Sono arrivate varie domande sulla scelta del clitico sa usare col verbo riguardare: bisogna dire lo riguarda o gli riguarda? Li riguardano o gli riguardano?
Le domande dei nostri lettori si legano a due aspetti dell’italiano che creano non pochi problemi: la distinzione tra uso transitivo e intransitivo di certi verbi e il complesso sistema delle cosiddette particelle pronominali, tecnicamente definiti pronomi clitici, che alle forme verbali si legano strettamente.
Il verbo riguardare è registrato nel Sabatini-Coletti, nel Devoto-Oli e nel Vocabolario Treccani solo come transitivo (col riflessivo riguardarsi), diversamente dalla sua base guardare. È invece considerato sia transitivo sia intransitivo nel GRADIT e nello Zingarelli. Per il GRADIT riguardare appartiene al “lessico fondamentale” (cioè a quel gruppo di poco più di 2000 lessemi noti a tutti i parlanti italiani) in tutte le accezioni in cui è usato come transitivo, tra le quali figurano quelle di ‘concernere, avendo attinenza o relazione’, ‘interessare’, ‘trattare come argomento’. Lo stesso dizionario marca invece come “di basso uso” e “obsoleto” i significati nei quali il verbo è usato intransitivamente: quelli di ‘essere rivolto in una direzione, guardare’, quello figurato di ‘dare importanza a qualcosa, tenerne conto’ e quello estensivo di ‘mirare a uno scopo’; questi ultimi sono corredati di esempi in cui il verbo regge la preposizione a: non r[iguardare] ai difetti altrui, alle ricchezze; r[iguardare] alla propria utilità. Lo Zingarelli aggiunge a questi significati anche quello di ‘avere attinenza con qlco.’, marcato come letterario e documentato da un esempio di Pietro Metastasio (sec. XVIII): “in tutto ciò che riguarda a persona così distinta”.
È dunque evidente che nello standard attuale il verbo riguardare ammette solo clitici che hanno il valore di complemento oggetto, e dunque lo riguarda, li riguarda e, al femminile, la riguarda e le riguarda, esattamente come si fa quando riguardare ha come complemento un nome: l’aumento dell’aliquota riguarda solo alcuni contribuenti; la faccenda riguardava Luigi, ecc.; l’a si può però trovare, nel parlato, nelle varietà meridionali che conoscono il cosiddetto “accusativo preposizionale” e anche al Centro-nord, quando il complemento oggetto, riferito a persona, è posto ad apertura di frase, dunque in casi come (a) Maria la cosa non la riguarda (si veda, da ultimo, Paolo D’Achille, L’oggetto preposizionale nell’italiano di oggi tra diamesia e diatopia, in “Acciò che ’l nostro dire sia ben chiaro”. Scritti per Nicoletta Maraschio, a cura di Marco Biffi, Francesca Cialdini, Raffaella Setti, Firenze, Accademia della Crusca, 2018, vol. I, pp. 288-301). Come si spiegano allora i dubbi dei lettori? Non tanto, direi, con l’influsso di questo costrutto o delle accezioni di riguardare in cui il verbo è usato intransitivamente, che nella lingua di oggi sono decisamente marginali, ma piuttosto per altri motivi.
Anzitutto, la distinzione tra i clitici con valore di complemento oggetto e quelli con valore di complemento di termine (per usare la terminologia grammaticale tradizionale) non si ha nelle prime due persone (mi/ci vede, mi/ci parla, ti/vi vede, ti/vi parla); dunque, forme come gli riguarda, ecc., si possono essere prodotte sul modello di quelle (probabilmente più frequenti) come mi riguarda, ti riguarda, ci riguarda, vi riguarda, sentite come equivalenti non a ‘riguarda me, te, ecc.’, ma ‘riguarda a me, a te, ecc.’. A questa “interpretazione”, o comunque all’estensione di gli invece di lo e li alla terza persona singolare e plurale, devono aver contribuito sia l’incertezza nella scelta tra lo e gli che caratterizza alcune varietà regionali, specie meridionali (mentre in altre, soprattutto settentrionali, a spiegare l’incertezza tra gli e li c’è la tendenza alla convergenza di queste forme sul piano fonetico), sia la diffusione della locuzione preposizionale riguardo a nel senso di ‘per ciò che riguarda, relativamente a’, usatissima nello scritto anche con valore testuale, per segnalare un cambiamento di argomento.
Per concludere si può viceversa rilevare che, probabilmente per influsso dell’uso transitivo del verbo riguardare, il sostantivo riguardo viene non di rado usato da solo, impropriamente, invece di riguardo a, come se fosse una preposizione. Sequenze come “riguardo la questione”, “riguardo la notizia”, ecc. sono abbastanza diffuse, specie in rete, ma un esempio letterario si ricava anche dal corpus PTLLIN:
[...] un uomo che, come a me piace pensarlo, nel momento stesso in cui abita lo spazio della propria vocazione, decide di portare il suo spirito nel fuoco di una totale consapevolezza riguardo la nostra inappellabile finitudine [...]. (Edoardo Affinati, Campo del sangue, Milano, Mondadori, 1997, p. 112)
L’italiano attuale sembra dunque in movimento e non si possono escludere sviluppi futuri. Ma per il momento non abbiamo dubbi nell’indicare come corrette le sequenze lo riguarda, la riguarda, li riguarda, le riguarda ‘interessa lui, lei, loro’ da un lato e riguardo a lui, a lei e a loro ‘relativamente a lui, a lei, a loro’ dall’altro.
Paolo D'Achille
27 agosto 2021
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