Alcuni lettori ci segnalano l’impiego del verbo colloquiare come transitivo con il valore di ‘sottoporre a colloquio’; altri lettori ci segnalano l’uso del sintagma colloquio orale: non è un’inutile ripetizione?
Le domande dei nostri lettori mi confermano la presenza di un fenomeno in cui mi sono imbattuta anch’io, già diverse volte, in ambito universitario, soprattutto in riferimento ad attività di orientamento e, più in generale, di selezione di candidati per tutoraggio, borse di studio, contratti di ricerca, assegni di ricerca, borse dottorali. Nella comunicazione tra uffici e commissioni giudicatrici è frequente sentire il verbo colloquiare usato transitivamente in frasi del tipo: “ci sono tot candidati da colloquiare”; “sono stati colloquiati tot candidati”; “la commissione ha colloquiato tot partecipanti”, in cui espressioni meno economiche per numero di parole, come “sono stati sottoposti a colloquio”, “la commissione ha fatto il colloquio a…” vengono condensate in un’unica forma verbale che però, per l’appunto, coincide con un verbo che in italiano ha soltanto costruzione intransitiva. Tutti i dizionari sincronici, infatti, registrano colloquiare come intransitivo, derivato del sostantivo colloquio, con reggenza preposizionale (quindi “colloquiare con qualcuno”) e offrono una rosa di significati che va dai registri più formali ‘essere a colloquio, trattenersi in colloquio’, per riferirsi a colloqui di una certa rilevanza, ad esempio professionali, politici, istituzionali, passando attraverso accezioni non marcate come ‘conversare, dialogare, discorrere, parlare’, fino a usi scherzosi con il valore di ‘chiacchierare’ in modo amichevole e allusivo. In ogni caso la costruzione richiesta dal verbo prevede un soggetto che colloquia con qualcuno (e non qualcuno).
Prima di proporre un’ipotesi sul processo linguistico che ha portato al costrutto transitivo di colloquiare, proviamo a verificare quanto esso sia effettivamente diffuso e soprattutto se, e in che misura, da un ambito prevalentemente orale, di comunicazione burocratica e aziendale, sia filtrato anche nella lingua scritta. La rete, attraverso una ricognizione con Google sulle pagine in italiano (al 5/3/2021), non restituisce molte occorrenze, ma ci dà qualche utile riferimento in merito al periodo di comparsa della forma, oltre a confermare l’ambito in cui è stata utilizzata inizialmente e da cui si è irradiata. Per cercare di isolare soltanto gli usi transitivi da tutte le possibili occorrenze del verbo, la ricerca è stata impostata su due stringhe ad hoc: in forma attiva “colloquiare i candidati” e, in forma passiva, a ulteriore conferma dell’avvenuto slittamento al valore transitivo del verbo, “sono stati colloquiati”.
Per “colloquiare i candidati” sono emerse 286 occorrenze, prevalentemente all’interno di pagine web di agenzie formative e di orientamento, ma anche in siti di istituzioni pubbliche quali Regioni, Città metropolitane, Università. Questi alcuni esempi:
Già negli scorsi anni molte aziende si regolavano in questa maniera, considerando questo modo di colloquiare i candidati particolarmente agevole ed efficiente. (corrierenazionale.net, 10/9/2020)
Scaduti i termini per la presentazione delle candidature viene costituita la Commissione che ha il compito di colloquiare i candidati e di stilare la graduatoria. (Procedura di selezione e assunzione del personale, Amos, 3/2/2020)
A metà marzo si terrà un JOB SPEED DATE virtuale in cui sarà possibile colloquiare i candidati per procedere al miglior match possibile prima dell’avvio dello stage. (Apro, agenzia Formativa e di orientamento)
Si procederà a colloquiare i candidati risultati “idonei con riserva” al primo step che più rispondono alle skills richieste dalle funzioni di Business. (Avviso per l’attivazione di contratti di apprendistato e di alta formazione presso il Monte dei Paschi di Siena)
Interessante, nel testo di presentazione del “JobDay del Placement” [sic] dell’Università di Parma, la compresenza, a distanza ravvicinata, di espressioni analitiche composte da verbo + colloqui (fare/condurre/effettuare colloqui) e del verbo colloquiare impiegato in forma transitiva:
Non sarà possibile condurre colloqui attraverso le piattaforme UNIPR. In caso si volessero effettuare colloqui conoscitivi durante lo slot temporale a disposizione, sarà necessario avere più referenti di supporto che potranno colloquiare i candidati privatamente su piattaforme aziendali. In ogni caso un vostro referente dovrà essere a disposizione per interagire con studenti e laureati presenti in aula. (JobDay 2020)
Per la stringa “sono stati colloquiati” si ricavano 197 occorrenze, tra le quali ne spicca una significativamente precoce. Si tratta di un passo presente in un articolo pubblicato nel 2012 (Chi ha paura dei numeri grandi? di Mario Donati e Silvia Sbaragli, "Bollettino dei docenti di matematica", 64, 2012, 63-78) in cui ricorre, oltre alla frase “La scelta dei bambini da colloquiare”, l’uso in forma passiva del verbo: “Complessivamente sono stati colloquiati 42 bambini”. Le attestazioni rintracciate si collocano prevalentemente nell’arco degli ultimi 3/4 anni, mentre questa risale a quasi 10 anni fa e contiene la forma passiva, segno della percezione del parlante (in questo caso degli scriventi) di maneggiare un verbo transitivo, quindi utilizzabile nella forma passiva.
Altri esempi più recenti li troviamo anche in siti ufficiali:
Gli aderenti al progetto sono stati colloquiati e orientati individualmente al lavoro (Attività di orientamento, Ministero della Difesa)
Centinaia di giovani sono stati colloquiati dalle aziende (Città metropolitana di Firenze, Fiera del lavoro)
Di questi quasi tutti sono stati colloquiati, anche con il supporto dei Navigator, e nei casi previsti dalla norma hanno poi sottoscritto il Patto Lavoro (Centri per l’Impiego della Provincia di Bergamo)
Si tratta dunque di un uso che appare ancora abbastanza contenuto e limitato a determinati ambiti, burocratici e aziendali, connesso alle attività di selezione, assunzione e gestione del personale, invalso già da qualche anno, ma non entrato ancora nella lingua comune e tanto meno segnalato dai dizionari. Sul processo di formazione del verbo colloquiare transitivo, quindi con il significato di ‘sottoporre a colloquio’, ‘esaminare/valutare con un colloquio’, ritengo che si debba ripartire dalla base colloquio, che è già all’origine del normale colloquiare intransitivo, ma che ora viene ripresa, sempre applicando desinenza in -are, sul modello di altre formazioni recenti già trattate in questa sezione, per cui come da scadenza si sta facendo scadenzare (‘fissare scadenze’) o da appuntamento, appuntamentare (‘fissare appuntamenti’), da colloquio si fa colloquiare transitivo, trascinato dalla tendenza alla transitivizzazione di intransitivi già vista in questa sede (si veda per esempio qui, qui o qui). In questo senso possono aver influito almeno due fattori: la maggior economia del verbo transitivo rispetto a espressioni più articolate del tipo sottoporre a colloquio, esaminare attraverso colloquio, ecc. e l’accezione più tecnica, specifica del colloquio inteso come prova di selezione, che poco ha a che vedere con il colloquiare tipico di conversazioni qualsiasi (che resta, tra l’altro, di registro piuttosto sostenuto e a cui vengono preferiti nell’uso verbi come parlare, conversare, chiacchierare). In questo caso però l’incontro tra il sostantivo colloquio e la desinenza -are ha “rigenerato” una forma già presente in italiano, con significato e struttura sintattica differenti, creando una sorta di cortocircuito interno alla lingua e nella percezione dei parlanti.
Difficile prevedere le future evoluzioni. Senz’altro si nota una certa produttività di forme simili, soprattutto nel linguaggio burocratico-aziendale, ma d’altro canto si registra anche una certa resistenza da parte dei parlanti che probabilmente contribuisce a contenerne la propagazione nella lingua comune e quindi l’ingresso nei dizionari che, nel caso specifico di colloquiare, porterebbe all’eventuale aggiunta dell’accezione transitiva del verbo alla voce già presente.
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Visto che abbiamo trattato il verbo colloquiare e quindi la base colloquio su cui si è formato, ci sembra la sede opportuna per rispondere anche ad alcuni utenti che ci hanno segnalato la presenza, abbastanza consistente soprattutto nei documenti del MIUR, della dicitura colloquio orale per indicare l’esame o la prova orale prevista nei concorsi e, in particolare, nell’esame di maturità.
Si tratta di una delle molte ridondanze tipiche del linguaggio burocratico che nascono nell’intento di evitare ambiguità e fraintendimenti, ma che talvolta producono pleonasmi (ripetizioni) con l’effetto opposto di appesantire e rendere inutilmente complicati i testi (un esempio per tutti entro e non oltre dove il semplice entro è sufficiente a indicare con chiarezza un termine di scadenza).
Nel caso di colloquio orale siamo di fronte a una ridondanza semantica analoga: nei tratti che compongono il significato della parola colloquio, infatti, è già presente quello etimologico di ‘parlare insieme’ (dal lat. colloquium, der. di collŏqui ‘parlare insieme’, comp. di con- e loqui ‘parlare’), ed è quindi già insita la modalità orale dello scambio verbale; dire che un colloquio è orale risulta pertanto una precisazione che non aggiunge alcuna informazione nuova e rischia soltanto di appesantire il testo o di far sorgere qualche dubbio nel lettore (“perché si specifica che è orale? Sarà previsto anche qualche altro tipo, e quale mai, di colloquio?”).
Purtroppo il linguaggio burocratico-amministrativo tende a essere replicato da un documento all’altro talvolta senza troppa attenzione e così espressioni e costrutti arrivano inosservati fino all’utente che può criticamente porsi delle domande, come acutamente hanno fatto i nostri interlocutori, ma può anche legittimamente ritenere corrette tali diciture perché provenienti da documenti ufficiali e dunque attendibili.
In questo caso specifico, oltre allo stereotipo burocratico, possiamo ipotizzare un’interferenza con forme affini: nei concorsi e negli esami si sostengono prove scritte e prove orali e queste ultime si svolgono appunto in forma di colloquio; con molta probabilità da questo incrocio con prova/esame orale e colloquio (che è la forma in cui si esplica la prova) si è formato il colloquio orale che, di circolare in circolare, si è fissato ed è filtrato nei giornali (nell’archivio della “Repubblica” si rintracciano 230 occorrenze) e nella rete (sulle pagine in italiano di Google al 1/4/2021 si danno 172.000 occorrenze). Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di articoli o pagine relative all’esame di maturità, ma non mancano esempi anche in bandi di enti pubblici e università. Dobbiamo ammettere che anche la Crusca è caduta in fallo e un nostro utente ci ha segnalato la presenza di colloquio orale in qualche procedura amministrativa: grazie all’attenzione di chi ci segue e ci legge, abbiamo modificato l’espressione eliminando l’aggettivo orale e promettiamo per il futuro maggiore attenzione!
Raffaella Setti
26 novembre 2021
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