Pro capite, cioè ‘a testa’

L’espressione pro capite sembra sollevare più di un dubbio presso i nostri lettori. Un primo dubbio concerne l’ortografia. Scrive una lettrice: “Qual è la versione scritta corretta: pro capite, pro-capite oppure procapite?” Un altro dubbio riguarda il perché della differenza fra l’italiano e le altre lingue: “Perché in italiano si dice pro capite ma in molte altre lingue, tra cui l’inglese, per capita?” Una lettrice, che scrive dal lontano Cile, vuole inoltre informazioni storiche “Quando si sono differenziati questi due modi di dire?”. La diversità di usi poi provoca quasi inevitabilmente riflessi normativi. Così, un’altra lettrice domanda: “Quale delle due è l’espressione latina corretta?”.

Risposta

Cominciamo con la domanda più semplice, che concerne l’ortografia. Si trovano effettivamente tutt’e tre le forme menzionate, pro capite, pro-capite, col trattino, e procapite, scritto in una parola sola. I dizionari sono unanimi nel lemmatizzare questa espressione latina sotto la forma pro capite, che è anche la più frequente nei testi. È dunque senz’altro la forma preferibile. La forma col trattino è forse nata perché alcuni parlanti confondono la preposizione latina pro con il prefisso italiano pro-, come in pro-palestinese, malgrado le ovvie differenze semantiche. Il prefisso, fra l’altro, è anch’esso oggi soggetto a oscillazioni ortografiche simili (pro-palestinese, pro palestinese, propalestinese), ma nel caso del prefisso è la forma col trattino che è la più frequente e la più raccomandabile.

Pro capite e per capita sono espressioni latine, ma nessuna delle due si usava nel latino classico. Il Thesaurus linguae latinae (TLL), s.v. caput, col. 406, registra, per il significato distributivo pertinente nel nostro contesto, l’uso della preposizione in:

metonymice: A caput pro tota persona […] 2 speciatim: in distributionibus sim.: […] Gaivs inst. 3,8 non in capita sed stirpes hereditates dividi…
[trad. ‘Per metonimia: caput ‘testa’ per tutta la persona; specialmente in espressioni con valore distributivo’ … Gaio, Istituzioni (testo del secolo II d.C.), essere divise le eredità non per testa ma per famiglia…’].

L’uso di per in questo significato distributivo è attestato solo più tardi nel Thesaurus:

Edict. imp. Diocl. 7,21 per singula capita
[trad. ‘per ogni testa’; editto dell’imperatore Diocleziano, del 301 d.C., capitolo VII De mercedibus operariorum].

Da qui un contesto più ampio, basandomi su S. Lauffer, Diokletians Preisedikt, Berlin, De Gruyter 1971 (in questa edizione è il n. 23, non 21, come nel TLL):

deple[tu]rae et purgat[u]rae capitis per singula capita ж viginti
[trad. ‘salasso e purgatura della testa 20 ж per ogni testa’].

Non ho trovato esempi di pro capite nel latino dell’Antichità, ma pro poteva anche avere significato distributivo. Questo significato corrisponde all’accezione 7 del dizionario di Gaffiot:

pro … 7. en proportion de: pro hostium numero Caes. G. 1, 51, 1, proportionnellement au nombre des ennemis
[trad. ‘7. in proporzione di, in rapporto a’ … ‘proporzionalmente al numero dei nemici’].

Di pro capite trovo il primo esempio in una nota marginale di età rinascimentale al Codice giustinianeo (Codicis DN. Iustiniani … libri novem …, Lugduni, apud Hugonem à Porta, 1557, p. 111):

de annona quæ pro capite et persona magistratuum et assessorum dabatur
[trad. ‘sui viveri che si davano ai magistrati e assessori a testa secondo il loro rango’].

A partire da quel momento, tanto per quanto pro ricorrono nel senso pertinente nel latino moderno. Così Lanfrancus Zacchias, De salario, seu operariorum mercede tractatus, Romae, Tinassi, 1658, p. 28, cita a sua volta la nota marginale appena vista, ma alla stessa pagina scrive anche:

panem, vinum, oleum, et pabula, quae singulis officialibus per capita distribui solebant
[trad. ‘il pane, il vino, l’olio e il foraggio che si soleva distribuire a testa ai singoli funzionari’].

Dal latino moderno queste locuzioni sono poi passate in alcune lingue europee. L’Oxford English Dictionary (OED), per esempio, documenta il primo uso di per capita in uno scritto inglese del 1621:

Providing that their payment (per capita) exceede not ten persons. G. Hay, XXIII Parl. James f. 22
[trad. ‘A condizione che il loro compenso (pro capite) non superi le dieci persone’].

L’in capita e in stirpes di Gaio avevano anche nel frattempo lasciato il posto a per capita e per stirpes (OED):

1682 Patrimonial estates are divided per stirpes; purchased estates, per capita. J. Warburton, Treatise on History Guernsey (1822) 90
[trad. ‘I beni patrimoniali sono suddivisi per famiglie; le proprietà acquistate, pro capite’].

Negli scritti inglesi l’espressione latina si trova poi anche al singolare, con ambedue le preposizioni, per e pro:

Russia produces 28 bushels per caput (P. Schweitzer, Statistics of the production of wheat … Missouri State University 1881, p. 355
[trad. ‘La Russia produce 28 bushel [unità di misura] per caput’];

the tanners … could again indulge in a proper number of gallons of water pro capite et die (Jewish Chronicle October 18, 1872, citata in: Henry Lumley, Remarks, letters, and a memoir in furtherance of a proposal to bring water to the city of Jerusalem, London, Stanford, 1872, p. 23)
[trad. ‘i conciatori… potevano nuovamente concedersi un congruo numero di litri d’acqua pro capite al giorno’].

L’uso di queste espressioni latine non era esclusivo dell’inglese: lo troviamo anche, dalla fine dell’Ottocento, in tedesco e in italiano. L’italiano si serviva allora anche di per capita, che oggi è diventato molto raro, reperibile solo occasionalmente in testi probabilmente influenzati dall’inglese, ormai lingua universale degli economisti:

Il livello generale delle condizioni di vita è senza dubbio ai giorni nostri più alto che in tempi più antichi, […] come risulta dai numerosi dati contenuti nel libro e risguardanti le tangenti di consumo per capita (“Rivista italiana per le scienze giuridiche” XIII, 1892, p. 434);

Secondo la media del quinquennio ultimo, il consumo per capita risulterebbe di ettolitri 0.96 in Italia e di 1.07 in Francia (Ministero delle Finanze, “Bollettino di legislazione e statistica doganale e commerciale”, anno XII, parte II, 1895, p. 328);

il reddito per capita è molto maggiore” (“Giornale degli economisti e annali di economia”, 3, 1941, p. 530).

La variante che però si è imposta in italiano è pro capite, senza che sia possibile dare una ragione precisa per tale preferenza. L’espressione è già reperibile all’inizio del secolo XX, e non solo nel 1950, come si legge nel DELI e nel GRADIT, che riprendono la datazione di Bruno Migliorini nella sua appendice al Dizionario moderno di Alfredo Panzini (decima edizione, Milano, Hoepli 1963, s.v.):

il consumo pro capite sarà tanto più grande quanto più numerosa sarà la compagnia (“Giornale degli economisti” 38, 1909, p. 638);

Le razioni erano […] 42 grammi per l’esercito combattente, pro capite e pro die (“La Riforma medica” 34, 1918, p. 464);

gli italiani hanno consumato, nel 1921, 15 litri di latte pro capite (“Archivio di scienze biologiche” 10, 1927, p. 373).

Quest’uso di pro capite lo troviamo anche, all’inizio del secolo XX, in scritti tedeschi:

Ungarn wird mit seinen 14,1 Litern 35% Branntwein pro anno et capite nur noch von Dänemark übertroffen (“Ärztliche Sachverständigen-Zeitung” 1906, p. 15)
[trad. ‘L’Ungheria con i suoi 14,1 litri di acquavite di 35 gradi pro anno et capite è superata solo dalla Danimarca.’].

Ma l’uso di queste espressioni rimase confinato agli scritti specialistici prima della Seconda guerra mondiale. La diffusione su larga scala dopo la guerra, anche nel linguaggio comune, per lo meno della gente colta, sarà stata dovuta all’introduzione della contabilità nazionale, di cui il Pil pro capite è uno degli indicatori più noti, ampiamente commentato anche a livello di giornali e altri media.

Come si esprimeva il concetto in questione prima dell’entrata in circolazione dei latinismi? In italiano, con espressioni semplici come a testa, per testa, per abitante, e simili:

reddito a testa del Sale e tabacco (Giuseppe Saladini, Della quota di utili…, Firenze, Barbera 1868, p. 11);

il consumo a testa è di due quintali e sessanta chilogrammi (Atti parlamentari della Camera dei senatori. Discussioni, Roma, Tipografia del Senato 1879, p. 2063);

Ora il consumo per testa nell’Olona montò ad once 844 nel 1810 (Melchiorre Gioia, Nuovo prospetto delle scienze economiche, Tomo quarto, Milano, Pirotta, 1816, p. 27);

Ora 400 milioni di lire ripartite per abitante danno un reddito per testa di 80 lire (Atti del Parlamento subalpino, sessione del 1857, Roma, Botta 1873, p. 2898);

un consumo per abitante di quint. 1,80 (Giulio Alessio, Saggio sul sistema tributario in Italia, vol. 2, Torino, Bocca 1887, p. 602).

Queste espressioni semplici sono sempre disponibili e anche ampiamente usate, ma nel linguaggio tecnico degli statistici ed economisti tende a prevalere il latinismo. In ciò, l’italiano si distingue da lingue come il tedesco o il francese, dove invece ha prevalso l’espressione autoctona. In tedesco si dice Pro-Kopf-Einkommen [trad. ‘reddito pro capite’], mentre Per-Capita-Einkommen è molto raro, e la stessa osservazione vale per il francese revenu per capita di fronte ai più comuni revenu par tête o revenu par habitant  [trad. ‘reddito a testa, o per abitante’].

L’italiano si distingue dunque doppiamente dal resto delle lingue europee: da lingue come il tedesco e il francese per la sua predilezione per il latinismo, e da lingue come l’inglese e lo spagnolo nel preferire pro capite a per capita (che in spagnolo è scritto per cápita).


Franz Rainer

15 marzo 2024


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