Accettazionista o accettatore? Dubbi all’accoglienza

Alcuni lettori hanno scritto all’Accademia per sapere se la parola accettazionista, usata per indicare l’addetto all’accettazione negli studi medici o in istituti ospedalieri, sia una parola corretta e corrente.

Risposta

Cominciamo subito col dire che il dubbio è lecito, visto che la parola non è registrata in nessun dizionario dell’italiano (antico e contemporaneo), conta pochissime occorrenze in rete (14 risultati nelle pagine in italiano di Google tra singolare e plurale), nessuna attestazione sui quotidiani, e pochissime sul social X (ex-Twitter; tutte le ricerche sono aggiornate al 13/11/2023). Nonostante la povertà numerica delle occorrenze, gli esempi significativi che abbiamo reperito ci inducono a fare un’analisi più approfondita.

Nelle attestazioni rilevate, la parola accettazionista presenta due significati differenti, che riflettono la natura polisemica del suffisso -ista: 1) prevalentemente usato come sostantivo, il termine si riferisce alla mansione specifica di chi si occupa delle pratiche di accettazione in strutture ricettive, e in particolare negli ospedali e nelle ASL; 2) sia come sostantivo sia come aggettivo, in maniera spregiativa e/o ironica, indica ‘chi, o che, aderisce all’accettazionismo’, inteso come quella corrente di pensiero che accetta tutte le verità proposte dalle istituzioni e dai media, opposta al negazionismo.

Il suffisso -ista, dal greco -istēs, che forma nomi d’agente, è documentato già in italiano antico e ha avuto particolare fortuna nel corso dell’Ottocento, quando ha cominciato a formare parole indicanti mestieri e professioni, e poi ancor più nel Novecento, per formare “nomi che indicano dottrine, movimenti, tendenze di vario genere”, spesso derivanti da un nome in -ismo: futurismo > futurista (Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze-Milano, Giunti-Bompiani, 2019 [I ed. Firenze, Sansoni, 1960], p. 888). Il suffisso ancor oggi presenta una vitale produttività per diversi motivi, fra cui la capacità di affissarsi a nomi costituiti da un numero qualsiasi di sillabe, nomi già suffissati e prestiti recentissimi (Maria G. Lo Duca, Il tipo autista; Christian Seidl, Il suffisso -ista, in Grossman-Rainer 2004, pp. 206-208; pp. 414-415; Paolo D’Achille, Maria Grossmann, I nomi di mestiere in italiano tra diacronia e sincronia, in Per la storia della formazione delle parole in italiano: un nuovo corpus in rete (MIDIA) e nuove prospettive di studio, a cura di Paolo D’Achille e Maria Grossmann, Firenze, Cesati, 2017, pp. 145-18; si leggano anche le risposte di Nencioni e di Sgroi).

Il mestiere dell’accettazionista

In questo caso accettazionista deriva da accettazione, che indica, nel lessico amministrativo, l’“[a]tto con cui si prende in carico qualcosa o qualcuno” (accettazione di bagagli; sala accettazione dei telegrammi; accettazione di un paziente) e comunemente l’“ufficio dove si accolgono le domande di richiesta per vari servizi, come comunicazioni telefoniche o telegrafiche ricoveri ospedalieri” (ad es. per accedere al servizio bisogna prima rivolgersi all’accettazione; esempi e definizioni sono del Devoto-Oli online). La parola è formata correttamente: in questo caso -ista seleziona una base già suffissata (accettazione da accettare, con suffisso d’azione -zione) per derivare il nome di professione relativo. In rete, però, si trovano pochissime occorrenze del termine: lo troviamo in un modulo per le segnalazioni di eventi e accidenti nel Poliambulatorio Misericordia di Pistoia (il “segnalatore” può ricoprire la carica di medico, infermiere ecc., e anche di accettazionista; Segnalazioni, poliambulatoriomisericordia.pistoia.it) e in un profilo LinkedIn (il social network dedicato alle offerte e alle ricerche di posizioni lavorative), in cui compare nella funzione aggettivo:

Dal 2016 impiegata accettazionista del punto prelievi Bianalisi presso Sport Medical Village con mansioni di accoglienza pazienti, gestione delle pratiche di accettazione, gestione del materiale ed approvvigionamento, fatturazione e gestione della cassa. (profilo Impiegata, linkedin.com, 8/2014)

Da ricerche condotte in alcune Asl del Lazio (Roma I e Viterbo), ci risulta che il termine accettazionista sia usato dal personale delle strutture indagate per indicare l’addetto all’accettazione. Si tratta tuttavia di una parola ancora settoriale, o addirittura gergale, comunque non “ufficializzata”; infatti, nel sito dell’ISTAT dedicato alle professioni in questione si parla solo di “Addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela nelle imprese e negli enti pubblici”, e tra gli esempi “addetto all’accettazione negli studi medici”, “addetto all’accoglienza in ambulatorio medico” (Addetti all’accoglienza e all’informazione nelle imprese e negli enti pubblici, professioni.istat.it).

Nel sito dedicato al Progetto Excelsior (Sistema informativo per l’occupazione e la formazione) promosso dall’Unione delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, viene ripresa la dicitura dell’ISTAT, addetto all’accettazione negli studi medici (e non il termine accettazionista), i cui compiti sono così descritti:

ADDETTO ALL’ACCETTAZIONE NEGLI STUDI MEDICI: Svolge l’attività di accettazione del paziente per la visita: registra l’impegnativa nel sistema informatico per la trasmissione asl, prenota le visite telefonicamente e fornisce informazioni. Si occupa dell’amministrazione e del ricevimento dei pazienti nello studio, emette le fatture e i pagamenti e scrive i referti medici al computer.. Si occupa della consegna dei referti al front-office, dell’invio degli stessi ai clienti tramite e-mail e si occupa di prendere le prenotazioni. Addetto all’accettazione della clientela, prende prenotazioni, rilascia fatture ai clienti, fornisce informazioni relative alle prestazioni. Si occupa dell’accettazione e della registrazione dei clienti appena finiscono la visita, risponde alle telefonate e registra le fatture. Rileva la clientela che arriva in entrata, registrandola e mettendola in lista di attesa (Addetti all’accoglienza e all’informazione nelle imprese e negli enti pubblici, excelsion.unioncamere.it)

Come spesso accade per i neologismi incipienti, il termine viene usato in modi diversi, anche in rapporto all’accezione con cui viene usata la base accettazione, che può indicare un qualsiasi atto con cui si prende in carico qualcosa o qualcuno (cfr. supra) e non specificamente l’ufficio dove si accolgono le domande per vari servizi in diverse tipologie di strutture, prevalentemente ospedaliere.

Accettazionista vs negazionista

Il suffisso -ista concorre a formare, oltre a nomi di mestiere, anche nomi di agente che “designano persone caratterizzate dall’essere seguaci di ideologie e movimenti politici” (Maria G. Lo Duca, Il suffisso -ista, in Grossmann-Rainer 2004, p. 206). A differenza dei nomi d’agente indicanti una mansione, questi suffissati derivano spesso, ma non sempre, da un nome astratto in -ismo che indica, appunto, il movimento ideologico, politico, ecc. Alcune occorrenze di accettazionista rilevate in rete, e in particolare nel social X/Twitter, presentano il significato di ‘colui che accetta passivamente le verità veicolate dalle maggiori istituzioni e mezzi comunicativi’. La base derivazionale è sempre accettazione con cui si indica l’atto di accettare qualcosa; le ricerche per accettazionismo, poi (solo 5 r. nelle pagine in italiano di Google e tutte successive a quelle di accettazionista) rivelano che il nome d’agente precede cronologicamente il nome dell’“ideologia”; ha sicuramente contribuito alla coniazione di accettazionista la fortuna di negazionista, con cui si indica ‘colui che nega le realtà accettate dalla maggior parte della popolazione come veritiere’ ossia seguace del negazionismo. Effettivamente i due termini spesso si possono trovare assieme, a indicare l’opposizione delle due posizioni ideologiche:

Negazionisti occhio che con la doppia negazione diventate accettazionisti (semi cit. Corrado Guzzanti) #2021NewYear #lockdownitalia #vaccinoCovid (commento di @ginger_didi su X, del 1/1/2021)

Questo tipo di formazione risulta molto semplice nella derivazione, potremmo dire intuitiva per un nativo italofono, e dunque, senza che la parola si sia effettivamente diffusa e radicata nel lessico, può accadere che individui diversi, autonomamente, abbiano usato lo stesso termine, in momenti e per motivi differenti:

Le forme di adeguamento allo status quo, la scarsa volontà di mettere in discussione gli assetti contemporanei e di riformare la società sono presenti in oltre la metà del Paese (59%). In modo particolare le fila degli accettazionisti sono rimpolpate dagli uomini (65%), dai baby boomers e dai residenti a Nordest. (Enzo Risso, Lo scenario italiano, le dieci parole chiave per definire il quadro, in Italia 2023. Catenaccio all’italiana. Un paese in difesa, pronto al contrattacco e alla ricerca di un futuro, Ipsos ed., 2023, pp. 24-77, pp. 38-39)

Anche come nome indicante la professione, il termine ha ancora troppe poche occorrenze per poter fare previsioni circa un suo eventuale radicamento nel lessico italiano.

Accettatore: un nuovo mestiere o un nuovo macchinario?

Durante le ricerche per accettazionista ci siamo imbattuti in accettatore (149.000 risultati nelle pagine in italiano di Google, in tutte le sue accezioni), termine registrato fin dalla prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca nel senso di ‘colui che accetta’ (per accettatore di persone legato al peccato di accettazione di persone cfr. Tommaseo-Bellini s.v.). Attualmente però accettatore viene impiegato anche in due accezioni che si dimostrano prevalenti rispetto a quelle testimoniate dalla lessicografia, ma che non appaiono in nessun dizionario: 1) ‘addetto nelle officine d’auto all’accettazione dei veicoli da riparare’ e per estensione ‘addetto, nelle concessionarie all’accettazione del cliente interessato all’acquisto’; 2) ‘cassa automatica che consente di effettuare pagamenti in contanti o con carte elettroniche’ dunque che accetta banconote, monete o carte di credito ecc.

Il suffisso -(t)ore, un po’ meno vitale rispetto a -ista, concorre, come quest’ultimo, formare nomi d’agente, ma si aggiunge a basi verbali e non nominali. Sulla forma verbale di base, le opinioni dei linguisti sono discordanti tanto che alcuni pensano a un tema del presente, altri al participio passato (con la sola aggiunta di -ore), altri ancora al tema del participio latino che giustificherebbe alcuni casi, come ad es. possessore, visore ecc. (Livio Gaeta, Il tipo educatore, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 352-356; Paolo D’Achille, Maria Grossmann, I suffissati in -(t)ore e -(t)rice nell’italiano del periodo 1841-1947, in La lingua variabile nei testi letterari, artistici e funzionali contemporanei, Atti del XIII Congresso SILFI (Palermo, 22-24 settembre 2014), a cura di Giovanni Ruffino e Marina Castiglione, Firenze, Cesati, 2016, pp. 787-806). Vista la regolarità derivazionale propria della prima coniugazione, e considerando la letteratura scientifica, in questo testo parleremo sempre del suffisso -tore.

Il primo significato con cui il termine accettatore circola è quello di ‘addetto all’accettazione dei veicoli in officina’. In questi termini il ruolo dell’accettatore non sarebbe poi così distante da quello dell’accettazionista, visto che in entrambi i casi si tratta di gestire l’accoglienza di oggetti (accettatore) o persone (accettazionista) che presentano problemi tecnici o fisici: in fin dei conti l’officina funziona un po’ come un ospedale per le auto. Una prima attestazione rilevante, oltre a quella trovata in un annuncio sulla “Stampa” (28/6/1989, p. 4: “Accettatore collaudatore auto per servizio assistenza concessionaria cerca”), è quella del Contratto Collettivo Nazionale di lavoro per i dipendenti di aziende del terziario della ConfCommercio (il cui presidente all’epoca era Sergio Billè), risalente al 1999 [grassetti miei]:

collaudatore e/o accettatore: il lavoratore che in piena autonomia provvede ad effettuare la prova e la diagnosi dell’autoveiocolo, predispone il piano di lavorazione, effettua il controllo di accettazione e quello di delibera, provvede a valutare il costo della riparazione e ad intrattenere con la clientela rapporti rappresentativi nell’ambito della sua specifica funzione. [...] programmatore di officina: il lavoratore che svolge congiuntamente i seguenti compiti: coordina l’attività di più linee di accettazione e, sulla base di piani di lavorazione sulle singole commesse predisposte dai vari accettatori, pianifica, in piena autonomia operativa, l’attività dell’officina [...]. (ConfCommercio, Contratto Collettivo Nazionale di lavoro per i dipendenti da aziende del terziario della distribuzione e dei servizi, filcams.cgil.it, 20/9/1999)

L’enciclopedia libera Wikipedia ha dedicato una pagina all’accettatore di officina (pagina aggiornata al 29/8/2023) [1]; nella “Repubblica” si contano 18 risultati del termine nell’accezione finora analizzata (per lo più offerte lavorative) [2]; esistono video su Youtube e articoli [3] in siti dedicati ai lavori relativi alle automobili che spiegano esaurientemente in che cosa consiste il lavoro dell’accettatore; molti sono i commenti sul social X/Twitter in cui viene usata la parola [4]:

[1] L’accettatore di officina è una persona impiegata nel settore terziario che, presente nelle officine ufficiali dei vari produttori di automobili, si occupa dell’organizzazione del lavoro dell’officina, fissando gli appuntamenti, accogliendo i clienti, mostrando un preventivo scritto prima di cominciare i lavori, e riconsegnando l’auto ai proprietari a lavoro eseguito. (Accettatore di officina, it.wikipedia.org, aggiornata il 29/8/2023)

[2] Questa valutazione oggi è effettuata sul 100% della Rete e dei Centri di Assistenza Autorizzata Toyota e Lexus, che nell’arco di 12 ore ricevono il feedback formulato dai clienti relativo ad ogni occasione di contatto. In questo modo hanno modo di misurare l’efficacia dei loro processi ed intervenire ove necessario, a livello di area commerciale (vendita o assistenza), sede o ruolo (venditore o accettatore di officina). (Il cliente prima di tutto, Toyota fa così, repubblica.it, 30/4/2015)

[3] Ma quali sono i compiti dell’accettatore? [titoletto] [...] predisporre l’accoglienza del cliente e le procedure per schedare la sua richiesta ; organizzare l’area di accettazione della vettura per una prima diagnosi in proprio o con l’ausilio di tecnici specializzati; con il Capo Officina organizza le tempistiche del lavoro; gestisce l’agenda dei lavori in entrata e le riconsegne; cura i rapporti con i clienti fino alla riconsegna della vettura; si interessa dei follow back; crea il preventivo e ne spiega la genesi al cliente; alla consegna della vettura confronta e spiega, con il cliente, quali sono i lavori effettuati e quali elementi si discostano dal preventivo. In questo modo l’accettatore ha tutta una serie di informazioni che gli permette di inserire, nelle propria [sic] Banca Dati, una serie di ricorrenze specifiche che creano un rapporto continuativo con il cliente. [...] Soprattutto l’accettatore, nella fase di “accettazione” e di riconsegna della vettura, cerca di trovare punti di fidelizzazione con il cliente. (Pietro Montagna, L’Accettazione DEVE essere commerciale, automotivespace.it, 11/3/2016)

[4] Ho appena scoperto che esiste il mestiere dell’accettatore (commento di @lamentore su X, del 1/11/2011)

Frequentemente si legge “accettatore di officina” (che ha, tra forma con la preposizione apostrofata o no e tra singolare e plurale, 26.818 risultati nelle pagine in italiano di Google), sia perché aiuta a comprendere l’effettiva la mansione lavorativa, sia perché, recentemente, si stanno sviluppando, per estensione, altre tipologie di accettatore: l’accettatore di concessionaria (‘colui che si dedica all’accoglienza del cliente in concessionaria’) e l’accettatore di magazzino (‘colui che accoglie e gestisce le merci in arrivo nel magazzino’):

Nuove offerte di #lavoro #Perugia: ACCETTATORE DI MAGAZZINO (commento di @mrlavoro su X, del 3/4/2014)

Per quanto riguarda la morfologia flessiva riguardante il genere grammaticale, il suffisso -tore al femminile diventa -trice: effettivamente meno diffuso ma comunque documentato è il mestiere dell’accettatrice di officina, di concessionaria e di magazzino.

L’altra accezione con cui è ben diffusa la parola accettatore è quella di ‘macchinario usato per i pagamenti’ che accetta contanti e poi, successivamente, anche carte. Il suffisso -tore (al femminile -trice), infatti, concorre a formare tanto deverbali agentivi (come il caso di a. di officina), quanto deverbali strumentali (basti pensare a frullatore, radiatore, ventilatore, bollitore); nel secondo caso le voci sono soprattutto al femminile (fotocopiatrice, friggitrice, lavatrice ecc.), come conseguenza dell’ellissi della parola macchina alla quale si apponeva quale aggettivo (la macchina fotocopiatrice > la fotocopiatrice). Nel nostro caso troviamo più diffuso il maschile accettatore (di banconote, di carte, self service: rispettivamente, tra singolare e plurale, 5.760 r. nelle pagine in italiano di Google, 2.016 r. e 386 r.), ma ci sono anche alcune occorrenze di accettatrice (circa 13.000 tra singolare e plurale, considerando tutte le combinazioni). Attraverso la rete siamo riusciti a trovare una prima attestazione di accettatore in questo senso risalente al 2000 in un testo normativo della provincia di Siena in cui si descrivono alcuni distributori di benzina:

Caratteristiche strutturale: n. 1 colonnina a doppia erogazione benzina super allacciata ad accettatore self/service pre pagamento e collegata con due serbatoi da mc 7 cadauna n. 1 connibna [sic] a doppia erogazione benzina SP / gasolio allacciata ad accettatore self service prepagamento e collegata a n. 1 serbatoio da mc 10 pee benzina SP e n. 1 serbatoio da mc 10 per gasolio. (descrizione dell’Impianto Tamoil S.p.a in Via Pienza, Montepulciano (SI), Verbale di deliberazione del Consiglio Comunale n. 24, 29/4/2000)

In rete, troviamo la parola nelle descrizioni del macchinario in siti di vendita online [5], in alcuni articoli di testate giornalistiche nazionali [6] e locali [7] (nella “Repubblica” conta 9 occorrenze con questo significato), e nei commenti di X/Twitter, spesso con alcune foto scattate presso i distributori di benzina [8][9], che ne rivelano l’uso concreto:

[5] Il nuovo accettatore di banconote NBA segna un notevole passo avanti nella tecnologia ICT, per le ottime prestazioni, le opzioni disponibili e l’affidabilità. [...] NBA Può essere utilizzato con successo in casse automatiche, cambiamonete e nel gaming. [...] Livello di accettazione: 98% o maggiore [...] Banconote Euro accettate: fino a mm 83 di larghezza. Euro: tutte Velocità di accettazione ed incasso: circa 5 secondi (descrizione del prodotto Accettatore di banconote NBA, payprint.it)

[6] I distributori di benzina sono ancora quasi tutti «lira friendly», accettano cioè solo lire. Nei casi (rari) in cui l’apparecchio è stato sostituito con un accettatore di euro [...] (Beatrice Rutiloni, Benzina di notte la vecchia moneta è la padrona delle stazioni, “la Repubblica”, sez. Roma, 20/1/2002, p. 3)

[7] Con una fiamma ossidrica hanno praticato un foro nella cassetta blindata degli accettatori self-service da dove hanno poi rubato tutto il denaro contenuto. (Gianni Catania, La banda della fiamma ossidrica colpisce due distributori di benzina. Svaligiati accettatori self service, siracusaoggi.it, 14/11/2013)

[8] Una nuova presenza: l’accettatore (commento di @paroledavendere su X, del 22/3/2013)


[9] L’accettatore allarmato è peggior obbrobrio linguistico degli ultimi anni titolo di un racconto della Russia zarista (commento di @nicolazamperini su X, del 6/3/2016)



Precisiamo che il complemento di specificazione che segue accettatore ha diverso valore nel primo e nel secondo caso: in accettatore di officina, di officina indica il luogo in cui si svolge la professione; in accettatore di banconote (e sim.), di banconote è un genitivo oggettivo, ossia svolgerebbe il ruolo di complemento oggetto se il sostantivo venisse sciolto in una relativa esplicita (che accetta le banconote).

Abbiamo rilevato, inoltre, che la parola accettatore (unico) è usata anche per indicare una piattaforma atta ad accettare e gestire le pratiche amministrative online; si tratta di un servizio gestito dallo Sportello Unico Attività Produttive e Commercio presso alcuni comuni toscani:

Per l’utenza de Portale STAR la Regione Toscana ha attivato un servizio di help desk della Rete Regionale dei Suap accessibile tramite: numero verde 800-980102 (con orario 8.00-20.00 dal lunedì al sabato (escluso festivi) per accettatore delle pratiche (utente A e B). (SUAP- Sportello Unico Attività Produttive e commercio, comune.mansummano-terme.pt.it)

Le istanze SUAP devono pervenire esclusivamente in forma digitale con la modulistica unificata e standardizzata regionale aderendo al servizio telematico di accettatore unico di livello regionale STAR, tramite il quale è possibile scaricare la modulistica ed inviare le istanze al SUAP stesso. [...] In assenza di presentazione della documentazione in modalità telematica, tramite l’accettatore unico della piattaforma regionale STAR, la documentazione trasmessa con modalità e/o forma diversa, da quella indicata, non può essere accolta e non produce gli effetti abilitativi previsti dalla normativa. (Regolamento edilizio, Art. 4 DPR 380 del 6/6/2001, conferenza unificata del 20/10/2016 e recepita dalla Regione Toscana con delibera giunta regionale n° 524 del 21/5/2018, 20/10/2016)

Questi casi risultano interessanti perché affini, nella semantica, ad accettazionista ma con una differenza che riguarda il tratto [±umano]: l’accettazionista è senz’altro una persona che si dedica alle pratiche di accettazione; l’accettatore è un sistema telematico che gestisce una stessa tipologia di documentazione.

Infine possiamo trovare accettatore anche con il significato di ‘colui che accetta le realtà veicolate come ufficiali’, ma si tratta di occorrenze veramente troppo sporadiche:

Ignoranti. Creduloni. Impegnati. Lavoratori. Padri di famiglia. Accettatori di realtá [sic]. Meri ignoranti (commento di @framzero su X, del 16/7/2013)

Riassumendo quanto abbiamo detto finora, possiamo affermare che la parola accettazionista (da accettazione) è ancora in uno stadio troppo incipiente per formulare ipotesi sulla sua affermazione, sia nell’accezione di ‘chi lavora presso l’accettazione’ sia di ‘chi accetta le realtà ufficiali’. Si stanno invece diffondendo altre parole che individuano professioni affini nel campo dell’accoglienza del cliente: ricezionista (usato soprattutto nella Svizzera italiana con la diffusione di ricezione al posto di reception), e l’ibrido checkinista che individua la professione di colui che gestisce il check-in negli aeroporti. Invece, la parola accettatore, dal verbo accettare con il suffisso -tore, usata per indicare sia la professione di colui che accetta i veicoli in officina (e poi anche in concessionaria) e il macchinario che accetta le banconote, carte ecc., soprattutto presso i distributori di benzina, sebbene non sia registrata in nessun dizionario italiano, è diffusa da tempo e ben attestata in diversi contesti.

Miriam Di Carlo

24 giugno 2024


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