Fare filosofia in italiano: fra Ottocento e Novecento Linguisti e filosofi si confrontano su pensatori in lingua italiana

Firenze, Accademia della Crusca, 7 giugno 2018

Lunedì 11 e martedì 12 giugno 2018 si terrà a Firenze il convegno Fare filosofia in italiano: fra Ottocento e Novecento. Linguisti e filosofi si confrontano su pensatori in lingua italiana, organizzato dall’Accademia della Crusca e dalla Società Filosofica Italiana.

I lavori prendono il via lunedì 11 giugno alle ore 15.00, nella Villa medicea di Castello, con l’introduzione ai lavori del Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e proseguiranno in una serie di dialoghi tra linguisti efilosofi dedicati ad alcuni dei pensatori più importanti dell’Ottocento e del Novecento.

 

Un linguista e un filosofo parlano di…                                        

 

Carlo Cattaneo:                   Francesca Geymonat e Fabio Minazzi;

Giacomo Leopardi:             Stefano Gensini e Gaspare Polizzi;

Vincenzo Gioberti:              Massimo Fanfani e Mauro Letterio;

 

per l'Ottocento;

                                                                   

Benedetto Croce:                 Davide Colussi e Giuseppe Giordano;

Giovanni Gentile:                Giuseppe Polimeni e Rosella Faraone;

Guido Calogero:                  Giorgio Graffi e Emidio Spinelli;

 

per il Novecento.

 

Al di là dell’indubbio interesse suscitato dalle figure di questi pensatori italiani e dei fecondi spunti di riflessione che le loro posizioni possono ancor oggi offrire, il segnale che l’Accademia e la Società Filosofica vogliono inviare al mondo della scuola è il seguente: si può e si deve usare la lingua italiana per scopi speculativi e per analisi qualitative di grande impegno.

Non è possibile, come è accaduto di recente, far credere che la dialettica del pensiero si esprima attraverso quello che è stato definito il “debate”, come se la retorica classica, la scuola medievale e la Ratio studiorum gesuitica non avessero proposto da secoli, e in forma anche più raffinata, i medesimi modelli che negli ultimi mesi ci sono giunti attraverso il MIUR, riverniciati con un po’ di modernità tecnologica.

Si può e si deve far filosofia in italiano. Altrimenti, in maniera quasi inavvertita, si snatura l’impostazione filosofica di taglio storico e critico, tipica della tradizione italiana.

 

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