Firenze, 1° febbraio 2016
Il gruppo Incipit, formatosi nel 2015 presso la Crusca, è costituito da studiosi e specialisti della comunicazione italiani e svizzeri: Michele Cortelazzo, Valeria Della Valle, Jean Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni, Annamaria Testa, e ora anche Paolo D’Achille, che è allo stesso tempo responsabile della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca. Incipit si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi ‘incipienti’, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana.
Il gruppo - giova ripeterlo - si è formato dopo la petizione delle 70.000 firme raccolte da “#Dilloinitaliano” e dopo il convegno fiorentino del 23-24 febbraio 2015 su “La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi” (di cui sono usciti gli atti in forma di e-book).
Il gruppo Incipit, che si è dato il compito di esprimere un parere sui forestierismi di nuovo arrivo impiegati nel campo della vita civile e sociale, respinge ogni autoritarismo linguistico, ma, attraverso la riflessione e lo sviluppo di una migliore coscienza linguistica e civile, suggerisce o appoggia alternative italiane che possono essere fruttuosamente e vantaggiosamente utilizzate dagli operatori della comunicazione e dai politici, e che sono degne di entrare stabilmente nella lingua nazionale.
Il gruppo ha già espresso un mese fa il proprio parere su “Hot spot” per indicare i Centri di identificazione dei migranti, e su “voluntary disclosure” per indicare la collaborazione volontaria. Questi due forestierismi sono stati oggetto dei due primi comunicati stampa di Incipit.
È ora la volta di un termine di cui si stanno occupando le cronache, cioè “smart working”. In Italia si sta lavorando, appunto, a un disegno di legge sullo “smart working”, tema a cui si è dedicato il giuslavorista Maurizio Del Conte: si tratta di una nuova forma di tele-lavoro che permetterà ai dipendenti svolgere la loro attività in modo più flessibile, ad esempio dalle loro case, per via telematica. Noi riteniamo che l’italiano “lavoro agile” sia un perfetto equivalente, con il vantaggio della maggiore trasparenza. Con grande piacere dobbiamo notare che non siamo isolati in questa opinione: dopo l’incertezza iniziale, “smart working” sta perdendo terreno e lascia il posto al trasparente ed espressivo “lavoro agile”. I giornali ormai definiscono così questa nuova forma di attività. Di ciò siamo pienamente soddisfatti, anzi ringraziamo, anche a nome dell’Accademia, i giornalisti e gli addetti ai lavori che, per una volta, non si sono abbandonati senza riserve al forestierismo.
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