Qual è il genere di iris? e di iride? E si dice irìdeo o iridèo? E che significa iridato?

Diverse persone ci chiedono informazioni sul genere dei nomi iris riferito al fiore e iride, su pronuncia e significato dell’aggettivo irideo e sul significato di iridato, usato anche in àmbito sportivo.

Risposta

Il genere di iris e iride
In italiano il valore di genere dei nomi non sempre è deducibile dalla loro forma, come mostrano coppie quali la lama / il lama, la fronte / il fronte, la moto / il moto. Nei casi appena elencati il genere dei nomi si può dedurre solo dalla forma dell’articolo che li determina. Tuttavia le vocali finali ‑a e ‑o, nella stragrande maggioranza dei casi, si presentano rispettivamente in nomi di genere femminile e maschile, e se si tira a indovinare il genere di un nome basandosi su una di queste terminazioni si ha un’alta probabilità di successo: i nomi in ‑o sono maschili nel 99% dei casi, i nomi in ‑a sono femminili in più del 90% dei casi (secondo elaborazioni basate sui dati in Maria De Martino, Giulia Bracco e Alessandro Laudanna, Frequency distribution of inflectional properties of nouns: data on written Italian, “Chimera. Romance Corpora and Linguistic Studies” 10, 2023, pp. 121-133). Non altrettanto accade per nomi che terminano in ‑e o in consonante, che sono abbastanza equamente ripartiti tra i due valori di genere. Quindi la forma dei nomi iris e iride non ci aiuta a dedurre il loro valore di genere. Inoltre questi nomi iniziano in vocale e, come si sa, davanti a parole che iniziano in vocale l’articolo determinativo si presenta per lo più (e obbligatoriamente nel caso di lo) nella forma elisa l’, cioè privo delle vocali finali ‑a e ‑o che potrebbero dare indicazioni sul genere del nome, mentre l’articolo indeterminativo si presenta nella forma /un/, distinta per maschile e femminile a livello ortografico (maschile un, femminile un’; la regola peraltro è tra le più spesso disattese) ma non a livello fonologico. È quindi abbastanza frequente, di fronte a nomi che iniziano in vocale e terminano in ‑e o in consonante, avere dubbi sul valore di genere del nome (come nei casi di acme, trattato qui, di alce e istrice, trattati qui, e di Artide e Antartide, trattati qui).

Per di più, nel caso di iris nel senso di ‘giaggiolo’, sul cui genere ci sono arrivati numerosi quesiti, anche l’aggettivo che più comunemente accompagna il nome, cioè blu, essendo invariabile non permette di dedurre un valore di genere. Di fronte a tale situazione, non stupisce che il nome iris nel senso di ‘giaggiolo’ venga usato sia come maschile sia come femminile. Nell’uso comune prevale di gran lunga il maschile: ad esempio, nel corpus ItTenTen20 si hanno 88 casi di iris giallo o gialli, e solo 9 casi di iris gialla o gialle, 71 casi di iris bianco o bianchi e solo 3 di iris bianca o bianche. Tuttavia, nella nomenclatura scientifica in latino, il nome iris è femminile, come mostrano bene alcuni degli aggettivi che distinguono diverse specie del genere Iris: iris florentina (o giglio fiorentino, di colore bianco), iris germanica, iris japonica, iris pallida, iris reticulata, ecc. A volte i nomi latini vengono adattati all’italiano, come nel caso di Iris fiorentina (non florentina), o interpretati come italiani, quando l’aggettivo non ha forma distinta nelle due lingue (come nei casi di Iris germanica e Iris pallida): in questi casi, il nome iris appare come femminile anche in italiano, come si vede negli esempi seguenti (tratti ancora dal corpus ItTenTen20):

Anni fa, percorrendo le colline del Chianti e del Valdarno nel mese di maggio, si poteva assistere alla meravigliosa fioritura dell’Iris fiorentina o della sua variante minore, l’Iris pallida, la cui coltivazione per la raccolta dei rizomi da impiegare in farmacopea e in profumeria (soprattutto quella di Gras in Francia) rappresentava, ancora all’inizio del secolo scorso, una delle risorse agricole più interessanti per la Toscana. (agraria.org)

Alcuni dizionari riconoscono la possibilità di usare iris riferito al fiore con entrambi i valori di genere: così il Nuovo De Mauro e lo Zingarelli 2025; altri invece riconoscono un solo valore di genere, ma non sempre lo stesso: il Vocabolario Treccani online lemmatizza separatamente iris riferito alla pianta e al suo fiore, che considera s.f., e iris riferito al minerale omonimo, che considera s.m.; il Devoto-Oli tratta iris come s.m. in entrambi i sensi, e li lemmatizza sotto un’unica entrata; anche il Sabatini-Coletti 2024 lemmatizza sotto un’unica voce il senso botanico e quello mineralogico, e li considera entrambi femminili.

La lemmatizzazione unica per iris nel senso di ‘giaggiolo’ e per quello di ‘minerale’ si spiega in quanto i due lessemi risalgono a un medesimo etimo latino, iris; questa voce entra in latino dal greco, dove ἶρις îris / Ἶρις Îris ha due significati: da una parte indica l’arcobaleno, dall’altra la dea Iride, originariamente una divinità naturale personificazione dell’arcobaleno, ma che nell’Iliade appare come un vero e proprio personaggio, con il ruolo di messaggera degli dei. Le complesse relazioni tra la figura della dea e il fenomeno dell’arcobaleno nel mondo greco e latino sono descritte approfonditamente da Alessia Bonadeo nel volume Iride: un arco tra mito e natura, Grassina (FI), Le Monnier, 2004. Qui basti ricordare che dal senso di ‘arcobaleno’ – a cui si lega direttamente quello di “insieme di colori che sfumano l’uno nell’altro” (GRADIT) – si sviluppano metaforicamente, grazie alla condivisione della caratteristica di essere variopinti, i nomi di diverse entità, quali:

− una pianta delle iridacee con fiori variopinti;
− un minerale, varietà di calcedonio;
− una parte della membrana vascolare del bulbo oculare;
− vari animali (pesci, insetti).

I nomi delle diverse entità coinvolte si presentano in italiano a volte come iris, con forma che coincide con quella del nominativo sia greco che latino, a volte come iride, con forma che risale a una forma di accusativo latino; per la pianta, gli animali e il minerale sono documentate in italiano entrambe le forme, mentre nel senso di ‘arcobaleno’ e di ‘parte dell’occhio’ è in uso solo iride.

In linea di principio, le difficoltà di individuare il valore di genere illustrate in apertura soprattutto in riferimento a iris valgono anche per iride: anche qui si ha un nome che inizia in vocale, e quindi è preceduto da una forma elisa dell’articolo che non presenta la vocale finale esponente del valore di genere, e termina in ‑e, cioè appartiene a una classe di flessione che comprende in eguale proporzione nomi sia maschili che femminili. Tuttavia la lessicografia concorda nel considerare femminile iride (con plurale, regolarmente, iridi) in tutti i suoi sensi (curiosamente, il Vocabolario Treccani considera il nome del minerale come femminile se iride, ma maschile se iris).

Anche nell’uso il femminile prevale: su 25 occorrenze di iride nel senso di ‘parte dell’occhio’ estratte casualmente dal corpus ItTenTen20, 16 non presentano elementi contestuali che permettano di dedurre il valore di genere, ma delle restanti 9, 8 sono femminili e solo una maschile (“iride scuro”, in un elenco di caratteristiche di una varietà di anatra).

Usi al maschile di iride nei suoi diversi sensi si spiegheranno per attrazione da parte di voci maschili sinonime, quali ‘arcobaleno’, iperonime, quali ‘calcedonio’, o semanticamente connesse, quali ‘occhio’.

Alla coppia iris/iride si aggiungono altri due allotropi. Il primo è iri, usato in poesia, almeno a partire da Dante, soprattutto nel senso di ‘arcobaleno’ (molto meno spesso in quelli di ‘iride dell’occhio’ e di ‘giaggiolo’), che rappresenta un adattamento di iris, ed è registrato come femminile invariabile nel GDLI (tra i cui esempi, in effetti, nessuno è certamente maschile) e nel GRADIT; il secondo è ireos, tratto dal latino medievale ireos, a sua volta dal greco ἶρεως îreos, genitivo di ἶρις îris, riferito al fiore ma usato soprattutto nella cosmesi per indicare la polvere profumata ricavata dal rizoma del giaggiolo.

Sia Iride sia Iris sono usati anche come nomi propri di persona, e in questo caso sono solo femminili: alla fortuna del primo si deve certo il riferimento alla messaggera degli dei, a quella del secondo, più circoscritta nel tempo, il nome della protagonista eponima dell’opera di Pietro Mascagni su libretto di Luigi Illica (andata in scena per la prima volta il 22 novembre 1898 al Teatro dell’Opera di Roma), che alla fine viene trasformata nel fiore omonimo.

Forse proprio grazie al loro uso come antroponimi, sia Iris che Iride sono nomi piuttosto sfruttati per denominare aziende, locali, progetti, e altro: in un campione di 100 occorrenze di iride / Iride estratte casualmente ancora dal corpus ItTenTen20, Iride è attestato come nome di uno stabilimento balneare, di un agriturismo, di una residenza per anziani, di una collezione di lavabi, e altro ancora. Va ricordato inoltre il programma satellitare europeo IRIDE, e la piattaforma IRIS (acronimo di Institutional Research Information System) gestita dal Cineca per la raccolta dei prodotti della ricerca scientifica in Italia. Insomma, sia Iris che Iride sembrano molto popolari come fonti di “riciclaggio” di nomi propri, un fenomeno da tempo segnalato da Enzo Caffarelli (cfr. Enzo Caffarelli, Recycling proper names: towards an exhaustion of the stocks, in Actas do XX congreso internacional de ciencias onomásticas, a cura di Ana Isabel Boullón Agrelo, A Coruña, Fundación Pedro Barrié de la Maza, 2002, pp. 1073-1083). In questi usi, non si può escludere che i nomi presentino diversi valori di genere nei diversi sensi, in base al genere dell’iperonimo (femminile come piattaforma, o maschile come sistema, stabilimento, agriturismo...).

Gli aggettivi irideo, iridato (e iridescente)
Legati etimologicamente a iride sono tre aggettivi, irideo, di cui la maggior parte dei vocabolari ammette entrambe le accentazioni, cioè iridèo (che è l’unica indicata nel GDLI) e irìdeo (che sembra quella preferita nel DOP, che pure registra anche l’altra). Si tratta di un derivato italiano e quindi formato con il suffisso aggettivale -eo, che ha la e accentata, perché corrispondente al latino -aeu(m), a sua volta dal greco -αῖος -aîos, -εῖος -eîos (derivato analogo dunque a adenoideo, clitorideo, europeo...), e non con l’altro suffisso -eo, corrispondente al lat. -ĕu(m), presente in alcuni aggettivi denominali di origine latina o greca, o formati per analogia con questi (come aereo, argenteo, cereo, terreo...). Gli scambi tra i due suffissi, semanticamente molto vicini in quanto indicano entrambi un rapporto di relazione o di appartenenza con il sostantivo che fa da base, sono però frequenti e questo spiega la ritrazione dell’accento (oltre tutto in sintonia con una tendenza ben rilevata nella lingua di oggi: cfr. Paolo D’Achille, L’italiano contemporaneo, 4a ed., Bologna, Il Mulino, 2019, p. 101). Quanto al significato, irideo è usato per lo più in anatomia, con riferimento all’iride dell’occhio, e molto meno spesso nel senso di ‘che ha i colori dell’iride’, cioè dell’arcobaleno. In questo senso si adoperano piuttosto iridescente e iridato. Il primo, che fa anche riferimento a possibili riflessi cangianti, è stato molto usato in letteratura tra Otto e Novecento ed è stato rilanciato in tempi recenti in rapporto a varie figurine dei Pokémon: è in vendita la carta Mew Iridescente (per esempio qui) e c’è anche la serie delle Leggende iridescenti.

Il secondo può anche significare, genericamente, ‘multicolore’ e non si esclude che questa nuova accezione sia legata al fatto che l’aggettivo in àmbito sportivo si usa (dal 1957 secondo il GRADIT) per indicare, nel ciclismo e nel motociclismo, chi ha vinto un campionato del mondo e può quindi indossare la maglia iridata, che è una maglia bianca che, intorno al torace, presenta cinque bande di colore blu, rosso, nero, giallo e verde (quelli della bandiera olimpica, che simboleggiano i cinque continenti, ma possono anche ricordare una rappresentazione stilizzata dell’arcobaleno).

Le date riportate nel GRADIT per i tre aggettivi sono, in ordine cronologico, 1798 per iridato (XVIII secolo in Devoto-Oli online e Sabatini-Coletti 2024), 1817 per iridescente (così anche in Devoto-Oli, Zingarelli 2025 e Sabatini-Coletti 2024) e 1834 per irideo (datato 1957 in Devoto-Oli, Zingarelli 2025 e Sabatini-Coletti 2024), ma una rapida ricerca su Google libri ci consente di anticiparle, se pure di poco, nei passi qui sotto riportati:

[…] il carbone occupa il basso del monte medesimo, e forma uno strato di poca spessezza, e di non molta estensione; forse indietro anche più sotto se ne potranno trovare delle vene più ricche, e più copiose; i saggi che ne sono stati portati in questa Città, e che sono stati sperimentati sotto gli occhi di varj conoscitori erano della natura medesima, che si è indicata di sopra; i pezzi più o meno si avvicinavano all’aspetto, ed alla bontà del migliore carbon fossile d’Inghilterra, ed in un solo ho veduto le traccie di qualche colore, per cui potea dirsi iridato. (Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti, vol. XIV, Milano, Manelli, 1791, p. 35)

Per avere un esempio di diffrazione, basta riguardare una candela accesa od il sole a traverso di una fessura strettissima situata contro l’occhio. Allora, oltre l’imagine diretta che pare più o meno slargata, si vede una serie d’imagini iridescenti col rosso in fuori, e che si stendono assai lontano. (Apollinaire Bouchardat, Fisica elementare, prima versione italiana con note del professor Luigi Palmieri, Napoli, nella Tipografia del Filiatre Sebezio, 1814, p. 468)

IRIDEO o irino, add. irinus; che appartiene all’Iride. (Dizionario compendiato delle scienze mediche. Prima traduzione italiana con giunte e correzioni, vol. XIX, parte I, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1831, p. 191)

Possiamo dunque rispondere a coloro che ci hanno posto le domande su irideo e iridato, dicendo alla lettrice friulana che tanto trota irìdea quanto trota iridèa sono pronunce corrette (ma, volendo, si può anche dire trota iridata) e al lettore di Reggio Calabria che, nel linguaggio giornalistico, espressioni come “classifiche iridate” e “il nono campione del mondo iridato” usano l’aggettivo iridato per metonimia, con riferimento alla particolare colorazione della maglia nell’àmbito dei campionati mondiali di ciclismo e motociclismo.

Anna M. Thornton
Paolo D'Achille

21 maggio 2025


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