Una domanda che molti nostri utenti hanno inviato al servizio di Consulenza linguistica riguarda l'articolo da impiegare con il termine jihadista: il o lo? I o gli? Quale principio ci deve guidare nella scelta?
I quesiti riguardanti la scelta dell'articolo per parole straniere usate in italiano si ripropongono spesso: mentre per la nostra lingua abbiamo norme precise – per la verità non sempre attese (cfr. il caso delle parole che iniziano con pn- come pneumatico, per le quali si sta diffondendo l'uso di il/i in luogo di lo/gli), i termini stranieri possono provocare qualche incertezza. In alcuni casi, i problemi sono dovuti alla distanza tra grafia e pronuncia (l'italiano in linea di massima si pronuncia come si scrive), in altri al fatto che le parole iniziano con nessi consonantici o, magari, con suoni che non sono propri della nostra lingua. Si pensi alle parole inizianti con w-, come whisky o Wittgenstein (valore che oscilla tra il consonantico di v e il semiconsonantico come la u di uomo), con sw- come switch; o ancora, con h- come Hegel (h che in italiano di norma è muta, ma nelle altre lingue può non esserlo), solo per fare alcuni esempi.
Veniamo al caso di jihadista. Il termine è un derivato di jihad con l'aggiunta del suffisso -ista.
Jihad inizia a venire usata in italiano nel 1892, ed è un prestito integrale del corrispondente arabo ǰihād, propriamente 'combattimento, lotta'. Le due accezioni principali di jihad in italiano sono: "nel linguaggio religioso islamico, guerra santa combattuta contro gli infedeli" e "a partire dagli anni Ottanta, denominazione di gruppi integralisti musulmani responsabili di azioni terroristiche nei paesi del Medio Oriente" (Il Nuovo De Mauro). Jihadista, nei dizionari che lo riportano, è chiosato come «che si riferisce alla "guerra santa" dei fondamentalisti islamici contro gli infedeli» e «sostenitore, fautore della jihad intesa come "guerra santa"» (cfr. Treccani Vocabolario). Il termine corrispondente esiste in molte altre lingue, come inglese (jihadist), francese (jihadiste o djihadiste), spagnolo (yihadista) e tedesco (Dschihadist).
Per quanto riguarda la pronuncia di jihad, in arabo si trovano attestazioni sia di quella con la j iniziale fricativa alveolare sonora, [ʒ] (il suono della seconda g di garage e della j di abat-jour), la h udibile e la a molto vicina a una e aperta: all'incirca [ʒihèd], sia quella con l'iniziale affricata postalveolare sonora, indicata in alfabeto fonetico internazionale con [d͡ʒ], ovvero la g di gioco o gioia (per alcuni esempi di pronuncia, sia in arabo sia in altre lingue, cfr. http://it.forvo.com/word/jihad/#ar).
Questa parola, che è, per ovvie ragioni, molto diffusa nel mondo, viene pronunciata in modi lievemente differenti a seconda della lingua in cui si è acclimatata: in inglese, per esempio, è in linea di massima pronunciata con la j affricata postalveolare sonora (come jolly).
Il DOP, Dizionario di Ortografia e Pronunzia, cita per l'italiano una pronuncia semplificata, più vicina alla grafia e alle norme fonetiche dell'italiano: [giàd], dato che il suono ʒ in italiano non esiste a inizio parola, la h di norma non è udibile e la pronuncia solitamente ricalca la grafia.
La documentata esistenza di pronunce diverse, soprattutto per quello che riguarda la lettera iniziale ([ʒ] o [d͡ʒ]), si trasmette anche al derivato italiano jihadista, con conseguenti incertezze nella scelta dell'articolo: pronunciando [ʒ], viene da accostare il suono al corrispondente sordo esistente in italiano, [ʃ], scegliendo, di conseguenza, lo/gli (come faremmo per lo sciocco/gli sciamani); se si pronuncia [d͡ʒ], invece, si tenderà a scegliere il/lo (come per il gioco/i gelosi).
Detto questo, in italiano esiste già una pronuncia (e di conseguenza una scelta dell'articolo) più diffusa. Un controllo su Google permette di verificare che il jihadista si impone di quasi dieci volte su lo jihadista: 38.700 risultati contro 4.370 in contesti italiani, mentre i jihadisti compare 367.000 volte contro le 78.700 volte di gli jihadisti. Consultando gli archivi dei quotidiani, su "Repubblica" troviamo 59 risultati per il jihadista e 9 per lo jihadista, 959 risultati per i jihadisti e 201 per gli jihadisti; sul "Corriere della Sera" il vince su lo 17 a 0 e i su gli 268 a 17; l’uso più comune, dunque, è chiaro. Sempre consultando gli archivi dei quotidiani, notiamo anche che l’oscillazione è presente da lungo tempo: i primi risultati del termine su "Repubblica" sono del 2001 con entrambi gli articoli, mentre sul "Corriere" le occorrenze con i risalgono al 2003 e quelle con gli al 2005.
La forma prevalente, insomma, è ben riconoscibile, e per chiarezza comunicativa potrebbe essere opportuno adeguarvisi: il jihadista/i jihadisti. Ciononostante, considerata la possibile pronuncia del termine nella sua lingua di provenienza e in altre lingue del mondo in cui la parola di è diffusa, come in francese, è senz’altro ammissibile anche l'altra soluzione (lo jihadista/gli jihadisti). È un uso, quindi, nei confronti del quale possiamo dimostrarci particolarmente tolleranti: l’importante, ancora una volta, è operare una scelta chiara ed evitare l'alternanza di forme diverse all'interno dello stesso testo.
A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
20 aprile 2015
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