Sono arrivate in redazione moltissime domande che chiedono se il verbo nella frase relativa introdotta da “uno/a di quelli/e che” vada al singolare o al plurale.
Il grande numero di domande pervenuto sulla persona del verbo nella frase relativa introdotta da “uno/a di quelli/e che” rivela un comprensibile dubbio e coglie un punto, se vogliamo, debole o non del tutto trasparente della grammatica dell’italiano. In sostanza, poiché la persona del verbo su cui vertono le domande dipende dal soggetto della relativa, rappresentato dal pronome che, si tratta di stabilire se questo pronome si riferisce al suo antecedente immediato, che è al plurale, quelli, o all’intero sintagma antecedente “uno di quelli”, la cui testa è al singolare. Va da sé che nel primo caso il verbo della relativa andrà al plurale e nel secondo al singolare.
In italiano non è sempre agevole cogliere l’antecedente di un che (più facile con quale, declinabile). Se sentiamo
(1) Questa è la sorella di Anna che abita al piano di sopra
restiamo in dubbio su chi abita al piano di sopra: Anna o sua sorella?
Per cercare di rispondere alle domande pervenute, suggerisco preliminarmente di fare una prova di sostituzione e in luogo del pronome dimostrativo quelli, semanticamente semivuoto, mettere una parola semanticamente più piena, come amici. Scriviamo due frasi:
(2) Tu sei uno degli amici che viene a trovarmi tutte le settimane
(3) Tu sei uno degli amici che vengono a trovarmi tutte le settimane
Entrambe le frasi sono ormai grammaticalmente ammissibili e comunque ricorrenti. Cercando su Google il segmento “uno di quelli che viene” e “uno di quelli che vengono” (dove il verbo è spesso ausiliare per un passivo), troviamo alti numeri di frequenza in entrambi i casi, con il singolare addirittura più attestato del plurale (579.000 contro 396.000).
A ben guardare, però, le frasi (2) e (3) esprimono significati un po’ differenti: (2) può essere parafrasata così: “Tu sei uno degli amici. Vieni a trovarmi tutte le settimane” (e cioè: io ho degli amici, tu sei uno di questi e vieni a trovarmi tutte le settimane); (3) invece, così: “Ho amici che vengono a trovarmi tutte le settimane. Tu sei uno di questi” (e cioè: gli amici vengono a trovarmi tutte le settimane. Anche tu).
Gli esempi servono a mostrare che le due relative sono nell’astratto della grammatica entrambe possibili, ma (3) restringe “gli amici” a quelli che “mi vengono a trovare tutte le settimane”, mentre (2) attribuisce a “uno” (= tu) una proprietà supplementare rispetto agli “amici”. Per questo, mentre (3) è ineccepibile anche nel risultato comunicativo (è perfettamente chiara e non equivocabile), (2) sarebbe meglio formulabile altrimenti: “tu sei uno, tra gli amici, che viene ecc. “, “tra i miei amici, tu sei uno che viene ecc.”
La differenza semantica tra le due costruzioni si vede anche meglio in queste altre due frasi:
(4) Tu sei uno dei parenti che viene spesso a farmi visita
(5) Tu sei uno dei parenti che vengono spesso a farmi visita.
Chi dice (4) fa notare che i parenti non vengono spesso a fargli visita e che tu invece lo fa; in (5) ricorda che i parenti vengono spesso in visita e che anche che tu lo fa. Anche in questo caso (4) si gioverebbe di una miglior formulazione (“tra i parenti, tu sei quello che ecc.”).
Ora torniamo al nostro quelli, al pronome dimostrativo che precede il relativo, e chiediamoci a chi si riferisce, chi sono “quelli”? Non si è detto niente prima e perciò non c’è nessun nome che quelli possa riprendere. Se vogliamo trovare le persone o le cose per le quali quelli sta, dobbiamo procedere nella frase, ed è proprio la relativa introdotta da che a dircelo. Se la relativa non ce lo rivelasse non sapremmo chi sono quelli e la frase resterebbe incongrua, pressoché agrammaticale. Nuovo esempio:
(6) *Tu sei uno di quelli che parla a vanvera
(7) Tu sei uno di quelli che parlano a vanvera
tu ha il difetto di parlare a vanvera e io lo stigmatizzo mettendolo nel gruppo di quelli che lo hanno. Ma se parafrasassi (6) dovrei dire: “Tu parli a vanvera; tu sei uno di quelli”, frase insensata. Mentre (7) ammette la congrua parafrasi: “quelli parlano a vanvera; tu sei uno di loro, come loro”, frase sensata.
Il che, soggetto della subordinata, si riferisce quindi all’antecedente immediato, introducendo una relativa restrittiva che delimita il generico dimostrativo quelli, una parola plurale; il verbo della frase andrebbe perciò al plurale.
La relativa restringe un antecedente generico, bisognoso di precisazione, come, nel nostro caso, il pronome quelli. Questa è la sua funzione (si chiama proprio per questo “restrittiva”). Anche se sostituissimo “quelli che” con “quelle persone che” avremmo bisogno di precisare l’insieme e diremmo:
(8) Tu sei una di quelle persone che parlano a vanvera
e non gradiremmo l’accordo al singolare
(9) *Tu sei una di quelle persone che parla a vanvera”
da riformulare meglio con: “tu sei una persona che parla a vanvera”. Se il verbo è concordato con “uno/a” a che cosa serve il riferimento a quelli/e? Chi sono costoro? Il sintagma complesso “uno/a di quelli/e” richiede sempre precisazione dell’àmbito cui quelli/e si riferisce, anche quando il dimostrativo fosse un aggettivo, come in
(10) tu sei uno di quegli elettori che si sono astenuti.
La delimitazione riguarda “quegli elettori”, un insieme circoscritto ma non a sufficienza, bisognoso di ulteriore delimitazione, perché chi parla ne isola la porzione che si è astenuta. Perciò
(11) *Tu sei uno degli elettori che si è astenuto
è sconsigliabile, perché non delimita l’insieme degli elettori, ma il tu che è già più che delimitato di suo.
La relativa restrittiva non ammette (o meglio, possiamo dire: non gradisce) riferire il pronome che la introduce (che) a un sintagma complesso (nel nostro caso “uno/a di quelli/e”); la sua funzione è di precisare il significato dell’antecedente immediato. Nel nostro caso questo è al plurale (quelli) e quindi il verbo è meglio che vada al plurale. Lo suggerisce anche questo grafico da tratto Google Books Ngram Viewer che segnala la netta prevalenza dell’accordo al plurale nella lingua scritta più sorvegliata, come quella dei libri e delle pubblicazioni non estemporanee:
L’uso recente, però, come mostrano i numeri sopra riportati dalle pagine di Google che scrutinano testi recentissimi e i social, sta dando crescente spazio alla costruzione a senso, che prevale su quella astrattamente più grammaticale e sembra gradire sempre di più il verbo al singolare, di fatto quasi omettendo il partitivo “di quelli” (“tu sei uno [di quelli] che parla a vanvera”), con una soluzione che, a pensarci bene, toglie senso all’evocazione dell’insieme “quelli” (perché chiamarli in causa se non fanno niente sulla scena della frase, visto che fa tutto “uno”?), invece centrale nell’accordo al plurale, che è quindi più preciso e lo consiglio.
Vittorio Coletti
6 agosto 2025
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