Ma quante declinazioni per il verbo declinare!

Diversi lettori ci chiedono lumi sul significato del verbo declinare. Cerchiamo di fare di chiarezza.

Risposta

Inizierei proprio da un caso citato (anche se non alla lettera) da uno dei nostri interlocutori. Si tratta della frase di apertura del testo di Luca Serianni La norma linguistica (pubblicato nella sezione “Il Tema” del sito dell’Accademia della Crusca nel 2014): “È tradizionale, anche se variamente declinato, un parallelo tra norma giuridica e norma linguistica”. Che significato assume qui il verbo declinare? Serianni intende precisare che l’analogia tra norma giuridica e norma linguistica è stata ampiamente utilizzata anche se adattata, di volta in volta, al variare dei contesti in cui la si è inserita; l’adattamento riguarda la scelta e la sottolineatura di singoli aspetti che rendono accostabili questi due istituti che possono variare appunto a seconda della prospettiva di analisi (storica, sociologica oltre che ovviamente giuridica e linguistica) e dello scopo argomentativo per cui si attua il confronto.

Quale delle tantissime possibili accezioni del verbo declinare può aver esteso il suo raggio semantico anche a questa? Consultando i dizionari, sia storici sia sincronici, ci si rende conto di quanti significati diversi il verbo abbia assunto nel corso della storia e di come si sia ben adattato a contesti e a registri anche molto distanti tra loro. Se risaliamo all’etimologia, il verbo latino declinare (comp. di de- e clinare ‘chinare, piegare’), come riporta il LEI, prevedeva già diversi significati: ‘pendere, volgere giù; piegare; dirigere; persuadere’ (1), ‘scostarsi da; allontanarsi; deviare’ (2), ‘tramontare; finire’ (3.), ‘decadere, cedere; invecchiare; avvilirsi’ (4.), ‘recitare in ordine le parole, i numeri; coniugare’ (5.); mentre le altre accezioni di ‘assumere un'inclinazione (in astronomia)’ e ‘rifiutare, negare; eludere’, sono conosciute solo in area italoromanza (solo nel dialetto veneziano e napoletano anche quella di ‘digerire, prosciugarsi’).

In italiano ritroviamo le accezioni di ‘chinare, scendere gradatamente verso il basso’ e anche, per estensione metaforica, ‘volgere alla fine’ in primo luogo della giornata (dall’immagine del sole che tramonta, che quindi volge verso la parte bassa dell’orizzonte), ma anche della vita, del secolo, già in Dante (Par. 31): “Come da mattina La parte orïental / dell’orizzonte Soverchia quella dove il Sol declina”, ma sarà utilizzato anche da Galileo in opere di astronomia “Le medesime [stelle], secondo che più e più declinano verso l'orizzonte, ed in conseguenza […]”.

Con i significati di ‘calare, far discendere’, ma anche ‘chinare’ (anche sinonimo di reclinare, come ad esempio in declinare il capo) prevede un soggetto agente, prerogativa che condivide anche con le accezioni ‘evitare, scansare, rifiutare cortesemente’, già attestate nell’italiano antico e consolidate nel Cinquecento. Tali significati sono poi entrati come calchi semantici dal francese nelle espressioni cristallizzate declinare ogni responsabilità e declinare un invito, la prima in particolare mal tollerata da Alfredo Panzini che già nel suo Dizionario moderno (I ed. 1905) notava: “Frequente è la locuzione ‘declinare ogni responsabilità’, che è tolta di peso dal francese, quando potremmo dire ‘non prendersi alcuna responsabilità’”; altro francesismo già però “fuori moda” secondo Panzini, è l’espressione décliner son nom ‘declinare il proprio nome’, ‘farsi conoscere’, rimasto nel nostro burocratismo declinare le generalità, quando si enuncino i propri dati a un pubblico ufficiale. In particolare, sulle due espressioni francesi décliner un honneur e décliner son nom, così si esprimeva Panzini: “Tanto l’una come l’altra locuzione sono in molto uso presso di noi e sono da’ puristi riprese. Avvertasi tuttavia che declinare ebbe nell’uso antico valore di scansare onde la locuzione declinare un onore, un ufficio potrebbe, volendo, trovar buona difesa. Ma il declinare (dire) il nome è di quei gallicismi che non vanno più. Credo lo avvertano anche nelle scuole”. Un’ulteriore specializzazione, di ambito giuridico, riguarda le espressioni declinare il foro e declinare la propria giurisdizione quando, nelle cause civili, l’attore nel primo caso e il giudice stesso nel secondo eccepiscano sulla mancanza di giurisdizione (del giudice assegnato).

A proposito di questi calchi dal francese, possiamo rispondere subito ad alcune domande che vi fanno riferimento: su declinare un invito (o un’offerta, una proposta) nel senso di ‘rifiutare cortesemente’ confermo che si tratta di espressioni cristallizzate che, quindi, non conservano il loro significato nel caso venga sostituito uno degli elementi, anche quando tale sostituzione preveda l’introduzione di un sinonimo: pertanto declinare un invito non può diventare *reclinare un invito, sebbene in altri contesti i due verbi possano funzionare come sinonimi (declinare/reclinare il capo). Per quel che riguarda poi il significato di ‘rifiutare’ assunto dal verbo declinare, dobbiamo precisare che anch’esso è specifico di alcune collocazioni, ovvero si presenta soltanto in associazione con sostantivi come invito, offerta, proposta, seguiti normalmente dall’oggetto dell’invito: si declina, ad esempio, l’invito a una festa, un’offerta di lavoro, una proposta di collaborazione. In effetti, è vero che è invalso l’uso di “abbreviare” tali formulazioni per cui possiamo trovare, soprattutto in rete, forme come declinare un lavoro (analoga al “declinava le visite” suggerito da un nostro interlocutore), ma in questi casi sarebbe opportuno impiegare l’espressione completa (declinare un’offerta di lavoro) o sostituire il verbo declinare, a seconda dei contesti, con verbi come rifiutare (un lavoro), disdire (un appuntamento, le visite), rinunciare (a un incarico, all’impiego), ecc.

Anche la “formula” declinare ogni responsabilità funziona in questa forma fissa e prevede un soggetto che si dichiara estraneo a ogni responsabilità in merito a qualcosa: si tratta di una specifica accezione del verbo che ammette la transitività soltanto con responsabilità come oggetto diretto; pertanto non si può “*declinare qualcuno dalle responsabilità” e in questi casi è necessario o cambiare costruzione alla frase (ad esempio invece di “*si declina il direttore da ogni responsabilità” passare a “il direttore declina ogni responsabilità”), oppure usare il verbo sollevare (“si solleva il direttore da ogni responsabilità”) nella sua accezione di ‘liberare da un peso, alleggerire’.

Un’altra accezione del verbo, attestata almeno dal Seicento secondo il GDLI, è quella di ‘ridursi (a una forma diversa), diventare, trasformarsi’ (in Magalotti: “Il primo, nella dilatazione acqui­stata per inzuppamento dell’umido, conservò perfettis­sima la figura circolare, l’altro declinò ad elisse, e posto nel mastio calò assai meno del primo”), significato molto vicino a quello grammaticale, già peraltro presente nel latino declināre, di ‘flettere un sostantivo, un aggettivo, un pronome o un articolo secondo lo schema della sua declinazione’, ovvero adattare, accordare morfologicamente una parola (cambiandone appunto la forma) al contesto in cui la si inserisce. Proprio sulla base di tale significato di ‘adattare’, ‘modellare’ la forma delle parole al variare dei contesti, il verbo ha subìto uno slittamento che lo ha portato ad essere riferito anche a elementi estranei all’ambito grammaticale. I principali dizionari sincronici (GRADIT, Treccani online, Sabatini-Coletti) non segnalano esplicitamente questa estensione semantica del verbo, ma è innegabile che, negli ultimi decenni, si sia molto diffusa nei contesti più disparati (spesso inopportuni, come vedremo), anche se risulta difficile stabilire con precisione quando e da quali ambiti abbia avuto origine tale pratica. Soltanto l’ultima edizione dello Zingarelli (2021), registra, come estensione del significato grammaticale, l’accezione di “affrontare un argomento nelle sue possibili varianti o sfaccettature: una serie di conferenze per declinare il tema del ‘viaggio’”.

Scandagliando poi Google si possono ricavare alcune tendenze, sempre però a partire da ricerche formulate per stringhe (troppo generica e suscettibile di forti alterazioni una ricerca libera su “declinare”). Vediamo alcuni casi (pagine in italiano, al 15/5/2021): la sequenza “declina il tema” registra 13.900 occorrenze; “declina l’argomento” 11.200; “declinare in molti modi” (concetti, il futuro, addirittura i capelli!) 3.370. Questi alcuni esempi:

Il MetJazz 2020 guarda al futuro e il futuro si può declinare in molti modi. (Anteprima MetJazz: festa danzante con “Don Karate” al Centro Pecci, tvprato.it, 28/1/2020)

Chiome fluenti da declinare in molti modi, anche solo con piccoli dettagli. (Capelli, variazioni sul lungo, cosmpolitan.it, 28/6/2012)

Baguette, sfilatini, michette, grissini, pane con le olive, pane con le noci, pane integrale: il pane fatto in casa si può declinare in moltissimi modi diversi, sfiziosi, genuini e facili da preparare. (Pane fatto in casa: come si fa e perché è più buono, ricette.hellogreen.it, 31/8/2017)

Lo sviluppo sostenibile si declina anche attraverso la sostenibilità sociale in azienda, che mette d’accordo i compiti tipici della gestione finanziaria, tra cui l’ottimizzazione del rapporto tra rischio e rendimento in un dato orizzonte temporale, con aspetti di respiro più ampio e collettivo che toccano natura, socialità e/o di governance. (Come promuovere la sostenibilità sociale in azienda, quifinanza.it, 24/2/2021)

Una sequenza interessante, non solo per consistenza quantitativa, ma anche per l’ambito d’uso è “declina il principio” che conta 13.300 occorrenze e ricorre prevalentemente in testi di argomento giuridico, non soltanto nel significato già visto di ‘rilevare la mancanza di giurisdizione di un foro o di un giudice’, ma anche di ‘interpretare’ un determinato principio alla luce di criteri diversi, come si deduce da contesti di questo tipo: “Sotto tale profilo la CIVIT declina il principio di trasparenza in chiave organizzativa” (Lavinia Barsanti, La trasparenza nella Pubblica Amministrazione, tesi di Laurea, Università di Pisa, Facoltà di Giurisprudenza, Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, a.a. 2013/2014); da qui anche le possibili “declinazioni” a proprio vantaggio delle leggi: “Sbagliando s’impara, e anche il Cavaliere sta imparando a declinare a proprio uso la par condicio” (Walter Ricci, Opinione, 29 marzo 2008, p. 2, Primo Piano). Il verbo è inoltre decisamente molto ricorrente nel cosiddetto “aziendalese” in espressioni come declinare la mission / la visione / gli obiettivi / l’immagine (dell’azienda), ecc.: in rete, nelle pagine in italiano di Google al 25/05/2021, la stringa “declinare la mission” restituisce 1.790 occorrenze.

Per la stringa “declinare il concetto” ho recuperato un’attestazione in Google libri del 1984 in un fascicolo della rivista “Italianistica” (vol. 13, p. 84): “Senza raggiungere più il disteso e radicale cinismo di Selene i personaggi di Metastasio continuano, nel prosieguo dei suoi melodrammi, a declinare il concetto dell’irrazionalità d’amore (e della sua succedanea, la gelosia)” e ho potuto verificare, procedendo per intervalli di date, che le occorrenze aumentano a partire dal 1990: tra 1990 e 2000 sono 1.170 (da 5/6 nel decennio precedente); tra il 2000 e il 2010 si arriva a 1.240; dal 2010 al 2021 sono 1.360.

Come si può notare anche da questi pochi esempi, sono davvero molti i significati attribuiti, talvolta in modo del tutto arbitrario e inappropriato, al verbo declinare: dal concetto di ‘adattare’ si passa, senza soluzione di continuità, a ‘modificare’ (“Chiome fluenti da declinare in molti modi”), ma anche ‘intendere’ e ‘interpretare’ (“il futuro si può declinare in molti modi” così come “la sostenibilità”), fino addirittura a ‘conciliare, mettere in relazione’ (come indeclinare vaccini e reddito”, esempio proposto da uno dei nostri interlocutori, che sarebbe stato meglio sciogliere in “organizzare le vaccinazioni seguendo il criterio del reddito”) e ‘organizzare’ (come in “vede la biblioteca in prima linea nel declinare incontri, seminari, conferenze, laboratori, concerti”, altro esempio segnalatoci), per tornare al significato di ‘adattare’ riferito a un testo per indicare la pratica della riscrittura (“declinare un testo per ragazzi di 10 anni”), per cui sarebbero stati più pertinenti verbi come riscrivere o riformulare.

Di fronte a questo strabordare di accezioni è curiosa la reazione di traduttori madrelingua inglesi nell’impresa di tradurre, dall’italiano in inglese, il sostantivo declinazione in questa accezione “fluida” mutuata dal verbo: nel forum di wordreference.com si può leggere uno scambio di idee fra una traduttrice inglese che chiede aiuto a una collega italiana per interpretare al meglio declinazione in contesti relativi al diritto del lavoro. La risposta finale della traduttrice italiana è illuminante:

È complicato... Declinare un principio, un concetto, qualcosa di astratto, indeterminato, ideale, universale ecc. significa interpretarlo in un modo specifico, applicarlo a un caso concreto o a un contesto particolare.

E suggerisce come traducente interpretazione:

la declinazione della dignità quale sinonimo di > l'interpretazione della dignità come sinonimo di / la dignità intesa come sinonimo di…

Per concludere e ritornare all’esempio iniziale tratto da Serianni, direi che su queste moltissime, e relativamente recenti, fioriture di sfumature di significato del verbo declinare, hanno influito sia l’accezione grammaticale (antichissima peraltro), sia la presenza del termine nel linguaggio giuridico in cui ha assunto progressivamente sempre più il significato di ‘interpretare’. Alla base di entrambi questi significati troviamo l’idea di un concetto astratto, una forma grammaticale di riferimento o un principio giuridico generale, che viene di volta in volta adattato a contesti specifici. L’uso esteso ad altri ambiti (lessico aziendale, commerciale, burocratico-accademico) ha fatto il resto producendo anche impieghi poco opportuni, quando non del tutto inappropriati: mi riferisco nello specifico ai casi in cui il verbo declinare (ma anche il sostantivo declinazione) sia riferito a oggetti concreti come abbiamo visto “le chiome fluenti”, “il pane fatto in casa”, “le vaccinazioni”. In tali contesti si rivela semmai l’intento maldestro dello scrivente (o del parlante) di innalzare il registro linguistico, ma la scelta non è certo delle migliori.

Raffaella Setti

18 febbraio 2022


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