turistificazione

Ambito d'uso: lingua comune, sociologia, architettura, urbanistica, geografia

Ambito d'origine: architettura, urbanistica, geografia, sociologia

Categoria grammaticale:

s.f.

Definizione

Insieme delle trasformazioni architettoniche, urbanistiche, sociali ed economiche dovute al sovraffollamento turistico in una parte di una città, in una intera città e anche in un territorio più vasto.

Etimologia

Probabile prestito dall’inglese o dal francese touristification, attraverso lo spagnolo turistificación, adattato secondo i meccanismi morfologici derivativi propri dell’italiano: nome d’azione del verbo turistificare da turist(ico) con l’aggiunta del suffisso -ificare.

Prima attestazione

1982
«Sono due almeno le fasi di questa azione: turistificazione (a) e folk-revival (b). [...] (a) turistificazione: “le tradizioni popolari diventano l’aspetto visibile in un mondo esotico verso il quale vengono indirizzati quanti intendono fuggire, anche se momentaneamente dalla costrizione, dalla monotonia e dalla prevedibilità della società urbana contemporanea”». (Emanuele Amodio, Lamientu e passioni: il teatro, la festa, la morte in una cultura meridionale, Ragusa, Sicilia Punto L., 1982, p. 21)

Periodo di affermazione:

2023

Presenza sui dizionari

Nessuna

Diffusione al: 18 febbraio 2024

Google: 20.300 r.
"la Repubblica": 74 r. (p. a. 2018)
Archivio del "Corriere della Sera": 11 r. (p. a. 2019)
"La Stampa": 2 r. (p. a. 2019)

Note

La parola turistificazione molto probabilmente è un prestito dall’inglese o dal francese touristification, penetrato in italiano attraverso lo spagnolo turistificación. Le parole inglese, francese e spagnola non sono registrate in nessun dizionario delle rispettive lingue, sebbene il termine turistificación sia stato analizzato nel 2017 nel sito della Fundación del Español Urgente (patrocinata dalla Real Academia Española de la lengua), dove viene definito “término bien formado” (‘termine ben formato’) e “neologismo válido”. Il sostantivo italiano turistificazione, dopo una prima isolata attestazione nel 1982 e alcuni sporadici esempi nel corso degli anni Novanta e Duemila, vede un aumento delle occorrenze a partire dall’aprile del 2018, quando viene fondata la rete SET - Sud Europa di fronte alla turistificazione, che riunisce molte città spagnole e alcune italiane: si tratta di un coordinamento di associazioni, collettivi e comitati che cercano di far fronte, attraverso esperienze condivise, alle conseguenze del sovraffollamento turistico. Nel 2018 il termine comincia a essere impiegato, oltre che in siti dedicati al fenomeno, sui quotidiani e soprattutto in riviste specialistiche e accademiche degli ambiti settoriali di architettura, urbanistica, geografia, sociologia e antropologia. Nel periodo pandemico e negli anni immediatamente successivi, caratterizzati da una stasi dei flussi turistici, il termine risulta avere meno occorrenze, soprattutto nei quotidiani. Con il risveglio del turismo, incentivato per aiutare la ripresa economica, la parola turistificazione ha visto un incremento d’uso considerevole: nella “Repubblica” dalle 6 occorrenze del 2020 e del 2021 e dall’unica occorrenza del 2022, passa ad averne ben 47 nel 2023. Il termine continua ad essere usato soprattutto nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica, anche all’interno di testi accademici.

Sul piano morfologico, turistificazione potrebbe considerarsi un nome d’azione derivato dal verbo turistificare, che però conta poche occorrenze nelle pagine in italiano di Google e sui quotidiani per poter essere considerato la base; è più probabile che il sostantivo sia un prestito e il verbo una retroformazione; in ogni caso, turistificare si può considerare un suffissato formato con -(i)ficare (dal latino -ficāre, tratto dalla radice di făcere ‘fare’) dal valore causativo, e che significa ‘dare a qualcosa o a qualcuno le caratteristiche espresse dalla base’; questo suffisso, quando si lega a basi aggettivali formate con il suffisso -ico, ne determina la caduta: così da turist(ico) > turistificare. In questo caso specifico, la base derivativa, turistico, assume un’accezione negativa e spregiativa, relativa alla massificazione del turismo. Al nome d’azione turistificazione si è affiancato nei primi anni Novanta, con la stessa accezione negativa, un altro nome d’azione, turisti(ci)zzazione (dal verbo turisti(ci)zzare), registrato in tutti i dizionari contemporanei dell’italiano (già a partire dal GDLI, dal Palazzi-Folena e dallo Zingarelli 1993). Negli anni successivi, però, turisti(ci)zzazione ha sviluppato un’accezione più neutra, senza connotazioni negative, indicando semplicemente ‘l’azione di rendere (un luogo) adatto ai turisti’. Oggi troviamo altre due parole parzialmente sinonimiche che si affiancano al termine turistificazione: l’anglismo non adattato overtourism e il traducente italiano sovraturismo. Il primo, usato per la prima volta dall’Organizzazione mondiale del turismo nel 2017, è penetrato in italiano nello stesso anno e ha avuto un incremento notevole fino ai giorni nostri. A differenza del termine turistificazione, usato per indicare prevalentemente gli effetti economici, spaziali e sociali del sovraffollamento turistico, overtourism indica proprio il sovraffollamento turistico. Prendendo spunto da sovraffollamento, in italiano è stato utilizzato il traducente sovraturismo, formato da sovra-, forma alternativa del prefisso sopra-, e turismo: questa parola risulta avere pochissime occorrenze e sembrerebbe non avere la forza necessaria per scalzare il concorrente inglese.

Esempi d'uso

  • La crescita dei flussi turistici sta investendo le principali città italiane (e non solo) in modo incontrollato, trasformando i centri storici in beni di consumo da cui estrarre valore attraverso un rapido processo di turistificazione. Con questo termine intendiamo l’insieme delle trasformazioni sociali, economiche e spaziali innescate dalla crescita del settore turistico e l’eccessiva specializzazione funzionale di alcune parti della città, condannate a una monocultura che progressivamente esclude dallo spazio urbano tutto ciò che non rientra in pratiche di consumo turistico. Molte sono le esternalità negative della turistificazione alle quali abbiamo guardato con preoccupazione in questi anni: l’espulsione degli abitanti, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione e la militarizzazione dello spazio pubblico, la mercificazione del patrimonio culturale, l’inquinamento. (Nicola Capone, Alessandra Caputi, Alessandra Esposito, Turistificazione, in Trame: pratiche e saperi per un’ecologia politica situata. Ecologie politiche del presente, Napoli, Tamu Edizioni, 2021, pp. 115-132, a pp. 115-116).
  • Nella seconda parte del volume si affronta il processo di “turistificazione”, variabile a seconda del quadro storico di riferimento, dei mezzi di trasporto e di comunicazione, delle azioni e delle strategie dei protagonisti. (“Rivista geografica italiana”, 102, 1995, p. 522)
  • Il grado di incidenza di questi problemi nelle diverse città non è affatto omogeneo, anzi molto variabile, giacché spesso dipende direttamente dal grado di turistificazione che le colpisce. [...] Questo manifesto è il primo passo per la internazionalizzazione della lotta alla turistificazione delle città e dei territori, attraverso il quale continuiamo il dibattito, la riflessione e la mobilitazione comune. (Nasce SET: una rete di città contro l’attuale modello turistico, dinamopress.it, 25/4/2018)
  • «Napoli è un brand forte perché preserva un ottimo rapporto qualità-prezzo e soprattutto riesce, nell’era della globalizzazione, a non cedere alla mercificazione né alla “turistificazione”». Luigi De Magistris sfoglia con interesse la nuova “Guida ai sapori e ai piaceri della Campania” di repubblica nel foyer del Teatro san Carlo e rappresenta «la gratitudine per chi ogni giorno si impegna con competenza e passione per esprimere alcune delle ricchezze più importanti della nostra terra, che per la verità ne offre tantissime». (Monito di de Luca e de Magistris “Non siamo la Terra dei fuochi”, “Valorizzazione turismo e gastronomia”, “la Repubblica”, sez. Cronaca, 6/12/2018, p. 8)

Miriam Di Carlo

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