Il Piano Scuola 4.0 adottato con decreto del Ministro dell’istruzione n. 161 del 14 giugno 2022 ha lo scopo di inquadrare le attività didattiche orientate al futuro, legate alla digitalizzazione. Susanna Tamaro sul “Corriere della Sera” del 20 dicembre 2022 lo ha definito però “altamente preoccupante”. Senza entrare nel merito dei contenuti didattici e pedagogici, ma limitandoci alle questioni linguistiche di nostra competenza, osserviamo che alcune critiche della scrittrice riguardano l’eccesso di anglismi presenti nel testo: ha parlato di eccessiva abbondanza di termini inglesi, di "pomposo fraseggio atto a mascherare la fumosità degli intenti". Il programma dovrà avvenire in quattro passaggi: "Background, il primo, Framework, che unisce il secondo e il terzo e, da ultimo, Roadmap". Ma, continua la scrittrice, "questi passaggi risultano piuttosto oscuri e ancora più oscuro mi appare il modo di realizzarli". Si può continuare registrando alcuni anglismi presenti nel testo: la trasformazione degli ambienti di apprendimento va sotto il nome di Next generation classrooms; le "azioni" sono definite Next Generation Class, Next Generation Labs; è prevista la rendicontazione di milestone e target; sono evocati i principi del Do No Significant Harm, si parla di check list, di compiti di driver dell'innovazione, mentoring, Digital board, peer learning, problem solving, multiliteracies, debate, gamification, making, blockchain, Task force Scuole, outcome. Anche la rivista specialistica La tecnica della scuola è intervenuta in maniera critica il 7 gennaio 2023 condannando quello che appare un eccesso di anglismi.
Ci si può chiedere se questa serie quantitativamente notevole di prestiti integrali in un testo che propone il rinnovamento della scuola italiana sia utile, cioè se effettivamente valga il principio generale dell’inevitabile necessità di parole nuove per indicare nuovi concetti, secondo la tesi fornita da Riccardo Luna il 17 marzo 2022 su "la Repubblica” nel commento alla celebre battuta di Mario Draghi sulla sovrabbondanza di parole straniere. Dobbiamo usare gli anglismi – secondo Luna – perché "da troppo tempo ormai abbiamo smesso di innovare, di inventare cose, e visto che nomina sunt consequentia rerum, i nomi sono conseguenza delle cose, avendo smesso di inventare cose, non abbiamo neanche coniato i relativi nomi". Saranno davvero "prestiti di necessità" tutti quelli introdotti nel Piano?
Probabilmente il Piano Scuola 4.0 ufficiale, in quanto parte del PNRR, non può essere riscritto con facilità. In questo caso, dunque, rinunciamo a proporre sostituzioni di singoli termini, cosa impossibile in un comunicato come questo, ma
proponiamo
che si metta in circolazione una versione del Piano “tradotta” per gli utenti comuni non specialisti, o, più semplicemente, si unisca al documento un glossario interpretativo autentico, in cui si fornisca una spiegazione univoca degli anglismi utilizzati, non solo per verificarne la necessità, l'uso appropriato e la coerenza, ma anche per renderne chiaro a tutti, operatori della scuola e cittadini, il reale contenuto del programma. Come sempre, tradurre significa prima di tutto capire meglio e riflettere sul significato delle parole.
Ricordiamo che il gruppo Incipit si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi ‘incipienti’, scelti tra quelli impiegati nel campo della vita civile e sociale, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana, al fine di proporre eventuali sostituenti italiani. Incipit è costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Annamaria Testa. I comunicati Incipit si leggono nelle pagine web dell’Accademia della Crusca, all’indirizzo: http://www.accademiadellacrusca.it/it/attivita/gruppo-incipit.
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