiamato “rewilding”. Ci sono altre equipe di ricercatori infatti, che stanno tentando di riportare sul nostro pianeta il bucardo, una capra spagnola scomparsa 5 anni fa e la tigre della Tasmania." (Luigi Bignami, Il sogno dello scienziato russo “Un Pleistocene Park in Siberia”, repubblica.it, sez. Scienza & Tecnologia, 6/2/2006)
Periodo di affermazione:
2019-2021
Nessuna
Diffusione al: 7 novembre 2024
Google: 46.100 r. (4.500 r. per re-wilding)
"Corriere della sera": 13r.; (2018: 1 r., 2019: 1 r., 2020: 1 r., 2021: 1 r., 2022: 2 r., 2023: 4 r., 2024: 3 r.)
"la Repubblica": 32r. (2005: 1 r., 2006: 1 r., 2014: 2 r., 2019: 5 r., 2020: 4 r., 2021: 2 r., 2022: 6 r., 2023: 8 r., 2024: 3r.); 1 r. per re-wilding (2019)
La parola rewilding nasce in ambito specialistico per indicare un processo di ricostruzione di un ecosistema naturale finalizzato al ripristino dell’ecosistema stesso. Sebbene al momento risulti diffuso prevalentemente nell’ambito scientifico, il termine è entrato nell’uso giornalistico per la prima volta nel 2006 con un significato isolato, da allora in poi assente nelle attestazioni, ed è stato successivamente associato a un nuovo approccio alla conservazione della natura, ragione per cui il termine rewilding è anche legato a progetti di riqualificazione dei territori urbani (rewilding urbano).
Sui quotidiani, la parola è spesso accompagnata da glosse o traduzioni che ne chiariscono il significato, evidentemente non ancora del tutto disponibile alla maggior parte dei parlanti. Attualmente non c’è univocità su un eventuale traducente: tra le varie alternative, nella lingua scientifica sembra prevalere rinaturalizzazione ma, data l’origine del termine dal verbo inglese to wild e sulla scia del francese réensauvagement, rinselvatichimento potrebbe rappresentare una valida alternativa.
Al momento rewilding rimane ancorato all’ambito della divulgazione specializzata su temi ambientali, ma non è da escludere una sua futura entrata nel lessico comune, probabilmente nella forma inglese, grazie all’uso del prestito integrale nel nome di alcune associazioni ambientaliste che aspirano all’internazionalità, come Rewilding Europe.
26 novembre 2024
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