Venerdì 4 aprile 2014 alle ore 9, nella Villa medicea di Castello sede dell’Accademia della Crusca, in via di Castello n. 46 a Firenze, si tiene il convegno «Lingua e processo. Le parole del diritto di fronte al giudice». Il convegno è organizzato dall’Accademia della Crusca, dal Centro di Studi per la Storia del Pensiero Giuridico Moderno, dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Firenze e dalla Scuola Superiore della Magistratura.
La giornata si apre con i saluti di Alberto Tesi (Rettore dell’Università degli studi di Firenze), Nicoletta Maraschio (Presidente dell’Accademia della Crusca), Valerio Onida (Presidente della Scuola superiore della magistratura), Giovanni Tarli Barbieri (Direttore del Dipartimento di scienze giuridiche), Paolo Cappellini (Direttore del Centro di studi per la storia del pensiero giuridico moderno), Sergio Paparo (Presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze).
Intervengono: Federigo Bambi (Università di Firenze), Valerio Onida (Presidente della Scuola superiore della magistratura), Bice Mortara Garavelli (Accademia della Crusca), Raffaele Sabato (Scuola superiore della magistratura), Maria Vittoria Dell’Anna (Università del Salento), Ernesto Aghina (Scuola superiore della magistratura), Patrizia Bellucci (Università di Firenze), Aldo Travi (Università Cattolica del Sacro Cuore), Michele A. Cortelazzo (Università di Padova), Silvia Ferreri (Università di Torino), Remo Caponi (Università di Firenze), Marina Pietrangelo (Istituto di teoria e tecniche dell’informazione giuridica). Conclusioni a cura di Francesco Sabatini (Accademia della Crusca) e Paolo Grossi (Corte Costituzionale).
Non si vuole processare la lingua, né tanto meno, questa volta, la lingua del diritto. Lo scopo è diverso e forse più ambizioso: vedere se la lingua giuridica all’interno del processo si trasforma, e come. E più che fornire risposte, il convegno dovrebbe servire a bene impostare una serie di domande. A partire da quella più generale. È giusto considerare il processo come il punto d’incontro tra diversi registri della lingua del diritto: la lingua della legge, quella dei giudici e quella degli avvocati? Questo complesso di relazioni si atteggia diversamente nei modelli di processo che conosce il nostro ordinamento: il processo civile, quello penale, quello amministrativo, quello costituzionale, quello di fronte alle varie Corti europee. E ogni contesto viene esaminato, mettendo a fronte due prospettive diverse: quella del giurista e quella del linguista.
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