Dal trattino alla videochat

Nel periodo peggiore della pandemia, caratterizzato dalla didattica a distanza, ci sono arrivate molte domande sulla grafia di videolezione (o anche audiolezione): si scrive come un’unica parola o richiede il trattino (video-lezione)?

Risposta

Un vecchio problema della lingua italiana, quello dell’uso del trattino nelle parole composte (su cui la Crusca si è espressa in questa rubrica nel novembre del 2009), che non ha regole certe, ma mostra un’evoluzione verso la grafia unita senza trattino quando la parola è entrata pienamente nell’uso, riguarda molte parole recenti, diffuse nell’ultimo anno in seguito ai vistosi cambiamenti lessicali che la pandemia ha portato nella nostra lingua. Sono soprattutto i prefissoidi tele- e video- ad essere responsabili di una grande diffusione di parole composte, nuove o già documentate nell’italiano da più o meno tempo, che denominano modalità di trasmissione e comunicazione a distanza (tele- nel significato, appunto, di ‘a distanza’).

Fermiamoci su video-, che ha suscitato in particolare le richieste di parecchi lettori in relazione alla parola, diventata necessaria nella vita di quasi tutte le famiglie, videolezione. Il consiglio che il Presidente onorario dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini dava già quasi due anni fa (14 aprile 2020) nella fortunatissima trasmissione televisiva Pronto soccorso linguistico è di scriverla senz’altro unita, proprio in virtù di quel principio di radicamento nell’uso che accennavo poco sopra. Il composto video-lezione/videolezione, ancora non molto presente nei dizionari (lo riportano, entrambi nella grafia univerbata videolezione il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI) e il Nuovo Treccani) nasce negli anni Novanta del secolo scorso, è dunque una parola recente, che ha conosciuto nell’ultimo anno una straordinaria diffusione. Lo vediamo dai quotidiani, che ne riportano molte attestazioni a partire dal 2020, pochissime prima.

Maggiore documentazione troviamo per altre parole composte con video- di recentissima diffusione, che si prestano a qualche considerazione ulteriore rispetto al dubbio sulla loro grafia: videoconferenza (a cui possiamo avvicinare audioconferenza), videochiamata, videochat, videoincontro.

Videoconferenza ‘dibattito o incontro di affari fra persone dislocate in sedi diverse, realizzato mediante videotelefono o computer opportunamente attrezzato’, oggi usato soprattutto in ambito culturale e nel linguaggio formale e burocratico, ben presente sui dizionari che per lo più lo pongono a lemma nella forma univerbata, con l’eccezione di alcuni che preferiscono la forma con trattino, viene documentato nei giornali dagli anni Settanta: la prima attestazione sul “Corriere della Sera” è del 1975, e anche altri esempi di pochi anni successivi ci mostrano come già allora si usassero, anche se certo da parte di pochi, sistemi di comunicazione e trasmissione a distanza. Delle attestazioni sui quotidiani, la maggior parte sono con grafia unita, solo poche, e più in passato che oggi, sono della grafia video-conferenza. Minore diffusione ha audioconferenza, documentato dagli anni Ottanta.

In grande espansione, come vediamo nella nostra difficile quotidianità, videochiamata, parola nata nei primi anni Duemila, e ancora poco presente sui dizionari. In questo periodo in cui ne facciamo grande uso, la videochiamata, più raramente detta videotelefonata, è in molti ambienti lavorativi, soprattutto aziendali, denominata con l’anglicismo conference call, spesso, nell’uso corrente, abbreviato in call (p.es. “lanciare, convocare una c.”), o anche in conference, in alternanza con il composto videocall. Call viene usato anche per una videochiamata a due, mentre la polirematica conference call è forse più usata per comunicazioni fra tre o più persone. Più formali e ufficiali, ma poco usati nel linguaggio aziendale, collegamento audio-video e collegamento da remoto. Più informale, ma in espansione anche nell’ambito della tecnologia specifica, l’alternativa videochat ‘conversazione tramite videocellulare o webcam’, che riporta chat, usato a lungo in italiano soprattutto per messaggi scritti, all’originale inglese to chat ‘chiacchierare’: oggi videochat, anche semplificato in chat, appare dunque spesso equivalente a videochiamata. Decisamente meno diffuso, infine, videoincontro.

Ma ci siamo allontanati troppo dal quesito grafico iniziale, sconfinando in un mondo di parole la cui puntuale documentazione nel tempo e ai nostri giorni richiederebbe ulteriori ricerche: e intanto un punto fermo è che in questi nuovi composti il trattino non si usa.

Ilaria Bonomi

21 marzo 2022


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