Varianti: veganofobia; vegaphobia; vegetofobia (raro); veganfobia (raro)
Ambito d'uso: mass media, psicologia, rete, sociologia, filosofia
Ambito d'origine: filosofia, sociologia
Categoria grammaticale:
sost. f.
Avversione nei confronti di vegetariani e/o vegani, che si manifesta mediante atti o atteggiamenti di stigmatizzazione, ridicolizzazione o svalutazione, specialmente in relazione alle ideologie antispeciste.
Vegefobia e vegafobia derivano da neoformazioni straniere diverse: vegefobia è un prestito del francese végéphobie, mentre vegafobia è da ricondurre all'inglese vegaphobia. Entrambi i prestiti, adattati al sistema fonomorfologico italiano, possono essere interpretati – in prospettiva sincronica – come composti neoclassici formati dal confisso -fobia (o con grafia anglicizzante ‑phobia), che sta per 'ripugnanza, avversione', e dai confissi moderni vege-/vega-, rispettivamente forme abbreviate di végétarien/vegetarian/vegetariano e végane/vegan/vegano, quindi letteralmente 'avversione per i vegetariani' e 'avversione per i vegani'.
2003 - vegefobia
"Veggie pride 2003. 5 maggio 2003. Siete vegetariani o vegani per gli animali? VENITE AL VEGGIE PRIDE! (www.veggiepride.org). Appuntamento a Parigi, il 17 maggio 2003. Con questa manifestazione vogliamo: [...] Denunciare la vegefobia. Il vegetarismo viene negato, ridicolizzato, diffamato.
Si comincia con la derisione. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando, si possono reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo". (da www.veganitalia.com, categoria "Animali", 5/5/2003)
2012 - vegafobia
"La ricerca evidenzia altresì che il continuo aumento di vegetariani in Europa e negli USA desta preoccupazione alle industrie della carne, e da qui ne deriva questo tentativo di emarginare il 'problema', ridicolizzando il movimento (si parla di vera e propria vegafobia)". (Andrea Romeo, Mangiar carne, un'abitudine indotta, ilcambiamento.it, 27/7/2012)
Nessuna
(vegafobia) Treccani online Neologismi 2020
Diffusione al: 14 ottobre 2020
Google (pp. in ita.): vegafobia 5.950 r.; vegefobia 1.180 r.; vegaphobia 439 r.; veganofobia 184 r.; vegetofobia 32 r.; veganfobia 6 r.
Google libri: (pp. in ita.) vegafobia 265 r.; vegefobia 254 r.; vegaphobia 219 r.; vegetofobia 1 r.; veganofobia 0 r.; veganfobia 0 r.
"Corriere della Sera": 0 r.
"la Repubblica": vegefobia 3 r. (giugno 2012; settembre 2019; aprile 2020), p.a. (2012); vegafobia 0 r. vegaphobia 0 r.; veganofobia 0 r.; vegetofobia 0 r.; veganfobia 0 r.
"La Stampa": 0 r.
"Sette" (settimanale del CdS): 1 r. (febbraio 2020)
Vegafobia e vegefobia sono prestiti che hanno fatto il loro ingresso nella lingua italiana in momenti diversi e che, rimasti confinati prevalentemente nella sfera d'uso di vegetariani e vegani, nonché in ambiti specialistici (sociologia, filosofia), soltanto in anni recenti hanno conosciuto una diffusione più ampia e trasversale.
Dalle ricerche condotte nel grande spazio del web è emerso che la seconda forma per diffusione in Italia (ma cronologicamente anteriore rispetto a vegafobia) è vegefobia, forestierismo che trae la sua origine dal francese végéphobie, apparso per la prima volta nel 2001 sul manifesto del primo Veggie Pride francese, manifestazione di vegetariani e vegani. In italiano si registrano attestazioni di vegefobia a partire dal 2003.
Vegafobia, invece, di uso più frequente ma di quasi un decennio posteriore rispetto a vegefobia, deve la sua fortuna a un articolo inglese uscito sulla rivista "The British Journal of Sociology" nel 2011, in cui i due sociologi britannici Matthew Cole e Karen Morgan introducono e analizzano il concetto di "vegaphobia", dichiarando in nota che il termine è stato proposto dalla dottoressa Erika Cudworth (cfr. Cole M., Morgan K., Vegaphobia: derogatory discourses of veganism and the reproduction of speciesism in UK national newspapers, in "British Journal of Sociology", 62 (1), 2011).
In base al significato etimologico, vegafobia e vegefobia dovrebbero denotare referenti diversi, in quanto vega- dovrebbe riferirsi solo ai 'vegani', mentre vege- soltanto ai 'vegetariani', ma nell'uso questa distinzione è tutt'altro che rispettata. A differenza di veganofobia e veganfobia, che indicano esclusivamente 'ostilità verso i vegani e il veganismo', la variante vegafobia prevede, infatti, un uso più esteso (sia in inglese sia in italiano): è usata ora come 'disprezzo per i vegani' (accezione più comune), ora come 'disprezzo per i vegetariani', ora come 'disprezzo per vegetariani e vegani'. Anche vegefobia viene impiegata col medesimo grado di promiscuità (quindi non col solo significato di 'ostilità verso i vegetariani'), e ciò è in parte attribuibile alla duplice accezione di vegetariano, che può essere usato sia in senso più ampio per indicare 'chi non mangia carne' – quindi come iperonimo di vegano – sia in senso più ristretto per designare 'chi esclude la carne, ma ammette prodotti di derivazione animale (latte, latticini, uova, miele)'. Se si considera, per giunta, che vegefobia e vegafobia sono molto simili anche sul piano del significante, si comprenderà perché non è insolito trovare casi in cui le due forme vengano trattate come varianti equipollenti perfettamente intercambiabili.
Se osserviamo il periodo di diffusione iniziale dei termini, ciò che riscontriamo è una circolazione per lo più circoscritta: da un lato, vegefobia e vegafobia si sono diffuse nei testi scritti e orali di vegetariani e vegani (siti, forum, blog, interviste, conferenze) per indicare quei comportamenti vòlti a osteggiare le loro scelte etiche e alimentari; dall'altro, l'interesse per il fenomeno sociale ha portato vegefobia – più raro l'uso delle altre forme – a innestarsi nei campi della sociologia, della filosofia e, più recentemente, in quello della psicologia.
Soltanto negli ultimi anni, dunque, vegefobia e vegafobia (e le altre forme meno frequenti) hanno cominciato a circolare più ampiamente in rete: le ritroviamo in discussioni di forum e blog, in vignette satiriche, in articoli di testate online, in post e commenti dei maggiori social media (Facebook, Twitter, Instagram) – esistono inoltre pagine e siti creati proprio per denunciare e combattere episodi di vegafobia (per esempio la pagina Facebook "Stop Vegafobia" o il sito http://it.vegephobia.info).
La fortuna dei nostri neologismi è infine testimoniata dalla diffusione dei derivati vegafobico, vegefobico e veganofobo, usati in funzione sia sostantivale ('chi mostra ostilità verso vegetariani e/o vegani') sia aggettivale ('che esprime vegefobia/vegafobia').
16 dicembre 2020
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