Derivati dei nomi dei mesi (Ottobre)

Dopo le schede dedicate ai derivati di gennaio, febbraio, marzo, aprilemaggio, giugno, luglio, agosto e settembre continuiamo la pubblicazione della nostra rubrica con la scheda relativa a ottobre. Per le informazioni generali e la bibliografia si rimanda all'Introduzione.

Risposta

Il nome ottobre viene dal latino octōber -bris, derivato di octo ‘otto’: era infatti l’ottavo mese dell’anno nel calendario romano. Nel calendario giuliano e gregoriano è invece il decimo mese. Tra le locuzioni legate al sostantivo, si ricordano rimandare a ottobre (nel passato ordinamento scolastico, ‘far sostenere a uno studente esami di riparazione nella sessione cosiddetta autunnale’) e rivoluzione d’ottobre che indica la “Fase della Rivoluzione russa che prende il nome dagli avvenimenti del 25-26 ottobre 1917, secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia, ossia il 7-8 novembre del calendario gregoriano” (cfr. Enciclopedia Treccani online). La Russia ha infatti adottato il calendario gregoriano soltanto nel 1918, subito dopo la vittoria della Rivoluzione bolscevica.

  • ottembre

Il sostantivo ottembre non è un vero e proprio derivato di ottobre, ma una parola macedonia, come lugliembre, modellata su settembre, novembre e dicembre, che indica un mese che non esiste:

Il mese d’ottobre spezza la serie settembre novembre dicembre, e quindi non vi sarebbe niente di più naturale che esistesse una voce *ottembre per ottobre (e chissà quante volte bambini o stranieri, imparando i nomi dei mesi dell’anno hanno detto ottembre!). Su questa incoerenza del sistema nominale deve aver riflettuto la fantasia popolare il giorno che ad ottembre ha dato il significato di «mai», mascherato sotto la denominazione di un nome praticamente inesistente, ma teoricamente possibile. (Carlo Alberto Mastrelli, Lugliembre e ottembre, “Lingua nostra”, 10, 1949, p. 16)

La voce, ci dice Mastrelli, risulta “assai viva” e “assai diffusa su largo tratto dell’Italia” (ibid.); in effetti, nonostante non sia registrato da alcun dizionario (a differenza di lugliembre, che è presente nel Tommaseo-Bellini, nel DEI e nel GDLI), il sostantivo ottembre risulta ben attestato in rete (29.700 risultati nelle pagine in italiano di Google, in data 15 ottobre 2021).

− Le idi.
− Sì? Le idi?
− ... Di ottembre.
Cesare lasciò la presa sugli abiti.
− Cosa dici? Cos’è ottembre?
− Un mese.
− Tu menti! Non c’è nessun mese di ottembre!
− Questa è la data che il nobile Cesare deve temere, il tempo-che-non-esiste, la circostanza non databile. (Roger Zelazny, Il signore dei sogni, Piacenza, La Tribuna, 1971 (prima ed. italiana); consultabile nella versione digitale del 2015)

Succede che nonostante l’intervento diretto di un ministro che ha provato a sventare la figuraccia, una mostra rischi di saltare o, cosa ormai certa, di slittare a data da destinarsi: 12 dicembre? 14? 16 ottembre? Lugliobre? Mai? Tutte ipotesi possibili. (Edorardo Sassi, Mibac, Giacometti può attendere, “Corriere della Sera”, 1/12/2013, p. 1)

Tramite Google libri è possibile rintracciare alcune attestazioni antiche in cui il sostantivo ottembre è usato al posto di ottobre, a indicare appunto il mese dell’anno. In un volume del 1832 (L’Arte di verificare le date che comincia dalla venuta di G. C., prima versione italiana, vol. XIX, Venezia, Tip. Di Giuseppe Gattei, 1832), è presente un Glossario delle date ossia Lista Alfabetica dei nomi poco conosciuti di alcuni giorni della settimana e del mese, nella cui premessa (p. 495) leggiamo: “Nelle carte ed altri antichi monumenti trovansi i giorni della settimana e del mese sovente nomi particolari, e cui l’uso da lunga pezza proscrisse”. Nel Glossario, a pagina 525, è presente anche il nostro sostantivo: “Ottembre per ottobre”. Inoltre ottèmbre è registrato nel Dizionario romanesco di Fernando Ravaro (Roma, Newton-Compton, 1994).

  • ottobrale

Aggettivo di uso letterario, ottobrale indica qualcosa ‘che è proprio del mese di ottobre, che vi accade’. È registrato soltanto dal GDLI e dal GRADIT, che riportano come data di prima attestazione il 1899:

L’Anima sovrana musicale / alitava nel vespero ottobrale (Tito Marrone, Cesellature, Trapani, Tipografia Fratelli Messina, 1899, p. 54)

Cercando su Google libri è però possibile retrodatare il termine al 1848-1849, a cui seguono diverse attestazioni tra il 1894 e il 1897. In queste prime occorrenze l’aggettivo non è usato esclusivamente in contesti letterari:

Ed il sig. Adolfo Pseudonimo, che per ben dieci anni ha vissuto nell’isola istessa tropicale di Giava, e nella nostra ottobrale villeggiatura tuscolana ci ha narrato tante sorprendenti particolarità di essa isola fino a farci nascere il desiderio di visitarla, verrà con noi, e ci servirà di scorta, e di cicerone. (Avv. Camilli, Escursione da Roma all’isola di Giava. Alla sig. Marchesa Marianna Múti Bussi, “L’Album. Giornale letterario e di belle arti”, XV, 1848-1849, p. 376)

La massima elevazione del termometro poi si ebbe sul finire del mese, cioè nel dì 27 a gradi 24,4. E cosi l’equilibrio, diciamo, del calore ottobrale fu ristabilito, inquantochè la media mensuale risultò di 15 gradi, che è quanto dire esattamente normale. (Adolfo Calamandrei, Annotazioni alle osservazioni meteorologiche dell’ottobre 1894, “Bullettino della R. Società Toscana di Orticultura”, XIX, 1894, p. 352)

Ma tornerà, oh! tornerà. E forse in qualche salotto ben caldo e ben profumato, in qualche teatro splendente, in qualche cena festosa, improvvisamente il viandante d’allora rivedrà il bosco ottobrale […]. (Cosimo Giorgieri Contri, Sulle trame del sentimento, “Vita moderna”, III, 39, settembre 1894, p. 307)

  • ottobrare

Il verbo intransitivo ottobrare è una voce regionale riferibile all’Italia centrale e significa ‘fare scampagnate nel mese di ottobre’:

Oltre ai poeti e ai letterati, salgono con ogni veicolo ad ottobrare su questi colli i cantastorie di tutta la Versilia. (Lorenzo Viani, Il cipresso e la vite, Firenze, Vallecchi, 1943, p. 446)

Il termine è registrato esclusivamente dal GRADIT e dal GDLI, che riporta anche la variante dialettale ottoprare. Nel GDLI è presente anche l’accezione, ormai in disuso, ‘mandare le pecore al pascolo in ottobre in zone dove la vegetazione non può subirne i danni’; tale definizione è tratta dal Nòvo Dizionàrio universale della lingua italiana (1887-91) di Policarpo Petrocchi, nel quale si registra, nella parte inferiore della pagina riservata alla lingua “fuori d’uso” o tipica di alcuni ambiti o territori particolari, la variante ottoprare:

Ottoprare, intr. T. mont. Mandar le pecore in ottobre a pascere dove non son selve da danneggiare.

Il GRADIT e il GDLI considerano il verbo denominale ottobrare come un derivato di ottobre con l’aggiunta del suffisso -are, ma, potrebbe anche trattarsi di una retroformazione dal sostantivo ottobrata (‘scampagnata che si fa nel mese di ottobre’; vedi oltre), che risulta attestato dal 1848. Il GRADIT data ottobrare a prima del 1936, ma su Google libri è possibile rintracciare una prima occorrenza del verbo nel significato di ‘fare scampagnate nel mese di ottobre’ in un volume del 1905:

Ebbi la fortuna di essere ospite dei Billi proprio in quel periodo nel quale il Carducci, come di solito, era andato da loro a ottobrare. (Faliero Bartalini, Da Pilarciano a Bolgheri, Firenze, Tip. di Salvadore Landi, 1905, p. 7)

La presenza, sia pure isolata, di ottoprare nel Nòvo Dizionàrio di Petrocchi fa pensare che il verbo fosse in circolazione già in anni precedenti, ma, considerata la diversa semantica, questo ottoprare potrebbe essere variante dialettale di un verbo indipendente, certamente denominale di ottobre.

  • ottobrarico/ottobratico

Gli aggettivi ottobratico e ottobrarico, non censiti dai dizionari, sono ben attestati in rete e usati (anche sostantivati) in riferimento a una varietà di olivo (al suo frutto o all’olio che con esso viene prodotto), tipica della Sicilia e della Calabria, e più in generale dell’Italia meridionale.

Olivo ottobrarico tondo. Frutto ottuso, più largo verso l’apice. Il legno è di tutti il più duro. Matura il frutto, ossia vaja verso il finir di ottobre.
Ottobrarico perciasacco, od Ottobrarico. Il frutto viene a vajare tra l’Ottobre ed il Novembre: è acuto, un poco curvo. La ramificazione molto folta; il fogliame più verde. Viene a fruttificare ogni anno. (Atti del Real Istituto d’incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli, vol. XI, Napoli, Stabilimento tipografico del Reale Istituto d’incoraggiamento, 1863, p. 471)

Riportiamo, distinte per regioni d’Italia, le principali e più diffuse varietà di olivi: […] Calabria: Coccitano o Sinopolese, Ottobrarico, Caroleo, Mammolese, Cumignana, Curcia, Nicastrese, Roggianese. (dalla voce OLIVO, a cura di Heirich Bodmer e Flaminio Bracci, Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1935)

Sono state messe a dimora circa 200 piante di giovani ulivi di 16 varietà […]. Tra le varietà di ulivo: Leccino, Ottobratico, Nocellare del Belice. (Ulivi anti Xylella nel Salento nasce il campo sperimentale, “la Repubblica”, 11/08/2016)

L’aggettivo ottobrarico è formato con il suffisso -arico, di origine greca e tipico dell’Italia meridionale (cfr. agostarico); trattando il suffisso -arico, Rohlfs 1969 (§ 1110) porta ad esempio le voci calabresi ottobràricu ‘ottobrino’, agustàricu ‘agostino’ e marzàricu ‘marzaiuolo’.

Ottobratico è invece formato con il suffisso -atico, che forma, tra gli altri, aggettivi che esprimono un rapporto di appartenenza o di relazione (cfr. marzatico, maggiatico, lugliatico).

La diffusione di ottobratico è territorialmente più ampia rispetto a ottobrarico e può riferirsi anche ad altre piante da frutto, oltre l’olivo, come, ad esempio, alcune varietà di peschi presenti in Toscana e in alcune zone dell’Italia settentrionale:

Inoltre è sicuramente interdetta la produzione delle varietà settembrine ed ottobratiche, eccezion fatta per le località più a Nord dell’Italia Settentrionale ed in quelle dell’Italia Centrale al disopra dei 400 metri di altitudine. (A. Morettini, Altre due nuove razze di peschi Morettini: la Precocissima - la Gialla di Firenze, “Rivista della ortoflorofrutticoltura italiana”, vol. 37, n. 9-10, 1953, p. 380)

  • ottobrata

Il sostantivo ottobrata, registrato dai principali dizionari dell’uso (il GRADIT lo marca come voce regionale tipica dell’Italia centrale), indica sia una ‘scampagnata che si fa nel mese di ottobre’ (le ottobrate romane), sia una ‘giornata di ottobre particolarmente mite e luminosa’ (accezione, questa, più recente):

Queste notizie dà la Riforma; ma, se per la prima non è il caso di fare osservazioni, poiché la riunione potrà benissimo avverarsi alla metà d’ottobre – epoca celebre a Roma per le così dette ottobrate – non può dirsi lo stesso dell’altra notizia. (Lettere romane, “Corriere della Sera”, 24/8/1879, p. 1)

L’allegria delle ottobrate lungo le ombrose rive della Sorga (Ugo Ojetti, Cose viste, vol. II, Firenze, Sansoni, 1951, p. 74)

I dizionari lo datano come precedente al 1885, mentre secondo lo Zingarelli è attestato dal 1879; sia negli archivi dei quotidiani, sia in Google libri è però possibile trovare occorrenze precedenti a tale data, retrodatando il sostantivo fino al 1848:

31 [ottobre]. Mar. S. Fausta verg. e martire. (Vigilia)
Nell’Ospizio riso, e rape conditi col soffritto di cipolla e salacche. In quest’ultimo giorno d’ottobre viene un’acqua dirotta, si lagnano gli osti fuor di porta, ma ognuno fa i suoi sforzi, e i Carlinanti lo terminano con li maccheroni conditi col sughillo. L’Ospizio passa il vino, ed oggi si sono quasi tutti ubriacati. L’ottobrata anch’ [sic] per essi era convenevole! (G. M. Imolese, Lunario e diario politico, critico, morale e bernesco de’ Carlinanti, ossia Il flagello de’ vizi, Firenze, Giuseppe Celli, 1848, p. 82)

  • ottobresco

L’aggettivo ottobresco non è registrato dai dizionari ma se ne trovano attestazioni in rete e in volumi a stampa, sia come sinonimo di ottobrino ‘proprio, tipico di ottobre’, ‘che accade in ottobre’, sia come sinonimo di ‘rivoluzionario’, in riferimento agli ottobristi (vedi oltre), i membri del partito politico liberale di destra costituitosi in Russia nell’ottobre del 1905:

Ma siamo ormai in piazza Komsomolskaja, la piazza delle tre stazioni: quella di Leningrado è la più “ottobresca”, perché fu lì che arrivò telegraficamente la notizia dell’insurrezione di Pietrogrado e sempre a questa stazione arrivò il treno 4001 con il nuovo blocco di potere al completo capeggiato da Lenin, perché egli entrasse nel Cremlino dalla porta della Santissima Trinità. (Manuel Vázquez Montalbán, La Mosca della rivoluzione, Milano, Feltrinelli, 2008)

Riportiamo le prime due attestazioni rintracciate del termine: nel primo esempio il significato dell’aggettivo è quello di ‘tipico di ottobre, maturato a ottobre’; nel secondo il significato non è così trasparente e non è chiaro se l’ottobresca memoria, che gioca sul rimando a espressioni come di dantesca memoria, faccia riferimento a cene, colezioni, spontini e merennelle oppure al Fusaro (lago che si trova vicino a Pozzuoli):

Corba di frutti ottobreschi – Ci giunge da Padova un panierino di frutti preteriti e presenti, ch’è proprio una delizia. (Frutti clericali, “Roma papale svelata al popolo”, opuscolo secondo, novembre 1868, p. 45)

E se il leccare mentalmente non vi basta, Giuseppe Abate, alias Peppino, alias Caffè di Napoli di un tempo, e Caffè di Europa di oggi, autore, inventore, e promotore di tutti banchetti passati, presenti e futuri, vi farà leccare il resto con cene, colezioni, spontini e marennelle [dim. di marenna ‘merenda’], da non aver precedenti che soltanto al Fusaro, di ottobresca memoria. (La regina della festa La Follia, il Ministro senza portafogli…e quibis Romex [sic], Carne-male - di Napoli del 1887, “La Follia. Giornale serio”, anno XI, n. 5, 29-30 gennaio 1887, p 4)

  • ottobrile

Formato sul modello di settembrile e novembrile, di uso letterario, l’aggettivo ottobrile ‘di ottobre’ risulta scarsamente attestato nei testi a stampa e quasi del tutto assente in rete; non è inoltre registrato dai dizionari. Riportiamo qualche esempio tratto dal corpus di Google libri:

La ridente bellezza del paesaggio, vago delle più vivaci tinte ottobrili, faceva stridente contrasto con l’indicibile ambascia della madre e con il sommesso vagire del figliolo. (Il Meraviglioso. Leggende, fiabe e favole ticinesi, vol. II, Valli del Luganese, Dadò Editore, 1991, p. 187)

Inforcati gli occhiali le cose andarono subito meglio, non saranno stati griffati ma il loro dovere lo facevano, proteggendo i suoi occhi dagli insidiosi raggi di un crepuscolare sole ottobrile che disteso all’orizzonte in quel tramonto sembrava una palla di fuoco in procinto di incendiare la terra. (Alessandro Rubini, La colpa, editore Lulu.com, 2017, p. 9)

La prima attestazione rintracciata del termine è del 1910:

Diremo per incidenza che nei mesi seguenti alla pesca ottobrile dei polpi, questi si trattengono ancora lungo il litorale dove, sorpresi dalle mareggiate, vengono travolti e gettati morti dalle onde sulla spiaggia. (“Annali di agricoltura”, 262, 1910, p. 62)

  • ottobrino

L’aggettivo di uso comune ottobrino, accolto da tutti i principali dizionari sincronici, si riferisce a qualcosa che è ‘proprio, tipico del mese di ottobre’ (pioggia ottobrina, sole ottobrino), che ‘matura in ottobre’ (frutti ottobrini, uva ottobrina) e, per estensione ‘che ricorda l’ottobre, autunnale’:

Ridono tutte in fila le linde casette / ne ’l dolce sole ottobrino, / quale colore di rosa, / qual bianca, come tante comari vestite / de ‘l novo bucato a festa. (Gabriele d’Annunzio, Ottobrata, in Versi d’amore e di gloria, Milano, Mondadori, 1982, p. 104)

La fumea a mezz’aria / del meriggio ottobrino / stempra le poche voci. (Mario Luzi, Dal fondo delle campagne, Torino, Einaudi, 1965, p. 37)

Il GDLI registra anche l’accezione ‘che è stato fatto nell’ottobre, che risale al mese di ottobre’:

Della relazione ottobrina a me non furono mandate né meno le bozze di stampa, credo fu pubblicata non senza errori. (Giosue Carducci, Lettere, vol. 14, Bologna, Zanichelli, 1944, p.109)

La data di prima attestazione segnalata dai dizionari è il 1891; il GRADIT riporta invece il 1875, facendo riferimento all’opera di Antonio Stoppani:

Piogge, che accompagnano l’equinozio d’autunno, volgarmente dette pioggie ottobrine […] Come le pioggie ottobrine sembrano un’anticipazione dell’inverno, così il sereno che le segue pare un ritorno dell’estate. (Antonio Stoppani, Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia, Milano, 1875, p. 79)

Tramite Google libri è però possibile rintracciare diverse occorrenze precedenti, retrodatando l’aggettivo alla seconda metà del Settecento. In un volume del 1771, infatti, si legge dell’antica usanza, celebrata a Roma in occasione delle Idi di ottobre (15 ottobre), di sacrificare il “cavallo di ottobre” in onore del dio Marte:

Si sacrificava a Marte il cavallo Ottobrino nel campo Marzio (Giambattista Bianchi, I Fasti di P. Ovidio Nasone, Venezia, Tommaso Bettinelli, 1771, pag. XXII)

Nel volume Il cuoco galante di Vincenzo Corrado (Napoli, stamperia Raimondiana, 1773) la “Minuta pel pranzo del mese di ottobre” prevede Arrosto di piccioni all’ottobrina (p. 215); nell’edizione del 1793 del medesimo volume (Napoli, stamperia di Nicola Russo, 1793) si trova anche la ricetta del pasticcio di piccioni all’ottobrina (p. 100).

Inoltre è possibile trovare un’attestazione precedente a quelle appena citate nel Vocabolario italiano e inglese di Giovanni Torriano (secondo il frontespizio, compilato per primo da John Florio e “la Crusca”), pubblicato per la prima volta a Londra nel 1659; nell’edizione del 1690 (che siamo riusciti a consultare integralmente), anch’essa londinese, è registrato il lemma Ottobrino con la definizione inglese “of the month of October”.

  • ottobrista

Il sostantivo ottobrista è registrato soltanto dal Vocabolario Treccani e dal GDLI, che lo considerano un derivato di ottobre, e dal GRADIT, secondo il quale si tratta di un calco del francese octobriste (1905); designa un membro del partito politico liberale di destra costituitosi in Russia il 17 ottobre 1905 (corrispondente al 30 ottobre del calendario gregoriano), il cui programma era di tendenza moderata. Il partito, fondato da Aleksandr Ivanovič Gučkov, prese il nome dal “Manifesto del 17 ottobre”, con il quale lo zar aveva introdotto nel 1905 una monarchia costituzionale, e raccolse soprattutto i grandi capitalisti dell’industria tessile e siderurgica e i grandi commercianti. Il termine viene impiegato anche come aggettivo.

Il GRADIT riporta il 1927 come data della prima attestazione in italiano; nell’archivio della “Stampa” e del “Corriere della Sera” è però possibile trovare alcune occorrenze del termine, usato anche come aggettivo, già a partire dal 1906:

I cadetti sono radicali, gli ottobristi (così si chiamano quelli della lega del 17 ottobre) sono moderati. Questi erano e sono ancora i due partiti, i due eserciti combattenti. (La vittoria dei cadetti, “Corriere della Sera”, 18/4/1906)

I partiti costituzionale, democratico ed ottobrista fanno nuovi passi per farsi riconoscere come associazioni lecite. (La giustizia sommaria dei Consigli di guerra e gli ebrei di Siedlice. Un violentissimo manifesto rivoluzionario. Servizio speciale della Stampa, “La Stampa”, 21/9/1906)

Questa dichiarazione obbliga tutti i funzionari ad abbandonare il partito ottobrista in seguito alle recenti circolari ministeriali. Il fatto che gli ottobristi, malgrado le circolari, furono obbligati a proclamarsi dell’Opposizione, è molto significativo, perché alla vigilia della campagna elettorale mostra che non hanno nessuna fede nella azione del movimento popolare verso la reazione. Il manifesto degli ottobristi è forse la miglior prova di una vittoria dei democratici costituzionali. (Un manifesto degli ottobristi. Sulla famosa visita dei deputati inglesi. Servizio speciale della Stampa, “La Stampa”, 13/10/1906)

Su Google libri è possibile rintracciare anche un’attestazione che risale al 1866. In questo caso, tuttavia, il sostantivo ottobristi non fa ovviamente riferimento ai membri del partito politico russo, che, come già detto, si costituì solo nel 1905. In L’Austria [1865-1866] – Il problema e la storia di Ruggiero Bonghi pubblicato sulla “Nuova Antologia di Scienze, Lettere ed Arti” (III, 1866, parte terza, pp. 129-177) si parla della situazione austriaca intorno al 1860. Il 20 ottobre 1860 l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria promuove il Diploma d’Ottobre, con cui ripristina i diritti costituzionali, seguito nel febbraio 1861 da una nuova costituzione, la Patente di Febbraio. Nel brano, in nota, viene citato il saggio di František Palacký Œsterreichs Staatsidee (Idea dello Stato austriaco), composto nel 1865 e pubblicato a puntate sul giornale ceco “Nàrod” tra il 9 aprile e il 16 maggio:

Il Palacký (Œsterreichs Staatsidee, pag. 49) assegna tre forme al dualismo proposto da’ Magiari:
1° Le due metà dell'Impero, delle quali l’una avrà a capitale Vienna, l’altra Pesth, avranno bensì un imperante comune, ma leggi diverse ed indi pendenti le une dall’altre. Questa vorrebbe, adunque, essere una mera unione personale.
2° Vienna e Pesth, sottomesse ad un comune imperante, negozieranno sopra alcune leggi comuni solo in casi straordinarii, quando ve ne sia particolare bisogno. Il famoso «di caso in caso» del Deak; ovvero:
3° Sopra tutte le comuni faccende dell’Impero (che il diploma d’ottobre novera nell’art. 2, la patente di febbraio nell’art. 10), Vienna e Pesth negoziano normalmente, e le spediranno, soggette come sono ad un comune imperante, anche in comune; gli altri affari sono spediti da ciascuna metà di per sè, col beneplacito del sovrano. Codesto sarebbe il dualismo nel senso del conte Szécsen, e come io credo, anche del Kaisersfeld. La forma media pare un compromesso tra le due estreme parti, la prima, che è il cosi detto partito risoluzionista; la seconda, i così detti ottobristi. (pp. 141-142, nota 1)

Il sostantivo, quindi, usato sempre in ambito storiografico, fa riferimento ai sostenitori del Diploma d’Ottobre. Si tratta comunque di un esempio isolato, di cui non si trovano altri riscontri.

Lucia Francalanci

31 ottobre 2021


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