Busta, sacchetto, borsa della spesa... o shopper?

Rispondiamo ai numerosi lettori che chiedono quale sia il termine corretto per indicare il contenitore, spesso di plastica, ma anche di stoffa, di carta ecc., dotato di due manici, con il quale si trasporta la spesa.

Risposta

Diciamo subito che tutti i termini elencati nel titolo, a cui aggiungiamo per completezza sporta, fanno parte del nostro repertorio lessicale e possono identificare, con minime differenti sfumature che poi vedremo, lo stesso oggetto. La scelta di un termine piuttosto che un altro può essere determinata da diversi fattori tra cui l’area geografica, l’età del parlante, la situazione comunicativa. C’è anche da dire che il referente, sebbene abbia sempre mantenuto la stessa funzione, nel corso del tempo ha invece cambiato foggia e materiale. Attraverso la consultazione di alcuni dizionari (GDLI, GRADIT, Sabatini-Coletti 2022, Devoto-Oli online, Zingarelli 2024, Vocabolario Treccani online), anche etimologici (DELI e l’Etimologico), abbiamo potuto confrontare le varie definizioni nell’accezione che ci interessa; riportiamo, aggiungendo alcune informazioni integrative da altri dizionari, quelle del GRADIT le cui sigle FO e AD vengono apposte rispettivamente per lessemi che appartengono al lessico fondamentale (ossia usato da tutti coloro che parlano italiano) e a quello di alta disponibilità (ossia quello non usato spesso ma comunque noto a ogni parlante):

borsa s.f. (FO) [ca. 1250; lat. tardo bursa(m), dal gr. búrsa ‘pelle, otre’ [già nel latino medievale aveva assunto parte dei significati correnti tra cui ‘sacco di cuoio’; cfr. DELI] sacca, spec. di pelle o stoffa, di varia forma e capacità in cui tenere denaro, documenti o altri oggetti da portare con sé: b. della spesa, da sera, da viaggio, da tabacco; b. a tracolla; b. di coccodrillo, di plastica, di paglia | o la b. o la vita, minaccia con cui i rapinatori intimavano la consegna della borsa del denaro; oggi scherz. [...] SINONIMI: bisaccia, busta, cartella, pochette, shopper, sporta

busta s.f. (AD) [1797; dal fr. ant. boiste ‘scatola’, 1150, mod. boîte, lat. *buxida [dal lat. buxis, -ĭdis ‘scatola di bosso’, poi lat. volgare *buxĭta(m) ‘scatoletta, capsula’; cfr. L’Etimologico] sacchetto, spec. di plastica, per la spesa [Esempi una busta di plastica; sistemare le buste nel portabagagli; cfr. Devoto-Oli online] SINONIMI: sacchetto, shopper

sacchetto s.m. 1 dim. -> sacco 2 (AD) [av. 1320 [1310, dim. di sacco, dal lat. saccu(m), dal gr. sákkos, cfr. aram. ant. šaqq e fenicio *šaqq ‘stoffa grossa, sacco’; cfr. DELI] piccolo sacco di materiale vario per contenere e trasportare oggetti: s. di carta, di plastica, di stoffa; s. per la spesa, per la biancheria | s. sottovuoto, involucro per alimenti, spec. in laminato plastico, composto da poliestere e polietilene o alluminio e usato per la conservazione e la vendita al dettaglio di alcuni generi alimentari | estens., ciò che vi è contenuto: comprare un s. di zucchero, di salatini SINONIMI: busta, cartoccio, involucro

shopper s.m.inv. (ES[otismo]) ingl. [1987 [1985; cfr. Devoto-Oli online]; ingl. shopper [...] pl. shoppers, der. di (to) shop ‘comperare’] sacchetto di carta o di plastica per la spesa, in cui di solito sono impressi marchi, messaggi pubblicitari e sim. [distribuito ai clienti di negozi o grandi magazzini per il trasporto di oggetti acquistati al minuto; cfr. Devoto-Oli online] SINONIMI: busta

sporta s.f. (CO[mune]) [av. 1303; lat. sporta(m), dal gr. spurída, acc. di spurís, attraverso l’etrusco [che indicava un paniere di paglia a due anse; cfr. l’Etimologico] [...] 2 (CO) borsa larga e robusta a due manici, confezionata con vimini, paglia, tela o plastica, usata spec. per fare la spesa | estens., quantità di roba contenuta in tale sacca: una s. di patate [Locuzioni FIG. un sacco e una sporta, quantità grandissima SINONIMI: borsa, sacca-sacco; cfr. Devoto-Oli online]

A fine definizione abbiamo inserito anche i vari sinonimi che il GRADIT e il Devoto-Oli online registrano per l’accezione che ci interessa: come notiamo attraverso il grassetto, le parole possono essere tra loro sinonimiche ma, come tutti i sinonimi, non hanno un significato completamente identico. Per quanto riguarda la frequenza d’uso in associazione alla spesa, abbiamo rilevato che “borsa della spesa” è la stringa con più occorrenze (819.000 r. nelle pagine in italiano di Google, 1.033 r. nella “Repubblica”, 1.421 r. nell’archivio del “Corriere della Sera”; tutte le ricerche sono aggiornate al 28/11/2023 e comprendono le forme singolari e plurali), seguita da “sacchetto della spesa” (296.000 r. in Google, 442 r. nella “Repubblica”, 265 r. nell’archivio del “Corriere”); meno frequente rispetto a quest’ultima in Google, ma non nei quotidiani, è la dicitura “busta della spesa” (114.000 r. in Google, 889 r. nella “Repubblica”, 301 r. nell’archivio del “Corriere”), mentre risulta decisamente meno usuale “sporta della spesa” (11.920 r. in Google, 135 r. nella “Repubblica”, 134 r. nell’archivio del “Corriere”). Più complessa è la ricerca per shopper visto che la parola è usata frequentemente nel composto personal shopper con cui si indica la figura professionale che offre consulenza e assistenza negli acquisti. Comunque “shopper della spesa” conta in Google 1.480 risultati mentre “shopper per la spesa” 19.900; sulla “Repubblica” la somma di entrambe le stringhe restituisce 9 risultati, mentre nell’archivio del “Corriere della Sera” solo 2 occorrenze.

Borsa

Per interpretare i dati bisogna capire quali siano i referenti che i parlanti associano alle parole in questione: per questo scopo ci siamo serviti non solo della lettura dei contesti in cui compaiono i termini, ma anche dell’associazione di immagini (soprattutto foto) nel social X (exTwitter).

In relazione alla spesa, borsa indica più frequentemente un contenitore non usa e getta: la maggior parte delle occorrenze in X/Twitter e nei quotidiani rivela che la borsa della spesa è di solito di stoffa, di tela pesante, di plastica resistente, spesso destinata al riutilizzo. Quest’accezione è senz’altro influenzata dal significato prevalente con cui viene usato attualmente il grecismo borsa e cioè quello di accessorio, prima anche (e forse soprattutto) maschile ma poi prevalentemente di uso femminile, atto a trasportare effetti personali, documenti, denaro ecc. (per gli uomini si tende a usare il diminutivo maschile borsello; aggiungiamo che esistono anche la borsa da lavoro, ossia quel contenitore usato da medici, idraulici e altri artigiani per trasportare gli attrezzi del mestiere, la borsa da viaggio, la borsa da ginnastica o da palestra, ecc.). Ma, controllando la localizzazione degli utenti in X, abbiamo notato che, soprattutto al Nord, borsa indica comunemente il sacchetto usa e getta di carta o più frequentemente di plastica, anche nella versione biodegradabile, che viene fornito dai supermercati al momento del pagamento:

Borsa della spesa superecologicabiodegradabileaccarezzolambiente. Riempita a metà di oggetti mediamente leggeri. 10 metri fuori dal supermercato si sfonda. Tutta spesa sparsa a terra tipo scena del crimine CSI. [...] (post di @LucaCiriello [utente di Torino] del 22/2/2023)

Vecchio che ti spolmoni a suon di soffiare per aprire una borsa della spesa BIODEGRADABILE.ti stimo (post di @jacopobenvenuto del 1/3/2012)

Un’altra accezione con cui borsa della spesa si sta diffondendo, non solo in X ma anche nei quotidiani, è quella di ‘insieme di beni di consumo e di servizi considerati di prima necessità, in base al quale viene determinato l’indice del costo della vita e vengono valutati gli scatti di contingenza’, concetto che di solito è associato al termine paniere (GRADIT).

Bla bla bla bla bla bla bla bla. Continuano i viaggetti di piacere senza concludere nulla...intanto la benzina aumenta, la borsa della spesa aumenta, bollette aumentano...[...] (post di @_Cesidio dell’8/9/2023)

Per i cittadini e i politici è una questione di pancia. Le famiglie e i lavoratori la recessione la “sentono” nelle buste paga, nelle borse della spesa [...] (Arriva la recessione, “la Repubblica”, sez. Prima, 29/8/2022, p. 1)

A questo proposito il sito della società del Sistema camerale italiano “per la regolazione, lo sviluppo e la trasparenza del mercato e per la diffusione dei prezzi e dell’informazione economica”, settimanalmente pubblica la “Borsa della spesa”, in cui si forniscono “consigli consapevoli per l’acquisto di frutta e verdura” attraverso la collaborazione tra UnionCamere, ItalMercati e Borsa Merci Telematica Italiana (BMTI).

La diffusione di borsa in relazione alla spesa e l’identificazione di un referente piuttosto che un altro (usa e getta o meno, ad esempio) sembrerebbero avere, come abbiamo accennato, anche motivazioni legate alla provenienza geografica. Solo per citare un esempio, nell’archivio del “Corriere della Sera”, delle 10 occorrenze di “borsa/e della spesa” e delle 2 di “borsa/e di plastica” (in relazione sempre alla spesa), 7 appartengono ad articoli usciti in edizioni locali, e tutte e 7 del nord Italia: 2 a Milano, 3 a Bergamo, 1 a Brescia e 1 a Torino:

Ad esempio, un mini racconto è costruito sulla storia commovente di una coppia di anziani, miei vicini di casa: lasciavo loro la borsa della spesa fuori la porta. (Rosanna Scardi, Pensieri acidi e mini storie nel «non libro» di Iacchetti, “Corriere della Sera”, ediz. Bergamo, sez. Cultura & Tempo libero, 7/10/2022, p. 9)

Citiamo due post pubblicati su X che rivelano la distribuzione geografica di borsa e busta in relazione alla spesa (prendiamo categoricamente le distanze dal contenuto del primo post):

[...] Non riesco a capire perché gli aberranti terry vogliono cambiare la lingua italiana, una borsa della spesa, seppur di plastica, è sempre una borsa, NON UNA BUSTA, la busta è per le lettere #BastaSud (post @dick_handley del 18/5/2023)

Qui in Campania per “borsa della spesa” intendiamo quelle doppie grandi, di canapa, grandi e plastificate, molto resistenti, che i supermercati ti fanno pagare 1€, oppure quelle di stoffa. Tutte le altre le chiamiamo “buste dalla spesa” (post di @Jack73371033 del 19/5/2023)

Busta

L’altro termine con cui si indica il contenitore con i manici per trasportare la spesa è busta, francesismo penetrato nel Cinquecento attraverso i mercanti veneziani con il significato generico di ‘involucro’, ‘astuccio’, ‘custodia’, di solito per le lettere (cfr. DELI e Migliorini 1960, consultato nell’edizione 2019 [Firenze/Milano, Giunti/Bompiani], p. 523), e poi diffusosi nel primo Ottocento (oggi in francese boîte, pur mantenendo il significato di ‘contenitore’, ha finito per indicare ‘scatola’, cfr. la risposta su Box):

All’apparizione di un nuovo oggetto, talvolta il nome tarda a fissarsi: quando anziché piegare i fogli delle lettere si cominciano a usare le buste, per un pezzo il nome oscilla: si ha il francese enveloppe, o l’adattamento inviluppo, o sopraccarta, finché busta prevale. (Migliorini 1960, ed. 2019, p. 801)

Il primo significato, dunque, è quello di involucro di carta per le lettere, ma nel corso del Novecento il termine ha individuato anche il contenitore con i manici per trasportare la spesa. Il francesismo si riferisce tanto all’oggetto di plastica usa e getta fornito al supermercato (ma anche a quello, senza manici, destinato al raccoglimento della spazzatura, ad esempio), quanto al contenitore più resistente, di altre fogge e materiali, usato con la stessa funzione. Il termine, in relazione alla spesa, è comunque più diffuso al Centro, tanto che nel “Corriere della Sera”, delle 35 occorrenze di “busta/e della spesa” e “busta/e di plastica”, 20 appartengono a edizioni locali, di cui 13 a quella di Roma, 4 a quella di Milano, 2 a quella di Torino e 1 a quella di Bergamo. Abbiamo inoltre rilevato che la stringa “busta di plastica” al Nord identifica maggiormente un sacchetto di ridotte dimensioni senza manici, mentre nel Centro-Sud il referente di cui abbiamo finora parlato:

Raccogliere una foglia di rucola, lavarla e metterla in bocca: un gusto tutto diverso da quella prelavata ed estratta da una busta di plastica. (Chiara Sandrucci, A piedi nudi sul prato Borgo Rossini «adotta» 300 mq di oro urbano, ediz. Torino, sez. Cronaca di Torino, 15/7/2022, p. 7)

Un bel giardino con un arredo urbano decoroso e tanti tipi di piante e alberature. Purtroppo lunedì mattina ci sono passata: bottiglie, cartoni, buste di plastica, «cocce» di cocomero, cartacce, rifiuti vari. (Giuliana Luisa, Festicciola in Piazza Vittorio, Rifiuti abbandonati nel parco, ediz. Roma, sez. Lettere, 21/6/2022, p. 7)

Google Trends, il servizio sviluppato da Google che analizza le ricerche degli utenti nel motore di ricerca Google ci fornisce il dato che “borsa” e “busta” in associazione a “spesa” sono ricercate entrambe in Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, “borsa” anche in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Sicilia, mentre “busta” in Puglia.

Il server del corpus ItTenTen20 (disponibile su sketchengine.eu, contenente oltre 14 miliardi di occorrenze, da testi disponibili in rete), permette di confrontare le parole borsa e busta in associazione a preposizioni e parole, fornendo ulteriori dati per le nostre ricerche. Proponiamo di seguito le tabelle relative alle occorrenze delle stringhe “borsa/busta della”, “per” e “del” (le ricerche per borsa sono in verde, quelle per busta sono in rosso; si noti che borsa seleziona anche le occorrenze in cui indica genericamente ‘il mercato dei titoli azionari’ e significati traslati: in questo caso l’etimologia è ricondotta alla famiglia belga Van der Beursen, cfr. Devoto-Oli online):

Lasciando da parte la distribuzione geografica dei termini, i quali possono essere utilizzati entrambi su tutto il territorio italiano indipendentemente dall’origine del parlante, notiamo che, in relazione alla spesa, il dato elaborato dal server conferma quello di Google: borsa della (e per la) spesa ha più occorrenze di busta della (e per la) spesa (in cui spesa è comunque il termine più frequente con le preposizioni di e per). Anche la preposizione per seleziona spesa soprattutto con borsa, mentre se si parla di alimenti confezionati (o anche per esempio, sottovuoto, cfr. Devoto-Oli online), busta prevale su borsa. Rilevante è il dato con la preposizione articolata del, in cui supermercato si associa maggiormente a busta piuttosto che a borsa (100 vs 21 occorrenze): il dato non è così ovvio visto che una nota catena di supermercati, distribuita su tutto il territorio nazionale, propone alle casse automatiche la selezione del numero di borse che sono state utilizzate, riferendosi al contenitore di plastica biodegradabile a due manici.

Sacchetto

L’altro termine concorrente per indicare il contenitore della spesa è sacchetto; compare infatti tra le associazioni (attraverso le congiunzioni e/o) più frequenti con borsa e busta all’interno del corpus ItTeTen20 (cioè in 309 casi sacchetto è assieme a borsa e in 386 a busta). Bisogna però considerare anche che l’alta frequenza dell’associazione di borsa e sacchetto può essere dovuta all’esistenza della polirematica borsa a sacchetto, che indica un accessorio di moda dalla foggia simile a un piccolo sacco, spesso senza manici. Dallo spoglio delle occorrenze nei post di X e negli articoli dei quotidiani possiamo dedurre che sacchetto indica, indipendentemente dall’area geografica del parlante, un contenitore senza manici (sacchetto delle patatine, delle caramelle ecc.), spesso di carta, come ad esempio quello usato al mercato per la frutta e la verdura; abbiamo rilevato tuttavia che al Nord indica con frequenza anche il contenitore con i manici per trasportare la spesa, nella versione usa e getta (biodegradabile, di plastica, di carta), mentre al Centro-Sud a sacchetto viene preferito il termine busta. Infatti, delle 38 occorrenze di “sacchetto/i della spesa” e “sacchetto/i di plastica” nell’archivio del “Corriere della Sera”, 15 sono di edizioni locali, di cui 7 di Brescia, 4 di Torino, 2 di Bergamo e 2 di Roma. C’è comunque una certa confusione nell’individuazione del referente, indipendentemente dalla caratterizzazione geografica: si legga infatti questo articolo di ansa.it che parla di sacchetti biodegradabili e di plastica (tutti, compresi quelli con i manici) associando però la foto di un contenitore senza manici usato nel reparto “frutta e verdura”.

Attraverso Google Trends, vediamo che la maggior parte delle ricerche per “sacchetto” in associazione a “spesa” coinvolge le regioni settentrionali (Liguria esclusa), a cui si aggiungono, anche stavolta, come nel caso di borsa e busta, quelle tirreniche, Toscana, Lazio e Campania:

Anche in questo caso, il dato non è categorico poiché tutti i termini, compreso sacchetto, possono indicare l’oggetto in questione in tutto il territorio nazionale. La scelta di una parola piuttosto che un’altra, oltre che a essere influenzata dalla situazione comunicativa, dipende anche da fattori eterogenei come il lessico familiare, l’influenza di alcuni modelli mediatici, l’utilizzo di un termine attraverso le catene dei supermercati che hanno una sede legale centrale e tante succursali per tutta Italia, ecc. Leggiamo infatti in un post di X, scritto da una utente di Palermo:

I miei hanno comprato un pacco di patatine e a casa si sono accorti che era un po’ aperto. O era già aperto o si è rotto nel carrello o nel sacchetto della spesa. Be’, se domani non avete mie notizie sarò morta per patatine avvelenate. (post di @valeh89 del 26/3/2019)

Nella normativa italiana

Nei testi normativi italiani la parola che viene maggiormente usata per indicare il contenitore per la spesa è sacchetto. Ad esempio nel Decreto 3 gennaio 1989, n. 1 (Modalità di applicazione dell’imposta di fabbricazione e della corrispondente sovraimposta di confine sui sacchetti di plastica, “Gazzetta Ufficiale” n. 5 del 7/1/1989, pp. 11-12) leggiamo:

Visto l’art. 1, ottavo comma, del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito, con modificazioni, nella legge 9 novembre 1988, n. 475, recante disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti industriali, e con il quale è stata istituita una imposta di fabbricazione ed una corrispondente sovraimposta di confine sui sacchetti di plastica non biodegradabili, utilizzati come involucri che il venditore al dettaglio fornisce al consumatore per l’asporto delle merci. [...] Art. 1 [...] Agli effetti dell’imposizione fiscale di cui ai precedenti commi, sono considerati sacchetti di plastica non biodegradabili quelli che risultano biodegradabili per una quota inferiore al 90 per cento, secondo le modalità definite all’art. 9-sexies, comma 1, della citata legge 9 novembre 1988, n. 475.

In altri due testi normativi, rispettivamente del 2010 e del 2020 troviamo sacchetti compostabili (Decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/89/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19/11/2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive, “Gazzetta Ufficiale” n. 288, 10/12/2010, Supplemento Ordinario n. 269; Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116, Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, “Gazzetta Ufficiale” n. 226 del 11/9/2020), e, recentemente, in relazione allo smaltimento e riduzione della plastica “sacchetti di plastica di materiale leggero” (Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 196, Attuazione della direttiva (UE) 2019/904, del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, “Gazzetta Ufficiale” n. 285, 30/11/2021, “Supplemento Ordinario”).

Meno frequente, ma comunque presente, è busta, con cui si indica sia il contenitore di carta per le lettere, sia quello con i manici per la spesa, di solito assieme a sacchetto:

Art. 1 [...] una speciale sezione per la verifica delle condizioni necessarie al raggiungimento dell’obiettivo della biodegradabilità delle materie per la produzione di sacchetti e buste nonché imballaggi, contenitori o confezioni di qualsiasi tipo per l’asporto di merci. [...] Art. 9-novies (Definizioni) [...] b) per sacchetti o buste si intendono gli involucri preconfezionati di qualsiasi materiale che il venditore al dettaglio fornisce al consumatore per l’asporto delle merci. (Legge 9 novembre 1988, n. 475, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, recante disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti industriali, “Gazzetta Ufficiale” n. 264 del 10/11/1988)

Infine nelle Norme in materia ambientale del 2006 troviamo anche borsa (oltre al prevalente sacchetto e a bustina, con cui si indica un oggetto simile al sacchetto senza manici ma di dimensioni molto ridotte, usato per le confezioni monodose come tè, caffè, detersivi ecc.):

Art. 182-ter [...] comma 2 Al fine di incrementare il riciclaggio, entro il 31 dicembre 2021, i rifiuti organici sono differenziati e riciclati alla fonte, anche mediante attività di compostaggio sul luogo di produzione, oppure raccolti in modo differenziato, con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002, senza miscelarli con altri tipi di rifiuti. [...] ALLEGATO E Articoli consideri imballaggio [...] Bustine da tè [...] Capsule per sistemi erogatori di caffè, sacchetti di alluminio per caffè e bustine di carta per caffè filtro che si gettano insieme al caffè usato [...] Bustine solubili per detersivi [...] Sacchetti o borse di carta o di plastica [...] Sacchetti per panini (Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale, “Gazzetta Ufficiale” n. 88 del 14/4/2006, “Supplemento Ordinario” n. 96)

Sporta e shopper

Aggiungiamo una piccola postilla sui due concorrenti meno frequenti delle voci fin qui esaminate: sporta e shopper. Il primo, un grecismo penetrato in latino attraverso l’etrusco, testimoniato fin dall’italiano antico e che in origine indicava un “cesto di vimini usato un tempo per trasportare prodotti agricoli o generi alimentari” (GRADIT), è ormai raramente impiegato nell’uso comune, tanto che è pressoché assente nei post di X (ha invece 31 occorrenze in 25 opere al singolare e 14 occorrenze in 11 opere al plurale nel corpus letterario PTLLIN, con presenze anche in testi posteriori al 2000; si tratta però di occorrenze numericamente molto inferiori a quelle di busta, borsa e sacchetto). Le associazioni di parole (specialmente sinonimiche) rilevate attraverso il corpus ItTenTen20 sono indicative: dei tre termini finora trattati sporta è in associazione solo a sacchetto, oltre che a paniere, canestro, cestino e cesto, con cui condivide senz’altro il materiale (vimini, paglia ma anche cotone e stoffa). Il termine identifica un contenitore riutilizzabile, di materiali quali paglia, rafia, corda ma anche pelle ridotta a strisce, usato nel passato, poi soppiantato dalla busta di plastica e oggi tornato parzialmente in auge grazie alla valorizzazione del riutilizzo consapevole.

La parola shopper, nella nostra accezione, è uno pseudoanglismo visto che shopper in inglese ha altri referenti: il cliente che compra, la figura professionale che aiuta negli acquisti, il dépliant o volantino gratuito che fornisce consigli d’acquisto e/o notizie locali (cfr. shopper in Merriam-Webster). Il termine è entrato recentemente nel lessico italiano indicando, nella maggior parte dei casi, il contenitore di tela o stoffa con i manici, spesso brandizzato, ossia dotato di un logo o un’immagine legata a uno specifico marchio (in inglese brand), oppure il contenitore abbastanza resistente di carta o cartone pesante, con i manici in corda. Licia Corbolante, in un post sul suo blog (Shopper a Milano e a Roma (e altri anglicismi), terminologiaetc.it del 5/12/2016), parla di differenza di significato della parola shopper in relazione all’area geografica e soprattutto al genere grammaticale: i dizionari lemmatizzino shopper come sostantivo maschile, ma risulta più frequente, con il significato di ‘borsa [di solito usata] per la spesa’, al femminile (68.400 r. per “lo/uno/gli shopper” nelle pagine in italiano di Google, 1.070.800 per “la/una/le shopper”). Le nostre ricerche mostrano che shopper al maschile identifica nella maggior parte dei casi l’acquirente oppure la figura professionale che, similmente al personal shopper, aiuta negli acquisti; a livello diatopico, a Roma la shopper identificherebbe sia la borsa di tela usata per contenere la spesa ma anche libri, dépliant ecc. (ad esempio fornita durante i convegni), sia la busta della spesa; a Milano invece la shopper, oltre a riferirsi alla borsa di tela, solitamente, quale “abbreviazione impropria di shopper bag” (cfr. il post di Licia Corbolante), indicherebbe la borsa da donna in pelle o altri materiali dalla forma squadrata e con due manici. Questo pseudoanglismo è impiegato soprattutto dalle nuove generazioni ma non sembra influire troppo sulla diffusione dei termini italiani borsa, busta e sacchetto, vista la loro attuale vitalità.

Conclusioni

Concludendo, abbiamo rilevato come le parole borsa, busta e sacchetto fanno parte del lessico italiano e vengono usate su tutto il territorio nazionale con alcune differenze geografiche, ancora difficili da definire esaurientemente. Queste parole possono avere sfumature di significato che si aggiungono a quello fondamentale di ‘contenitore usa e getta, con i manici, usato per trasportare la spesa’: borsa spesso si riferisce a un oggetto destinato al riutilizzo, fatto di materiali resistenti come stoffa, plastica durevole, nylon ecc., sacchetto al contenitore senza manici, di solito di carta; busta, oltre al primo significato di ‘contenitore di carta per le lettere’ ha anche quello di ‘sacco per la spazzatura’.


Miriam Di Carlo

14 giugno 2024


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