La questione della lingua della ricerca e dell'insegnamento universitario (contro la ricorrente pretesa di imporre l'inglese al posto dell'italiano) ha attirato molte volte l'attenzione dell'Accademia della Crusca. L'ultima occasione di dibattito è stata, a gennaio 2018, la decisione del MIUR di diffondere un bando Prin 2017 che richiede la presentazione di domande compilate in lingua inglese, con l'italiano marginalizzato o eliminato, decisione a cui Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia, ha dedicato un Tema sulle pagine di questo sito.
Riferita a fatti meno recenti, ma molto attesa, è la sentenza del Consiglio di Stato, resa pubblica il 29 gennaio 2018. Con essa, il Consiglio applica i principi guida contenuti nella sentenza n. 42 della Corte Costituzionale (decisione del 21/02/2017) e respinge definitivamente il ricorso in appello presentato dal MIUR e dal Politecnico di Milano contro la sentenza di primo grado del Tar di Lombardia. Il Consiglio di Stato ribadisce l'importanza e la funzione della lingua italiana in nome della tutela del patrimonio culturale, del principio d'eguaglianza, della libertà d'insegnamento e dell'autonomia universitaria.
Come già nella sentenza precedente, anche in questo caso si è affermato come la lingua italiana non debba essere costretta "in una posizione di marginalità": al contrario, nell'attuale condizione storica e politica, "il primato della lingua italiana non solo è costituzionalmente indefettibile, bensì - lungi dall'essere una formale difesa di un retaggio del passato, inidonea a cogliere i mutamenti della modernità - diventa ancor più decisivo per la perdurante trasmissione del patrimonio storico e dell'identità della Repubblica, oltre che garanzia di salvaguardia e di valorizzazione dell'italiano come bene culturale in sé".
Secondo il Consiglio, un Ateneo che predisponesse la propria offerta formativa contemplando interi corsi di studio impartiti esclusivamente in una lingua diversa dall'italiano, "anche in settori nei quali l'oggetto stesso dell'insegnamento lo richieda", provocherebbe un "illegittimo sacrificio" dei principi costituzionali del primato della lingua italiana richiamati dalla Corte Costituzionale.
Questo, si afferma, per tre ragioni: perché l’esclusività della lingua straniera "estrometterebbe integralmente e indiscriminatamente la lingua ufficiale della Repubblica dall'insegnamento universitario di intieri rami del sapere"; perché "imporrebbe, quale presupposto per l'accesso ai corsi, la conoscenza di una lingua diversa dall'italiano, così impedendo, in assenza di adeguati supporti formativi, a coloro che, pur capaci e meritevoli, non la conoscano affatto, di raggiungere “i gradi più alti degli studi”, se non al costo, tanto in termini di scelte per la propria formazione e il proprio futuro, quanto in termini economici, di optare per altri corsi universitari o, addirittura, per altri atenei"; e infine perché "potrebbe essere lesiva della libertà d'insegnamento, poiché, per un verso, verrebbe a incidere significativamente sulle modalità con cui il docente è tenuto a svolgere la propria attività, sottraendogli la scelta sul come comunicare con gli studenti, indipendentemente dalla dimestichezza ch'egli stesso abbia con la lingua straniera; per un altro, discriminerebbe il docente all'atto del conferimento degli insegnamenti, venendo questi necessariamente attribuiti in base a una competenza - la conoscenza della lingua straniera - che nulla ha a che vedere con quelle verificate in sede di reclutamento e con il sapere specifico che deve essere trasmesso ai discenti".
La sentenza precisa, infine, che i principi costituzionali citati, "incompatibili con la possibilità che intieri corsi di studio siano erogati esclusivamente in una lingua diversa dall'italiano", non lo sono tuttavia con la possibilità, "per gli atenei che lo ritengano opportuno, di affiancare all'erogazione di corsi universitari in lingua italiana corsi in lingua straniera, anche in considerazione della specificità di determinati settori scientifico-disciplinari".
Condividiamo il collegamento alla sentenza, e rimandiamo anche alla pagina della sezione "Notizie" nella quale abbiamo raccolto in passato le iniziative dedicate al tema dell'insegnamento universitario nella sola lingua inglese cui l'Accademia della Crusca o i suoi membri o collaboratori hanno partecipato.
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