Se non scriviamo daccordissimo andiamo d’accordo

Vari lettori domandano se si possa usare legittimamente la forma daccordissimo.

Risposta

Dato che i lettori scrivono daccordissimo e non d’accordissimo, immagino che le domande concernano l’ortografia, cioè l’assenza di apostrofo, non l’uso del suffisso superlativo, o elativo, se si preferisce.

L’uso del superlativo con d’accordo, oggi comunissimo per lo meno nel linguaggio familiare, la Crusca difficilmente lo potrebbe sconsigliare, dato che è stata la quarta impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1729-1738 (vol. II 1731) a introdurlo nella lessicografia italiana, con una citazione tratta dalla commedia Il Negromante di Ludovico Ariosto, data alle stampe nel 1535, dove si legge nell’atto quinto il seguente dialogo fra Cambio e Abondio (la grafia con una sola c si spiega con l’origine settentrionale dello scrittore):

Cam. Siá d’acordo.
Ab. D’acordo?
Cam. D’acordissimo.

In italiano il suffisso -issimo si aggiunge soprattutto ad aggettivi, ma si trova anche con sostantivi (occasionissima) e avverbi (benissimo), e persino con locuzioni avverbiali (d’accordissimo) o aggettivali (una vecchia signora in gambissima) e con participi verbali (è stato applauditissimo). Alcuni avverbi come benissimo o prestissimo sono neutri, utilizzabili in tutti i tipi di testo (creano invece dubbi forme come assolutissimamente e soprattutto benissimamente), mentre l’aggiunta del suffisso a sostantivi e locuzioni è stilisticamente marcata e dunque richiede contesti d’uso adeguati.

Per quanto riguarda l’ortografia, non solo l’etimologia ma anche l’uso maggioritario rispecchiato nei dizionari richiede l’apostrofo: d’accordissimo, come d’accordo. La forma senza apostrofo, che s’incontra occasionalmente, soprattutto in testi meno sorvegliati della rete, è dovuta a un cambiamento linguistico in atto. Apparentemente, la locuzione d’accordo, composta etimologicamente dalla preposizione di e dal sostantivo accordo, è percepita da alcuni parlanti come unità senza struttura interna e conseguentemente scritta come una parola singola, daccordo. Questo processo di cambiamento linguistico, dovuto anche alla drastica riduzione delle elisioni nell’italiano novecentesco (in particolare dopo le preposizioni da e di, che altrimenti si confonderebbero) è già ulteriormente avanzato in alcuni parlanti, che in posizione predicativa hanno rianalizzato il superlativo di d’accordo come aggettivo, accordandolo con il soggetto della frase: sono daccordissima, siamo daccordissimi. Usi colloquiali e informali di questo tipo sono interessanti per il linguista come spie di un cambiamento in atto, ma al giorno di oggi sono ancora sconsigliabili in testi di carattere formale.


Franz Ranier

7 aprile 2023


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