Assùrgere

Alcuni lettori ci chiedono chiarimenti sul verbo assurgere: può essere transitivo? Ed esiste la forma riflessiva? L’ausiliare è essere o avere?

Risposta

Capita spesso che una parola sconfini nell’uso in un’altra, cui è affine o per significato o per significante o magari per entrambi. È un errore comune. È il caso delle domande su assurgere poste dai nostri lettori. Assurgere (o assorgere) significa, nei non frequenti usi, specialmente letterari o formali, ‘alzarsi, levarsi a una posizione (anche e soprattutto figurata) superiore a quella precedente’. Inizialmente ed etimologicamente, ha il valore di ‘alzarsi, levarsi in piedi (da sedere)’, come nel poemetto giovanile (Urania) di Alessandro Manzoni:

Di tanti doni avventurata in mezzo / Corinna assurse: il portamento e il volto / stupia la turba

soprattutto per rendere onore, come in questo passo di un Dialogo del Tasso, dove ha significato proprio:

Così nè l’inchinarsi, nè l’assorgere, nè l’adorare son sempre argomento d’opinione benefattiva.

Oppure ha il valore figurato di raggiungere un livello qualitativamente superiore, come in questo passo (dal GDLI), riferito al pittore Cézanne, di Ardengo Soffici:

imprimendo … alla sua opera quel­l’aspetto di vastità reale e ideale, che fa assurgere il fatto più volgare alla dignità di simbolo perpetuo di vita

Si tratta di un latinismo, attestato, secondo il GDLI, dai primissimi dell’Ottocento (in Vincenzo Monti) e reperibile su Google libri in vari repertori dello stesso periodo e posteriori. È parola dotta, non familiare al parlante comune e quindi più esposta a slittamenti di significato, come quelli segnalati dai nostri lettori. Ad esempio, due di essi le attribuiscono il senso di verbi semanticamente e foneticamente limitrofi ma diversi, come ergere o elevare

abbiamo scelto l’ulivo assurgendolo a metafora della nostra azienda...

Nel 1061 Ruggero d’Altavilla si impadronì del fortilizio assurgendolo a testa di ponte per la conquista normanna...

Ora, i verbi con cui assurgere è scambiato sono transitivi e perciò viene anch’esso costruito in questi esempi con l’oggetto diretto (lo), che invece non ammette essendo intransitivo. Per la verità, nell’antico italiano meridionale, come attesta il TLIO, assurgere è stato usato transitivamente, come mostra questo caso dalle Esposizioni sulla Commedia del napoletano Maramauro:

doppo lui verrà Di ver’ ponente un papa senza lege e di più laida opra, tal che per la soa grande simonia non sarà ricordata «né la mia, né quella del dicto Bonifatio», per far assurgere frati, nepoti e parenti

dove il nostro verbo significa ‘far salire a posizione socialmente, economicamente, politicamente più alta’ “frati, nepoti e parenti”, sintetizza cioè l’attività tipica di un papa simoniaco. Il retroterra meridionale potrebbe spiegare perché due lettori del Sud (di Matera) propongano oggi un quesito che investe non solo il significato di assurgere, ma anche la sua costruzione. Nei casi segnalati, dunque, assurgere è costruito impropriamente e gli è attribuito un significato non suo. Succede che, specie quando si vuole alzare il livello del proprio stile, si cada in eccessi e veri e propri errori come quello su cui ci interrogano i nostri lettori. Per altro, questi slittamenti di assurgere in altre aree semantiche sono riscontrabili già in vari testi ottocenteschi, anche, non a caso, nella Guerra del Vespro (1842) di un grande storico meridionale come Michele Amari:

Alla morte di Federigo, pronto il pontefice assurse a schiantar d’Italia l’emula casa sveva

dove assurse sta per ‘si lanciò, si levò’. Ma resta un’improprietà.

È possibile trovare in rete anche un altro errore di significato (e a volte anche di costruzione) di assurgere, precisamente tutte le volte che la forma attiva “assurta in cielo”, che vale ‘salita in cielo’, è confusa con la passiva di “assunta in Cielo”, detta della Madonna e di altre donne celesti della religione e della poesia.

La costruzione intransitiva non consente poi la forma riflessiva propria di assurgere, come capita agli intransitivi; basti pensare a camminare o a giungere. Per assurgere non sono attestate neppure le forme pronominali medie, come in andarsene o tornarsene. Perciò se è corretto il significato, non è corretta la forma di “mi sono assurto”, su cui ci interroga un lettore di Firenze, attribuendo ad assurgere il costrutto dei sinonimi ‘levarsi, elevarsi’, che invece ammettono la riflessività deliberata. Infine, l’ausiliare di assurgere è essere e non è accettabile avere (per un orientamento sul complesso problema degli ausiliari dei verbi intransitivi si veda qui, qui e qui).

Vittorio Coletti

6 marzo 2023


Agenda eventi

  Evento di Crusca

  Collaborazione di Crusca

  Evento esterno


Avvisi

Riapertura della sala di consultazione della Biblioteca

Avviso dalla biblioteca

Da mercoledì 17 maggio 2023 la Biblioteca dell’Accademia della Crusca riaprirà la sala di consultazione, a seguito della conclusione dei lavori di installazione del nuovo impianto antincendio.

Vai alla sezione

Notizie dall'Accademia

Scomparso l'accademico Antonio Daniele

29 mag 2023

La cerimonia di premiazione del concorso Ceresio in giallo 2022-2023

19 mag 2023

Progetto Le parole tecniche di Dante ai nostri giorni

12 mag 2023

I cento anni dell'accademico Pietro Fiorelli

03 mag 2023

L'Accademia della Crusca elegge un nuovo presidente e un nuovo Consiglio

27 apr 2023

Le parole del fascismo: il libro degli accademici Della Valle e Gualdo edito in collaborazione con "la Repubblica"

11 apr 2023

L'Accademia risponde a un quesito sulla parità di genere negli atti giudiziari posto dal Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione

09 mar 2023

Le settimane estive della Crusca: corsi per docenti di italiano all’estero

06 mar 2023

Vai alla sezione