Un lettore scrive al nostro servizio di consulenza: «Da una veloce ricerca in rete, mi sono accorto che su vari siti internet svizzeri in lingua italiana, si usa il termine infolettera e non newsletter. Ho sempre pensato che infolettera potesse essere una valida “traduzione” da poter usare, ma adesso che ho trovato il suo uso nell’italiano d’oltralpe, mi chiedevo se questo fosse sufficiente a giustificarne l’uso anche in Italia».
In effetti, possiamo confermare che una veloce ricerca in internet del termine infolettera (con il valore di newsletter) ha come esito il rinvio, in primo luogo, a siti di aziende o istituzioni svizzere. La ragione di questo fatto va molto probabilmente ricercata nel plurilinguismo elvetico, con l’italiano che adotta una soluzione apparsa prima in una delle altre lingue nazionali svizzere. In questo caso è senza dubbio il francese, dove infolettre è presente da tempo, a fare da modello. Data la necessità frequente delle istituzioni e aziende svizzere di produrre testi plurilingui, l’influsso tra le lingue è potenzialmente più grande rispetto a quello che si verifica in testi scritti direttamente in italiano in Italia.
È importante però segnalare che nell’italiano e nel francese della Svizzera newsletter è comunque la variante più frequente. La stessa osservazione vale anche per la Francia, dove, per esempio, ritroviamo infolettre sul sito del Ministero della Cultura, mentre su molti altri siti governativi (come per esempio info.gouv.fr) si ritrova newsletter.
Andando a verificare sui maggiori vocabolari del francese si scopre che il lemma infolettre è sì registrato ma di solito con l’accompagnamento dell’indicazione che si tratterebbe di un regionalismo canadese. Un veloce controllo su siti ufficiali del governo canadese conferma la forte diffusione in Canada di questa variante.
Se allarghiamo la prospettiva ad altre lingue, constatiamo che le soluzioni si dividono fondamentalmente in tre filoni: alcune lingue (come per esempio il tedesco) usano prevalentemente l’espressione originale inglese newsletter (quindi servendosi di un cosiddetto “prestito non adattato”), altre provano a sostituirla con parole già presenti nella lingua aventi un valore molto simile ed estensibile al nuovo senso (come per esempio boletίn o boletίn informativo in spagnolo; ma si deve notare che anche in Spagna la variante newsletter è comunque molto usata), e altre ancora si servono di un cosiddetto “calco”, cercando di riprodurre non solo il significato ma anche la struttura del significante dell’espressione originale con elementi della lingua d’arrivo (è il caso per esempio dello svedese, dove si può ritrovare nyhetsbrev, con nyhets che traduce news e brev che traduce letter).
La proposta infolettera si serve quindi di un calco (simile, come tipologia, a quanto visto qui sopra per lo svedese), mentre la strategia dominante nell’italiano, in questo momento, è decisamente quella del prestito non adattato (newsletter). Va aggiunto che pure l’italiano potrebbe ricorrere al terzo tipo di soluzione, servendosi di traduzioni basate su espressioni già disponibili come bollettino, notiziario, aggiornamento, circolare informativa, ecc.
Qualora si voglia esprimere una valutazione delle differenti possibilità, bisogna essere consapevoli che in casi di questo tipo si ricade molto velocemente in giudizi soggettivi, spesso motivati da ragioni pseudo-estetiche o da preferenze puramente personali. Cercheremo perciò qui di seguito di attenerci il più possibile a considerazioni oggettive, tenendo sempre presente che, al di là delle riflessioni dei linguisti, è comunque la massa parlante a decidere sul successo o meno delle differenti varianti in concorrenza.
Newsletter in italiano, come spesso succede ai termini stranieri, specialmente in correlazione alla comunicazione elettronica, ha assunto un valore specifico, che riduce la maggiore ampiezza denotativa di possibili corrispondenti già disponibili come bollettino, notiziario ecc. Infolettera, a sua volta, come neologismo calcato sul corrispondente inglese e in virtù proprio della sua novità e univocità può contare sullo stesso valore di specificità. D’altro canto ha il vantaggio di evitare un prestito non adattato e, a differenza di newsletter, la sua costruzione basata su elementi italiani potrebbe renderlo più facilmente comprensibile per chi non sappia l’inglese. Paradossalmente, però, data la fortissima acclimatazione di newsletter, si potrebbe verificare il caso di persone che, almeno finché la diffusione di infolettera non si sia fortemente acclimatata, si chiedano se un’infolettera sia la stessa cosa di una newsletter.
Inoltre, infolettera appartiene, come abbiamo già visto, alla categoria dei calchi, ovvero di quei neologismi che analizzano la struttura del significante e cercano di riprodurla con elementi della lingua d’arrivo. Con info, infatti, si vuole tradurre news e con lettera letter, per arrivare così a ricreare il significato complessivo di “Notiziario che fornisce brevi informazioni e aggiornamenti” (riprendiamo qui la definizione del Sabatini-Coletti). Se i calchi nascondono, per così dire, la parola straniera, offrendo un nuovo significante basato su elementi endogeni, quest’ultimo può però continuare a mostrare l’influsso della lingua di partenza. Nel caso di infolettera si nota indubbiamente un effetto di questo tipo nel fatto che viene mantenuto l’ordine di disposizione dei due elementi del composto inglese. I linguisti parlano in questo caso di un ordine “specificatore-testa”, perché la prima parte del composto modifica la sua componente principale, che è veicolata dalla seconda parte: in breve, un’infolettera è una lettera (che trasmette informazioni). L’ordine dominante nei composti produttivi dell’italiano è invece quello con la “testa” che precede lo specificatore, come lo si ritrova per esempio in capoclasse o cassaforte. L’influsso dell’inglese (che colloca la “testa” a destra) ha in effetti portato negli ultimi decenni all’introduzione di parecchie nuove eccezioni a questa regola (come per esempio scuolabus, o criptovaluta). Accanto a questi neologismi va precisato che esistevano ed esistono già in italiano composti con l’ordine determinante-determinato, derivanti dal latino o nati nell’italiano antico (come, per esempio, malumore o terremoto), ma quest’ordine non è comunque quello normalmente produttivo dell’italiano e nel nostro caso specifico sancirebbe, pur in modo relativamente nascosto, l’influsso dell’inglese.
La traduzione di news con info meriterebbe riflessioni e indagini più approfondite di quelle permesse da questo contesto. Innanzitutto, non va dimenticato che in inglese newsletter gode del vantaggio dell’esistenza di un importantissimo composto come newspaper, e news, in genere, ha il valore di ‘(ultime) notizie’, mentre info non compare nella denominazione dei giornali in italiano. Confrontando velocemente i siti della RAI e della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) si nota che sui secondi info viene usato per designare tutto il settore dell’informazione (telegiornali, ecc.), con un valore quindi simile a quello dell’inglese news. Lo stesso si fa nei canali svizzeri delle altre lingue. Facendo invece una ricerca della sequenza “info RAI” si viene rinviati al corrispondente “RAINews” (per la precisione al sito rainews.it). Questo velocissimo sondaggio può indurre a pensare che in Svizzera info, con il valore di news, sia maggiormente acclimatato di quanto lo sia in Italia.
L’uso di info è comunque già ritrovabile in italiano in prestiti non adattati come infozine (che designa una pubblicazione, in genere elettronica, di carattere informativo, con zine ricavato, in inglese, da magazine) o infoline (linea telefonica che fornisce informazioni). Lo si ritrova pure in infotraffico e in questo caso è interessante notare che info costituisce la ‘testa’ del composto e non lo specificatore (si tratta di “informazioni sul traffico”).
Riguardo alla traduzione di letter, si potrebbe notare che molto spesso il carattere delle informazioni che vengono trasmesse corrisponde piuttosto a quello di un bollettino che non a quello di una lettera e, di recente, più che con lettere (tipicamente in versione cartacea o rispettando certi criteri di formato e costruzione) si ha a che fare con mail. Si potrebbe a questo punto suggerire di utilizzare infomail piuttosto che infolettera, ma allora si ricadrebbe nel problema di non evitare l’uso di una parola non italiana (anche se mail è oramai completamente assestato nell’italiano).
Per finire, vale la pena di menzionare il fatto che la variante infolettera era stata scelta come la miglior alternativa a newsletter in un concorso lanciato all’interno del blog “Linguista” di Massimo Arcangeli sul sito Repubblica.it nel 2010. Lo scopo del concorso era quello di trovare sostituti per alcune parole inglesi in uso nell’italiano: accanto a newsletter erano state considerate blog, chat, provider, spamming e per queste ultime le soluzioni vincenti erano state, nell’ordine, le seguenti: digidiario, blabele, telefornitore, digiluvio postale. Arcangeli valutava invece le alternative a infolettera nel modo seguente: "Meno convincenti i sostituti di newsletter, che viene spesso reso con un generico bollettino (digibollettino, diginotiziario, digispaccio, novilettera, novellettera, notiziettera, net(t)iziario e novitario, novotiziario e postiziario, infolet e strillonet, notizionico e bollettronico, infollettino e telebollettino, infomissiva e niuslettario)".
In conclusione, considerati tutti i vari aspetti discussi nella nostra risposta, possiamo dire che, se si volesse evitare il prestito non adattato newsletter, infolettera potrebbe essere un buon sostituto dal punto di vista denotativo, ma che, dato il grado di diffusione e accettazione di newsletter, sarebbe molto dubbio che l’alternativa in italiano potesse arrivare a sostituirsi completamente al prestito inglese.
Bruno Moretti
14 luglio 2025
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