La giornata in ricordo di Giovanni Nencioni. Una presentazione

di Claudio Marazzini

Il contributo fa parte degli atti del convegno Giovanni Nencioni a dieci anni dalla scomparsa, svoltosi in Accademia l’11 settembre 2018 per ricordare il grande linguista e Presidente dell’Accademia della Crusca dal 1972 al 2000. 

L’evento per il quale siamo oggi riuniti, nella data canonica dell’11 settembre, come ogni anno, è la consegna del Premio “Giovanni Nencioni”. Come sapete, viene assegnato a una tesi di dottorato in linguistica italiana discussa all’estero particolarmente meritevole. Siamo abituati a questo evento, che spesso uniamo a un incontro dei giovani premiati con il Direttivo, o a qualche altra iniziativa di rilievo che si svolga parallelamente in Accademia. Però questa volta, come sapete tutti, l’evento basta a sé stesso, perché oggi la ricorrenza è speciale: sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Giovanni Nencioni. Per questa occasione, per il decennale, abbiamo organizzato un programma un po’ più impegnativo. Abbiamo convocato alcuni ospiti importanti, che ci parleranno di Giovanni Nencioni. A loro darò subito la parola, perché il mio compito è soltanto quello di portare i saluti e di dare il benvenuto da parte dell’Accademia. Subito dopo di me parlerà il dottor Benedetti, Presidente dell’Associazione degli Amici dell’Accademia della Crusca: è una presenza ben nota che ci accompagna, ci aiuta e ci segue sempre. Ricordiamo che il Premio è finanziato appunto dagli Amici della Crusca. Avremo dunque il saluto del dottor Benedetti, poi si svolgeranno due sessioni di lavoro, come in un convegno: la prima sarà presieduta da Nicoletta Maraschio, e vedrà gli interventi di Gian Luigi Beccaria e di Pier Marco Bertinetto; Salvatore Sgroi, la cui presenza era prevista dal programma, è purtroppo assente, ma ha inviato comunque un breve testo scritto, che leggeremo. La seconda sessione sarà affidata alla direzione di Francesco Sabatini. In essa sono previsti i contributi di Elisabetta Benucci e di Rita Romanelli, preceduti dall’intervento, molto atteso da tutti noi, di Salvatore Settis. Il professor Settis fu collega di Nencioni alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Seguirà quindi la cerimonia della premiazione, come avviene tutti gli anni. In questa edizione abbiamo due vincitori, anzi due vincitrici ex aequo. Seguirà un concerto del Quintetto di fiati del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. Così si chiuderà la nostra giornata in memoria di uno studioso di cui è inutile che io ricordi la grandezza, così come è inutile che io unisca ai vostri ricordi anche i miei ricordi personali, anche perché i miei ricordi di Giovanni Nencioni sono più limitati: non ho avuto occasione di incontrarlo molte volte, e tuttavia sono stati momenti estremamente significativi, fra l’altro preceduti dai racconti del mio maestro Gian Luigi Beccaria, qui presente. Beccaria mi parlava non di rado di Nencioni e dei suoi rapporti con i maestri della scuola torinese, in particolare Benvenuto Terracini. Forse l’aneddoto che mi aveva maggiormente colpito sarà pubblicamente narrato oggi. Si tratta di una racconto in cui ha una parte importante il paesaggio di Firenze, così come lo si può vedere dalla finestra della casa che fu di Giovanni Nencioni; ma non voglio anticipare ciò che probabilmente sarà detto molto meglio tra poco. Diamo dunque l’avvio al nostro programma.