Alcuni lettori si interrogano sulla correttezza di espressioni come ripristino del danno/guasto o ripristino dell’incidente, giudicandole prive di senso logico.
Tra i vari quesiti che pervengono alla Consulenza dell’Accademia, ce ne sono alcuni che si interrogano, più che sulla correttezza, sulla coerenza logica di espressioni che sembrerebbero contraddittorie e quindi prive di significato. Si pensi ad esempio alle espressioni pericolo di vita e pericolo di morte, usate come sinonimi nell’indicare il pericolo di perdere la vita a causa di eventi esterni. La questione è stata affrontata sulle pagine del periodico “La Crusca per voi” da Giovanni Nencioni (nel 1999) e da Marco Biffi (nel 2015); entrambi gli autori ribadiscono la correttezza di pericolo di vita, che molti lettori ritenevano paradossale: come è possibile infatti che il pericolo sia quello di vivere, come sembra indicare questa espressione? Siamo di fronte, in questo caso, a un complemento di specificazione soggettiva, in cui l’elemento retto ha la funzione logica di soggetto (la vita è, infatti, in pericolo); nel secondo caso, pericolo di morte, l’elemento retto ha funzione di oggetto: il rischio è, in questo caso, quello di morire, in pericolo non è la morte stessa, ma chi rischia di subirla.
Anche nel caso in esame i lettori portano all’attenzione delle espressioni che sembrano loro paradossali, che indicherebbero il ripristino di una situazione precedente a un qualsiasi tipo di problema, come ripristino del danno/guasto o, addirittura, ripristino dell’incidente, in relazione a un sinistro stradale. Se, affermano, il verbo ripristinare ha propriamente il significato di ‘riportare alla situazione iniziale, rimettere in funzione’, come è possibile che si possa ripristinare una situazione che è, evidentemente, indesiderata, come un danno o un incidente? Sembra ai lettori che l’intenzione sia quella di ripetere il danno e non di ripararlo. In effetti, le più importanti fonti lessicografiche italiane forniscono per ripristinare la definizione ‘restaurare una situazione nei termini in cui essa si trovava precedentemente’ (GDLI) o ‘riportare alle condizioni originarie, rimettere in funzione’ (GRADIT) e nessuna di esse, tra gli esempi registrati, prevede casi simili a quelli proposti dai lettori, nemmeno i recentissimi Zingarelli 2022 e Devoto-Oli 2022. Dal punto di vista semantico, dunque, le espressioni sarebbero da considerare scorrette.
Ma spesso la lingua ha lo scopo principale di comunicare nel modo più efficace e rapido possibile e di permettere a chi riceve il messaggio di comprendere quanto detto. Ora, nessuno, tra quanti hanno posto questa specifica domanda, afferma che espressioni come ripristino del danno, ecc., siano incomprensibili: è chiaro, in base al contesto in cui queste sono utilizzate, che ci si riferisce al ripristino di una situazione precedente a quanto accaduto, un danno o un incidente, appunto. E la situazione precedente a cui si intende ritornare è naturalmente quella in cui il danno o l’incidente non si sono verificati. È possibile che le espressioni siano il risultato di una ellissi, un fenomeno linguistico in cui uno o più elementi sintattici previsti in una espressione possono essere omessi, senza che il senso generale venga meno, poiché gli elementi mancanti vengono integrati grazie a conoscenze esterne o pregresse. Entra in gioco dunque la capacità logico-deduttiva di chi riceve questo tipo di messaggio, che deve essere in grado di colmare le lacune presenti. Nel caso specifico, l’espressione iniziale ripristino della situazione precedente al danno/guasto/incidente potrebbe aver subito un processo di ellissi della sua parte centrale, dando come risultato la frase ripristino del danno/guasto/incidente. È evidente che quest’ultima, decisamente più breve, risponde a un principio di brevità comunicativa, fondamentale nella vita quotidiana e anche nel linguaggio giornalistico (entrambi casi in cui i lettori affermano di aver sentito la formula) che ha sempre giovato della brevità e che ne ha bisogno oggi ancora di più a causa del mezzo telematico che sfrutta, che richiede più che mai un linguaggio veloce e immediato. L’origine dell’espressione da una ellissi può essere confermata anche da alcune occorrenze riscontrabili in rete dell’ipotizzata formula integrale ripristino della situazione precedente al danno/guasto/incidente. Si riportano un paio di esempi:
Non dunque ciò che è stato effettivamente speso, ma ciò che si dovrebbe spendere per ripristinare la situazione precedente all'incidente. (Danni da incidente stradale: IVA dovuta anche senza fattura, aciroma.com)
Sulla parte pubblica incombe l’onere di divenire custode momentaneo dell’ammontare economico pagato dal danneggiante a titolo di risarcimento fin quando con lo stesso non predisponga gli strumenti atti ad effettuare ciò che nell’immediato non era possibile, ovvero il ripristino della situazione precedente al danno verificatosi. (Domenico Cannizzaro, Il risarcimento del danno ambientale, ambientediritto.it, 16/6/2016)
Un’altra ipotesi, che forse, più che spiegare l’origine dello slittamento semantico, ne motiva il successo, visto che tra i sinonimi di ripristinare i dizionari indicano restaurare, ristabilire, ricostruire e che restaurare e restauro significano anche ‘riparare’ e ‘riparazione’, è che ripristinare e ripristino abbiano preso il posto di restaurare/riparare il danno, restauro/riparazione del danno.
Certo, le formule che i nostri lettori hanno segnalato sono molto in uso. In base alle occorrenze che si riscontrano nel corpus di Google libri, esse sembrano nascere intorno alla metà del Novecento in testi giuridici e amministrativi (cui appartengono anche i due esempi precedenti), in cui è molto diffusa ancora attualmente, soprattutto nel contesto del diritto ambientale. Eccone alcuni esempi:
[…] mettendo a disposizione del denaro a bassissimo tasso per ripristinare il danno subito dalle aziende (Atti parlamentari: discussioni in sede legislativa, 1958, p. 363)
[…] debbano comunque garantire che le misure preventive e di ripristino del danno ambientale vengano adottate […]. (Rodolfo Sacco (a cura di), Digesto delle discipline privatistiche: sezione civile, vol. 10, Torino, Utet, 1987, p. 1170)
[…] se l’amministrazione pubblica provvede al risarcimento del danno ambientale nei confronti della collettività e cioè se provvede al ripristino del danno cagionato dagli amministratori o dipendenti […]. (Alberto Pierobon, Nuovo manuale di diritto e gestione dell’ambiente, Santarcangelo di Romagna, Maggioli editore, 2012, p. 1559)
I testi giuridici e amministrativi non sono gli unici in cui si trovano comunemente le nostre espressioni. Come accennato, infatti, è anche il giornalismo ad accoglierle senza alcuna remora, anche qui a partire dalla metà del Novecento. Numerosissime sono infatti le sue occorrenze negli archivi dei quotidiani nazionali come “la Repubblica” o “La Stampa”. Si riportano solo alcuni dei molti esempi raccolti:
Accertato il dolo, il proprietario, oltre a sottostare alle pene derivanti dagli articoli del Codice penale per distruzione di bene pubblico, sia obbligato a rimboschire il terreno o a ripristinare il guasto (Paolo Monelli, Fuoco nei boschi, “La Stampa”, 22/8/1965, p. 3)
Il tratto di autostrada è stato chiuso fino alle 10.25 e si sono registrati circa due chilometri di coda. Ora si transita su uno scambio di carreggiata per consentire le operazioni di ripristino dell'incidente per poter rendere nuovamente percorribile la carreggiata nord (Incidenti stradali: tir urta un mezzo di soccorso, due morti e tre feriti sull’A1, “la Repubblica”, 7/10/2014)
Nelle prossime ore, aggiunge l’assessore al Patrimonio, “prenderemo contatti con la commissione Stabili pericolanti del Comune affinché venga eseguito un sopralluogo propedeutico a individuare le cause del cedimento delle tre colonne nei locali seminterrati (di pertinenza della vicina banca al piano terra, evacuata come il supermercato, ndr) e a stabilire tempi e modalità di ripristino del danno”. (Luca Monaco, Via Sicilia, palazzo in bilico su tre pilastri, “la Repubblica”, 7/1/2021)
Per rispondere, in conclusione, alla domanda dei lettori, possiamo affermare che l’espressione ripristino del danno/guasto/incidente è oggi molto diffusa e sembra essere il risultato o di un procedimento linguistico, quello dell’ellissi, utilizzato spesso nella lingua parlata o di una sovrapposizione tra ripristinare e restaurare, verbi di significato simile. Come è noto, la frequenza nell’uso di una parola o di una locuzione ha una forte rilevanza linguistica: vista la grande diffusione dell’espressione, è dunque forse inutile censurarla, nonostante la sua imprecisione dal punto di vista propriamente semantico. In effetti, però, una comunicazione pubblica farebbe bene a non prestare il fianco a equivoci di sorta: perché non scrivere “riparazione del danno” e “ripristino della carreggiata” in seguito a incidente?
Elisa Altissimi
2 settembre 2022
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