Il pacco da giù: una leggenda o una realtà linguistica?

Un lettore ci chiede delucidazioni riguardo al significato e all’uso della locuzione pacco da giù.

Risposta

Da diversi anni si sente parlare del cosiddetto pacco da giù, indicante, almeno originariamente, la ‘scatola inviata dai parenti del Meridione a studenti o lavoratori trasferitisi al Nord, colma di prodotti tipici del territorio natìo’. L’invio di prodotti del proprio territorio (materie prime, conserve, ma anche salumi, formaggi e beni diffusi ormai ovunque ma considerati in maniera “affettiva” irreperibili lontano da casa e indispensabili per la sopravvivenza) è una pratica che da una parte tiene legati al paese d’origine coloro che se ne sono allontanati, dall’altra è diventata argomento di moda: il pacco da giù è ormai un prodotto di marketing, venduto sul web non solo da esercenti del Sud, ma anche del Nord.

La locuzione pacco da giù non è registrata in nessun dizionario dell’uso contemporaneo e conta nelle pagine in italiano di Google 17.900 risultati al singolare (cui aggiungiamo 5.480 r. al plurale; ricerche aggiornate al 10/3/2025). Se ne riscontra anche la presenza nei quotidiani: nell’archivio della “Repubblica” abbiamo 17 occorrenze (tra singolare e plurale), nell’archivio del “Corriere della Sera” ne rileviamo 7; in entrambi i giornali le prime attestazioni, con enfasi grafica (le virgolette, in questo caso) ricorrono nel 2018, nonostante la locuzione abbia un’origine anteriore di qualche anno, come vedremo.

A livello morfosintattico pacco da giù potrebbe essere inclusa nella categoria delle cosiddette “polirematiche” o “unità lessicali superiori” ossia “combinazioni formate da più parole, tra loro separate nella grafia, ma che semanticamente costituiscono un unico lessema” cioè indicano un unico referente, come ferro da stiro, borsa di studio ecc. (cfr. Paolo D’Achille, L’italiano contemporaneo, 4a ed., Bologna, il Mulino, 2019, p. 144). Sulla definizione della categoria di polirematica non c’è unanimità ma basti sapere che secondo diversi studiosi (rimandiamo a Giorgio Graffi, Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio, Bologna, il Mulino, 2013, pp. 157-159) tutte le locuzioni che presentano più di due elementi possono essere chiamate polirematiche purché soddisfino alcuni requisiti fondamentali: anzitutto l’impossibilità di inserire materiale linguistico al loro interno, per cui non è del tutto ammissibile *un pacco grande da giù mentre posso dire un pacco da giù grande. Un altro requisito riguarda l’impossibilità di sostituire uno dei componenti con un sinonimo o un diminutivo o un accrescitivo: non hanno incidenza, o ne hanno molta poca, *pacco dal Sud o *pacco dal Meridione, *scatola da giù, *pacchetto da giù. Le polirematiche, inoltre, hanno di solito un forte grado di opacità semantica, ossia il referente spesso non è desumibile dalla somma dei significati dei costituenti: questo requisito, in questo caso, non è rispettato, ma forse non è così rigido, come dimostra che il fatto che si considerano polirematiche espressioni come camera da letto o stile di vita. Ora, pacco da giù, da locuzione sintatticamente libera qual era, sta diventando un unico lessema, con un referente individuabile, tant’è che si è passati da un uso indeterminativo dell’articolo che l’accompagna (ho ricevuto un pacco da giù, quindi un pacco che potrebbe contenere qualsiasi cosa) all’individuazione determinata: si riceve il pacco da giù, ossia quella tipologia specifica di pacco. D’altra parte l’associazione al complemento di luogo da giù rende possibile che nell’uso dei parlanti si continui a dire “ho ricevuto un pacco da giù” per indicare un pacco contenente qualsiasi oggetto, purché inviato da una località a sud rispetto a quella dove si trova il parlante e l’espressione non ha ancora quel grado di diffusione, per cui si può considerare una polirematica in uno stato ancora incipiente.

Un aspetto interessante della locuzione è l’uso dell’avverbio di luogo giù, che ormai appare spesso, come vedremo, sganciato da un preciso riferimento all’Italia meridionale. Il meccanismo con cui nasce pacco da giù riflette la concezione che il parlante ha dello spazio (nonché la sua conseguente proiezione linguistica, come è messo in evidenza nella mia risposta su scendere a Napoli e salire a Milano). La presenza dell’avverbio giù, che indica genericamente un posto al Meridione (si pensi all’espressione da Roma in giù, piuttosto usata, specie in passato, sulla stampa nazionale), manifesta quella che viene definita pragmaticamente “deissi spaziale”, ossia quel piano comunicativo che concerne gli elementi strutturali linguistici (ma anche, in altri contesti, paralinguistici e semiotici), che fanno riferimento alla situazione comunicativa contingente nella dimensione spaziale. La locuzione è stata coniata da studenti o lavoratori del Sud trasferitisi, temporaneamente o definitivamente al Nord, per i quali la terra d’origine si trova “giù”, in opposizione alla nuova sede, che, sebbene coincida con l’origo enunciativa (che è il luogo in cui avviene l’enunciazione e in base alla quale si orienta il significato), rimane sempre, per il parlante, un “su”. Inoltre, se di solito il pacco da giù viene inviato dal Sud al Nord d’Italia, non mancano esempi in cui l’origo può essere un luogo che non coincide geograficamente (secondo una proiezione cartografica dell’Italia) con il Nord (come potrebbe essere la Sardegna rispetto a una parte del Lazio) o addirittura si sposta ulteriormente verso l’Europa a Settentrione: per emigrati a Londra o in Germania il giù può anche essere Milano o Torino. Non solo: si parla di pacco da giù con sfumatura scherzosa anche per i prodotti che dall’estero arrivano in Italia, oppure addirittura per i pacchi inviati nello spazio agli astronauti in missione. I seguenti esempi mostrano come ormai la locuzione si sia sganciata dal significato “geografico” che aveva in partenza:

Anch’io #oggivoglio il pacco da giù, che per me è Milano visto che sto a Londra! (post su X di @AMascoli del 23/10/2014)

genitori comaschi, figlia a Berlino. Daje che arriva il pacco da giù (post su X di @gloriaclerici dell’8/1/2019)

La mia coinquilina ameregana mi ha regalato questi dolcetti arrivati con il suo “pacco da giù” (vabbè da Los Angeles), vanno messi in microonde, sono intimorita e incuriosita allo stesso tempo (tweet di @lastagistaspa del 1/12/2019)

Oggi mi hanno fatto scoprire che anche agli astronauti arriva “il pacco da giù”. E io sto letteralmente fuori di testa a pensare che questi sono solo dei fuori sede che ce l’hanno fatta. (post su X di @ldibartolomei del 25/10/2020)

Man mano che si è diffusa anche oltre la cerchia di persone che creano e usufruiscono del pacco da giù nel rapporto tra Settentrione e Meridione italiano, la locuzione ha finito per assumere una connotazione più neutra: infatti oggi il pacco da giù può essere anche una scatola contenente beni gastronomici piuttosto ricercati, e non necessariamente ancorati alla tradizione eno-gastronomica del Meridione. Il tipico pacco da giù è ricco di prodotti fatti in casa, ma ormai può essere confezionato da grandi aziende agricole e destinato alla distribuzione su larga scala (come ad esempio il “pacco da giù” contenente solamente le miscele di caffè di un’azienda produttrice):

Ecco i nostri “Pacchi da giù” composti dopo un’accurata selezione di prodotti tipici, con lo scopo di farvi assaporare le bontà Pugliesi [sic]. Un’ottima occasione per regalare ad amici e parenti un piccolo pezzo della vostra vacanza in Puglia. (Il pacco da giù a piacere nostro, lartedelsouvenir.com)

La persistenza della percezione dello spazio geografico diviso tra un giù (inteso come il Meridione) e un su (il Settentrione) è comunque rilevabile in pacco da su, locuzione coniata a partire da quella in esame, e che conta 1.700 risultati nelle pagine di Google: si tratta, in questo caso, di una scatola contenente prodotti tipici delle regioni settentrionali (come ad es. il pacco da su trentino). A riprova della progressiva “neutralizzazione” del riferimento geografico, però, vi è l’individuazione dello stesso referente anche con pacco da giù:

Aria di festa in redazione: è arrivato un nuovo pacco da giù! Anche se la definizione non è del tutto corretta, perché quello di oggi, in realtà, è un pacco...da su, per la precisione dal Trentino. [...] Ed ecco che, dal nostro pacco da su, sbuca una vera e propria sorpresa: l’olio d’oliva del Trentino! [...] Meraviglia delle meraviglie, dal pacco da giù salta fuori...il Zelten! (Ecco cosa ci trovi quando il pacco da “su” arriva dal Trentino, cucchiaio.it, 5/1/2024)

Passiamo ora a ricostruire una breve storia del pacco da giù. A questo scopo ci è risultata particolarmente utile la consultazione del social network X (ex-Twitter), sul quale le prime attestazioni, in lingua o in dialetto, della locuzione risalgono al 2012:

studio ogni giorno in uni, solo oggi sono a casa perché aspetto un pacco da giù...spero anch’io sia ripagato, ma è dura... (tweet di @SimoneCoppola del 24/1/2012)

[…] oggi e [sic] arrivato u pacco da giu [sic] casu sattuzzu e pai carasau ohi ohi ohi (tweet di @monikinaio del 10/7/2012)

Nel 2013 compare anche in libri:

È arrivato un pacco da giù! Spaghetti con la ’nduja | Paella un po’ terrona | Panino Pittsburgh | Torta della nonna su Facebook | Parmigiana salentina ciccionata (Francisco Rico, le Ciccionate, 150 ricette esagerate, low cost e senza sbatti, Milano, Rizzoli, 2013 [edizione digitalizzata])

«Dopo Pasqua», dice Laura, «torno con il pacco da giù». | «E ci metti pure i capperi?» | «Eccome no, pure la pasta di mandorle. Che ti credi?». (Alessio Torino, Urbino, Nebraska, Roma, minimum fax, 2013 [edizione digitalizzata])

L’andamento del numero delle occorrenze sul social X/Twitter ci dicono che la pandemia ha rappresentato un periodo di “fioritura” dei pacchi da giù: dal 2020 le occorrenze sono più del doppio dell’anno precedente e si mantengono in numero pressoché stabile negli anni successivi. Dallo spoglio dei vari commenti sul social analizzato notiamo che una prima diffusione si deve a “Casa Surace” (un gruppo di creatori di contenuti che si ispirano ai tipici coinquilini del Sud trapiantati al Nord; cfr. la scheda di Luisa di Valvasone), dal 2017 cominciano a nascere i primi pacchi da giù confezionati dalle aziende (e non solo dalle famiglie), dal 2019 la locuzione viene inserita all’interno di commenti in lingua inglese (ne abbiamo trovato anche uno in brasiliano), in cui a volte si spiega che cosa gli italiani intendano per pacco da giù:

Do you know the Italian tradition “il pacco da giù”? This is the Roman version, with a lot of local cheese and meaty stuffs just below this first layer. So the tiny sausages there are only the beginning. (post su X di @burekaeater del 12/12/2020)

Chego em casa e tá aqui o “pacco da giù” mandado pelos sogros Só falta o pacco da giù brasiliano pra minha vida ficar completa (post su X di @lud_mi:la del 19/10/2021)

Il pacco da giù può non contenere solo cibo ma divenire un contenitore per i beni che il destinatario desidera o considera di prima necessità (come vestiti e medicinali); inoltre se ne rileva l’uso metaforico:

Nuova instagram story di Can che ci tiene a farci sapere che è arrivato il pacco da giù (su) È cibo? no ma una bella dose di vestiti niente popo di meno da parte di Dolce&Gabbana e noi non vediamo l’ora di vederglieli indossare (post su X di @canyamanitalian del 28/2/2021)

Sei bello come un pacco da giù (post su X di @ca___ba del 13/10/2021)

Sui quotidiani che abbiamo potuto consultare la locuzione è attestata dal 2018 sia a proposito dell’uso da parte del gruppo “Casa Surace”, sia per le varie operazioni di marketing per commercializzare il pacco da giù:

Il Magna Grecia Awards è andato anche al gruppo Casa Surace, che su Facebook, con divertenti video pieni di riferimenti alla Puglia, racconta le differenze tra Nord e Sud con gli occhi degli studenti fuorisede, a cominciare dai ‘pacchi da giù’ colmi di viveri e conserve fatte in casa spediti dai parenti a figli e nipoti alle prese con gli esami universitari (Casa Surace, Iacchetti e Rubino: a Bari le star del Magna Grecia Awards, video.repubblica.it, 27/5/2018)

Il «pacco da giù» è una tradizione che resiste all’era 4.0, e collega Milano al Centro-Sud da tempo immemorabile. Le comunità di fuorisede trapiantati in città – studenti, lavoratori – ricevono dalle famiglie lontane beni di ogni genere. [...] I «pacchi da giù» arrivano a Milano soprattutto dalla Sicilia, Puglia, Campania. Contengono alimenti tipici e arrivano per lo più tramite corrieri (Tnt, Dhl, Bartolini). (Davide Illarietti, «Pacco da giù». La rotta via app, “Corriere della Sera”, ediz. Milano, 25/2/2018, p. 11)

Attualmente la locuzione, che è anche diventata un titolo di un libro (Chiara Spinelli, Il pacco da giù, Faenza, Quinto Quarto Edizioni, 2022), continua a essere impiegata sui quotidiani e risulta ben diffusa anche in riviste di vario genere, dove tuttavia compare ancora con l’enfasi grafica delle virgolette. Complice di questa recente diffusione è il suo impiego all’interno della famosa trasmissione televisiva “Masterchef”:

Grande protagonista dell’ultima puntata di Masterchef Italia 13 è il «pacco da giù», una figura mitologica le cui proporzioni epiche sono note solo a chi lo ha davvero vissuto in prima persona. Simbolo assoluto dell’italianità, missiva d’affetto per eccellenza, centro di storie che si tramandano tra studenti e coinquilini, il pacco da giù è un’autentica tradizione, che simboleggia tutto il calore della famiglia italiana. È quel pacco carico di cose buone che mamma e papà mandano ai figli che sono emigrati altrove (di solito, dal Sud al Nord, ma non è una regola assoluta), per studio e per lavoro. (Valentina Dirindin, Il «pacco da giù» di Masterchef: come riceverlo anche se non avete parenti al Sud, vanityfair.it, 12/1/2024)

Tutte le leggende che circolano sul rapporto viscerale tra il cibo e noi meridionali sono vere: il “pacco da giù” ne è una delle prove. Probabilmente la più famosa, tanto che sarà protagonista anche di una puntata di MasterChef (quella in onda in prima tv l’11 gennaio). [...] Ora vivo a Milano e faccio lo stesso con mio figlio di 7 anni. sono certa che se un giorno dovessimo vivere lontani anche io gli manderei periodicamente una scatola piena di cose buone da mangiare: il mio pacco da giù. [...] ma le mamme che mandano il pacco da giù lo fanno proprio perché vogliono che i figli mangino cibo preparato da loro, con le loro stesse mani. [...] Arrivavano in grandi scatole dove non mancavano mai i vasetti con i sughi pronti e le conserve, le cotolette di pollo giù impanate, la parmigiana, la pasta al forno, la pizza di scarole, il limoncello di mia zia, quella meravigliosa torta che mia nonna chiamava “panettone” (una specie di pan di Spagna che così morbido faceva solo lei). (Fabiana Salsi, Cosa c’è (davvero) nel pacco da giù oltre a tanto amore, lacucinaitaliana.it, 11/1/2024)

Concludendo, possiamo dire che la locuzione pacco da giù, sebbene conti sempre più attestazioni nel web, nei social networks e nei quotidiani, è ancora percepita dai parlanti come una polirematica incipiente, non ancora stabilizzatasi nell’uso, vista l’enfasi grafica che spesso ancora l’accompagna. La percezione geografica dello spazio (diviso tra un giù e un su), che al momento della coniazione era ancora ben rilevabile, si sta progressivamente opacizzando, tant’è che un pacco contenente prodotti tipici delle regioni settentrionali è anch’esso comunemente indicato con pacco da giù, piuttosto che con la locuzione, attestata solo con pochissime occorrenze, pacco da su.

Miriam Di Carlo

16 luglio 2025


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