Monica Dei e Paola Ladu dalla Sardegna, Gianfranco Leonardi da Bari, Serenella Breccia da Ancona sono fra i tanti ad averci segnalato l'uso di tennico in luogo di tecnico, frequente sia come aggettivo ("governo tennico") sia come sostantivo ("il tennico della lavatrice") a tutti i livelli di parlato.
Consulenza tècnica... O tènnica?
La forma tennico per tecnico con assimilazione del nesso /kn/ in /nn/, tipica del parlato di alcune regioni, non è attestata dai dizionari correnti, neanche in quelli che programmaticamente si propongono la registrazione dell'uso, come il GRADIT. Lo riportano soltanto il DOP, come variante antiquata nell'uso scritto o tipica del parlato popolare, e il GDLI, testimone dell'intera tradizione letteraria della nostra lingua, il quale sotto il lemma tecnico ha tennico come variante disusata, peraltro non supportata da alcuna citazione; né al lemma tecnica, né agli altri connessi, troviamo registrata analoga variante.
La voce (la prima della numerosa famiglia lessicale che oggi conosciamo) è di introduzione relativamente tarda nella nostra lingua: non la troviamo ancora nella IV edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1729-1738), ma compare solo nel Supplimento a' vocabolarj italiani di Giovanni Gherardini (1852-1857), come voce di origine greca introdotta in ambiente scientifico per probabile influsso del francese technique (1721); come prime testimonianze sono riportati brani di Francesco Algarotti (1712-1764) e Giovanni Targioni Tozzetti (1712-1783). Nella lessicografia successiva viene registrata inalterata, con il nesso /kn/, non previsto dalla lingua di tradizione ininterrotta, a testimonianza dell'ambito colto in cui il termine si colloca, analogamente ad altre forme con nessi consonantici "improbabili" (abnegazione, atmosfera, obsoleto e simili): ancora nella sesta edizione del Vocabolario italiano della lingua parlata dei toscani Pietro Fanfani e Giuseppe Rigutini (1891) troviamo tecnico a dispetto di quel "parlata" che compare nel titolo.
Nello stesso anno usciva il IV volume del Novo dizionario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze di Giovan Battista Giorgini e Emilio Broglio, "ordinato dal Ministero della pubblica istruzione" allo scopo di diffondere la lingua unitaria nella penisola appena unificata: in questo dizionario troviamo a lemma "tecnico e tennico" (cui si aggiungono "tecnicamente e tennicamente").
La scelta, toscanista e a favore dell'uso parlato, adottata nell'opera ha valore di norma, tanto è vero che la nuova edizione del citato Vocabolario italiano della lingua parlata "novamente compilato da Giuseppe Rigutini e accresciuto di molte voci, maniere e significati", uscita nel 1903, ha tecnico e tennico, tecnologia e tennologia, tecnologico e tennologico.
Oltre all'adeguamento alla scelta di registrare anche la variante con assimilazione, in quest'opera si nota il progressivo incremento delle voci derivate o comunque connesse, benché ancora non compaia il sostantivo tecnica, per quanto fosse già in uso da qualche anno visto che DEI lo data 1895.
A differenza di tecnico che, come sostantivo, assume presto il valore molto concreto di 'persona che si occupa materialmente di questioni tecniche' (già dal 1860 secondo DEI) e finisce per approdare anche ai registri più bassi del repertorio, i termini ad esso etimologicamente connessi, la cui serie si amplificherà nel corso del XX secolo con l'introduzione del prefisso tecno- , sono sempre collocabili a un livello di lingua piuttosto alto. Ciò inizia a provocare una sorta di dissimmetria nella registrazioni lessicografiche: ne troviamo un esempio nel Novo dizionario universale della lingua italiana di Policarpo Petrocchi pubblicato nel 1892, il quale, pur accogliendo il doppio lemma tecnico o tennico, registra poi soltanto tecnicamente, tecnicismo, tecnologia e tecnologico.
Reazioni contrarie all'accoglimento in lingua di tennico (e di altre forme con analoga semplificazione di nessi) appaiono ben presto: come ricorda Teresa Poggi Salani in La Toscana (L'italiano nelle regioni, a cura di Francesco Bruni, UTET, 1992, vol. 1, p. 443), il "teramano Fedele Romani " nei suoi Toscanismi (1907) annovera annegazione, tennico e ammosfera fra i termini tipici soprattutto del parlato di Toscana e conclude che "farebbero bene i maestri a insegnare a sfuggirlo [quest'uso] anche nella pronunzia, perché riesce molto sgradevole, specialmente nello stile alto" (p. 23).
Nonostante permangano tentativi, anche tardi, di estendere la forma assimilata anche alle voci connesse - così troviamo, oltre a tecnico e tennico, tecnologia e tennologia, tecnologico e tennologico nel Vocabolario della lingua italiana dell'accademico della Crusca Guglielmo Volpi (Firenze, 1940-1941) -, la scelta dei lessicografi va ormai in direzione della cancellazione della variante assimilata dell'aggettivo-sostantivo. Essa non compare già dalla prima edizione dello ZINGARELLI (Milano, Bietti e Reggiani 1917), mentre Giulio Cappuccini nel suo Vocabolario della lingua italiana (Torino, 1916 e 1935) relega la variante in coda alla trattazione del lemma tecnico con la seguente annotazione "Com. nella pronunzia popol., ma raro nello scritto Tènnico". Annotazione che Bruno Migliorini lascia invariata nell'edizione da lui curata e integrata del 1945.
Come abbiamo visto l'uso veniva e viene tuttora attribuito al parlato di Toscana; così per esempio si legge nella Grammatica della lingua italiana di Marcello Sensini e Federico Roncoroni, edita nel 1997: "L'italiano regionale toscano è caratterizzato dalla pronuncia aspirata [...] e dall'assimilazione dei gruppi consonantici tm e cn in mm e nn (l'arimmetica = l'aritmetica; il tennico = il tecnico)" (p. 652).
Certamente il tentativo di "sdoganamento in lingua" è attribuibile all'uso che se ne faceva in questa regione (e se ne fa tuttora, almeno stando ai parlanti fiorentini intervistati per il Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo: "Ora sono idraulici. E tènnici. Gli ultimi siamo tennici. Son tutti tennici. Vien i' tennico - un dican più i' trombaio - vien i' tennico"), ma in realtà la sua diffusione è molto più ampia ancora oggi. In prospettiva sociolinguistica la variante è stata attribuita alla varietà di lingua che abitualmente viene definita "italiano popolare" : in Le varietà dell'italiano: manuale di sociolinguistica italiana (1998) di Lorenzo Còveri, Antonella Benucci e Pierangela Diadori, laddove (p. 97) si elencano le caratteristiche dell'italiano popolare, alla voce "semplificazione di nessi consonantici" l'esempio citato è proprio tennico per tecnico.
È anche significativo che Paola Della Porta nel suo Manuale di dizione. Ad uso di attori, doppiatori, presentatori e giornalisti (2001) annoveri le pronunce cattus per cactus, rattus per raptus, pissicologia per psicologia e tennico per tecnico tra le peculiarità che si possono osservare, "al di là delle caratteristiche proprie dei parlanti di ogni regione", "anche in chi parla un corretto italiano" (p. 26).
La diffusione oltre i confini della Toscana è testimoniata sicuramente per il nord della penisola: lo usa a fini espressivi il bolognese Stefano Benni in Bar sport 1997 dove "il tennico" è uno dei personaggi tipici, con "lo sparaballe" e "il professore", che popolano il mitico bar (e non solo quello); lo usa Carlo Grande in I cattivi elementi: storie di acqua, di aria, di fuoco e di terra (2000) per rendere il dialetto della "vecia Erminia"; lo usa anche Silvio Berlusconi proprio nel sintagma "governo tennico" segnalatoci dai nostri utenti, come rilevato da Augusta Forconi in Parola di cavaliere: il linguaggio di Berlusconi dal tempo del potere al tempo dell'opposizione (1997). Non è invece probabile in area meridionale come ci faceva notare anche il nostro lettore di Bari, dove l'evoluzione consueta di un nesso consonantico aberrante non è tanto l'assimilazione quanto piuttosto l'inserimento di un suono vocalico d'appoggio (epentesi vocalica o anaptissi) con allungamento della consonante precedente: tecchinico, abbenegazione, arittimetica.
Sembrerebbe quindi che, almeno nel parlato e in area centro-settentrionale, la variante tennico possa far capolino anche nell'uso di parlanti colti e in varietà più "alte" rispetto all'italiano popolare.
Certamente, almeno da parte dei parlanti più giovani, c'è la consapevolezza che si tratta di un uso "sbagliato", impiegabile eventualmente anche nello scritto, ma sempre con intenti chiaramente ironici, sottolineati a volte da virgolette, ma più spesso dalla grafia "mista" teNNico: se provate a cercare in rete la risposta a un «problema "tennico"» vi si offre l'opportunità di frequentare per via telematica un «corso teNNico», avere un «help "tennico"» o anche un «supporto teNNico, mica cotiche!»
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
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8 luglio 2011
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