Ambito d'uso: giornalismo, rete, media, turismo
Ambito d'origine: scienze ambientali, turismo
Categoria grammaticale:
sost. m. invar. (usato anche come agg.)
1. Fenomeno dai risvolti economici negativi per cui il numero dei turisti che frequentano un dato luogo è molto più basso rispetto alla disponibilità ricettiva e all’offerta turistica.
2. Turismo volto a valorizzare mete meno conosciute e meno frequentate in opposizione al sovraffollamento turistico. 2a. Raramente in funzione aggettivale riferito soprattutto a viaggi verso mete poco conosciute e poco frequentate.
Prestito integrale dall’inglese undertourism composto da under- ‘sotto’ e tourism ‘turismo’, formato a partire dall’antonimo overtourism.
2019
"L’Undertourism è il nuovo Overtourism [titoletto]. [...] In tale contesto di consapevolezza collettiva del fenomeno, le destinazioni “emergenti” e quelle meno conosciute puntano a promuoversi raccontando la propria storia e incentrando il loro posizionamento dando spazio alle persone, i [sic] luoghi, la [sic] cultura e la [sic] comunità prima ancora che a trasognate foto di paesaggi su Instagram." (M. Giulia Biagiotti, Undertourism e non solo: ecco i trend del turismo e viaggi per il 2019, xeniapro.com, 20/1/2019)
"Undertourism e non solo: ecco i #trend del #turismo e viaggi per il 2019" (commento su X.com di @Giulia_MGB del 31/1/2019)
Periodo di affermazione:
2020-2021
Nessuna
Diffusione al: 14 gennaio 2025
Google: 17.800 r.
"Corriere della sera": 4 r. (3 nel 2020; 1 nel 2021)
"la Repubblica": 6 r. (1 nel 2020; 3 nel 2021; 2 nel 2024)
"La Stampa": 3 r. (1 nel 2019; 2 nel 2020)
Il prestito integrale inglese undertourism, finora non registrato in nessun dizionario inglese e italiano, nasce come contrario di overtourism, grazie all’opposizione antonimica dei due prefissi under- ‘sotto’ e over- ‘sopra’. Le prime occorrenze del termine nei testi in lingua inglese risalgono al 2017, in cui ha un significato differente rispetto a quello che registriamo oggi più spesso in italiano: con undertourism, in queste prime attestazioni, ci si riferisce infatti a un fenomeno negativo, ossia l’ingiustificata mancanza di turismo in alcuni posti che presentano una buona offerta turistica. In questa prima fase undertourism è spesso utilizzato in testi di àmbito scientifico e accademico, in cui si analizzano le motivazioni di questo “sottoturismo” e soprattutto le pesanti conseguenze economiche che ne derivano. Negli anni successivi, però, il termine undertourism passa a designare un turismo raffinato, caratterizzato da un’autentica voglia di riscoprire luoghi poco conosciuti e dalla qualità delle esperienze vissute (piuttosto che dalla quantità). Dal 2019 comincia comparire con questo secondo significato in testi in lingua italiana: lo ritroviamo in un sito e in un articolo della “Stampa”. Dal 2020 il termine vede una crescente diffusione: è documentato in molti articoli di giornale, in alcuni siti, in alcuni libri digitalizzati su Google libri, e soprattutto nella piattaforma Click.it, che nasce nello stesso anno con lo scopo di aiutare i turisti a pianificare viaggi verso località meno note e meno frequentate. Complice di questa diffusione del termine è stata la pandemia con le relative restrizioni in àmbito di distanziamento sociale, le quali hanno incentivato un turismo meno massificato, con la finalità di scongiurare il contagio. Ma dal 2023 il termine undertourism ha visto un ulteriore rilancio, riferendosi a un turismo intelligente, caratterizzato da una genuina voglia di esplorare, lontano dalla massificazione dei viaggi verso mete troppo note e troppo frequentate. Attualmente infatti, la parola sta registrando un incremento delle occorrenze, che preannuncia un’ulteriore crescita in termini di diffusione. A livello linguistico notiamo che, seppur raramente, undertourism può anche essere usato con funzione di aggettivo invariabile in sintagmi quali viaggi undertourism.
6 marzo 2025
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