Una domanda che spesso ci viene rivolta verte su quale sia plurale di parola chiave; in alcuni casi si propende, più o meno decisamente, per una soluzione: per esempio Caterina S. da Campobasso "parteggia" per parole chiave, mentre Santo F. dagli U.S.A. ci chiede conto del fatto che sul nostro sito non abbiamo usato il plurale, secondo lui l'unico corretto, parole chiavi.
Una ricerca per parole chiave... o parole chiavi?
Sul plurale di parola chiave
Se trovare le “parole giuste” è importante, non lo è meno, di questi tempi, trovare una buona “parola chiave”. Oggi più che mai, infatti, la disponibilità di informazioni, di testi o di immagini è tale da essere, paradossalmente, più d’impaccio che di aiuto al reperimento di ciò che si sta cercando. E tanto più cresce questa disponibilità, tanto più cresce il bisogno di riuscire a orientarsi in essa, di ordinare e di filtrare intelligentemente (ma soprattutto velocemente) la sterminata mèsse di dati. Nel labirintico mondo della rete, per scongiurare lo spettro della irreperibilità – o quello, parimenti temuto, della scarsa visibilità (che poi sembra avere, sostanzialmente, gli stessi “drammatici” effetti) – è sufficiente armarsi di quelle due o tre parole che, meglio di altre, sembra riescano a descrivere e a condensare con efficacia l’oggetto della ricerca (o, all’inverso, che consentano di far trovare agli altri ciò che si sta caricando nel web). Così, dati il rilievo e la fortuna della locuzione parola chiave, molti di voi ci scrivono per avere chiarimenti su quale sia la forma più corretta per esprimere il plurale: parole chiave o parole chiavi. Per completezza, estenderemo la nostra analisi anche ad altre espressioni simili, come argomento chiave, personaggio chiave, settore chiave, testimone chiave ecc., altrettanto frequenti nella lingua d’ogni giorno.
Anzitutto, sarà opportuno precisare la natura del composto in esame: parola chiave (così come argomento chiave, testimone chiave ecc.) può essere definito un composto nominale appositivo, cioè una giustapposizione di due sostantivi (N+N) in cui il primo ha il ruolo di “testa” del composto e il secondo di aggettivo (con il compito di definire la funzione o la qualità della testa). Volendo sciogliere il significato di parola chiave con una perifrasi, potremmo dire che essa è ‘una parola che svolge la funzione di chiave’, una parola fondamentale, insomma, perché, come già detto, consente di accedere ad alcune informazioni o di filtrarle in modo specifico, oppure perché ha la proprietà di racchiudere in modo sintetico un tema più ampio. Parola chiave ha lo stesso significato dell’inglese keyword, il quale tuttavia, dal punto linguistico, presenta due differenze importanti con l’italiano: anzitutto, la testa, word, è a destra (com’è tipico dell’inglese; ess. housewife, bathroom, firework ecc.); in secondo luogo, questa ha subito l’univerbazione (cioè la fusione grafica) con l’altro costituente del composto. Nel nostro caso, invece, abbiamo a che fare con un cosiddetto composto “largo” in cui i due elementi mantengono ancora la loro autonomia lessicale e grafica (sulla scrittura di queste forme si veda, in particolare, l’articolo Il trattino: quando usarlo?).
Formazioni simili sono, ad esempio, edizione pirata (in cui pirata vale ‘abusiva, non autorizzata’), guerra lampo (dove lampo significa ‘di breve durata’), studente modello (dove modello sta per ‘esemplare, ideale’), discussione fiume (con fiume nel senso di ‘lunghissima, interminabile’) ecc. In linguistica, tanto per arricchire ulteriormente la casistica, si ricorre ai tecnicismi parola macedonia (‘termine composto da due o più parole che, unendosi, perdono le sillabe iniziali o finali’; ess. cartoleria + libreria = cartolibreria; frigorifero + bar = frigobar) o parola fantasma (‘parola inesistente, che non ha mai avuto un uso reale nella lingua, come un errore di stampa, ma che finisce con l’essere effettivamente utilizzata’; es. edettico).
Come si nota, tutte queste composizioni fanno leva su un’interpretazione figurata o comunque non letterale del secondo elemento, la “non-testa”. È proprio in ragione di questo che, nella formazione del plurale, il primo costituente, portatore del significato concreto, accoglie regolarmente la flessione, mentre il secondo, con valore astratto e figurato, tende a rimanere invariato. Dunque parole chiave, testimoni chiave, argomenti chiave ecc., così come edizioni pirata, guerre lampo, studenti modello ecc. L’uso sembra confermare tale tendenza: una rapida interrogazione della rete condotta attraverso il motore di ricerca di Google, restituisce oltre 17 milioni di occorrenze per “parole chiave”, appena 400 mila per “parole chiavi”. Del resto, lo stesso motore di ricerca ricorre, nelle proprie guide di supporto agli utenti, alla forma parole chiave (cfr. https://support.google.com).
Anche gli strumenti lessicografici, infine, si mostrano perfettamente allineati nel definire chiave come elemento invariabile quando usato in funzione aggettivale, posposto al sostantivo (cfr. GRADIT 2007; Sabatini-Coletti 2008, Treccani 2014, ZINGARELLI 2015, tutti s.v. chiave). Il DOP riporta anche l’uso di parole chiavi, considerandolo tuttavia “raro”. Il GDLI, s.v. chiave, §. 5, pur non offrendo indicazioni esplicite sulla flessione, registra un’attestazione di frasi chiave in Cesare Pavese (Il mestiere di vivere, nota datata 1937) e una di posizioni chiave in Corrado Alvaro (Il nostro tempo e la speranza, 1952).
In conclusione, benché nel sistema morfologico italiano coesistano, spesso, più soluzioni per la formazione del plurale (specie in casi “complessi” e ancora fluidi come quelli dei composti) e i futuri orientamenti dell’uso siano difficilmente prevedibili, a oggi è certamente consigliato ricorrere alle forme argomenti chiave, personaggi chiave, testimoni chiave e, per tornare al quesito iniziale, parole chiave – ricordando, tuttavia, che la “chiave” di una buona ricerca resta sempre la pazienza.
Per approfondimenti:
A cura di Barbara Fanini
Redazione Consulenza Linguistica
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