Il problema dell'insegnamento della grammatica a scuola è stato, negli ultimi anni, di grande attualità e ha suscitato ampi dibattiti tra linguisti e docenti di scuole di ogni ordine e grado. L'Accademia della Crusca in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale ha organizzato nell'anno 2005/2006 un corso di aggiornamento per insegnanti sul tema Insegnare Italiano: modelli per lo studio della lingua che ha suscitato grande interesse. Nell'articolo che pubblichiamo Elisabetta Tortelli e Roberta Bandinelli, due insegnanti che hanno partecipato al corso e che continuano a svolgere attività di formazione presso le scuole della Toscana, offrono una sintesi dei temi affrontati nel corso e puntano l'attenzione sull'importanza della diffusione di nuovi modelli per l'insegnamento della grammatica e sugli effetti che possono produrre nella pratica didattica.
La scuola nell'Accademia della Crusca, l'Accademia della Crusca nella scuola. Nell'anno scolastico 2005/2006 l'Accademia della Crusca, in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale, ha organizzato e tenuto un corso di aggiornamento, rivolto a docenti della scuola dal tema Insegnare Italiano: modelli per lo studio della lingua. L'obiettivo comune è stato quello di mettere in atto iniziative di formazione per i docenti delle scuole secondarie della Regione Toscana in tema di didattica della grammatica.
Ad ispirare il corso l'idea di Francesco Sabatini, condivisa dal mondo dell'Accademia e dal mondo della scuola, che nell'istituzione scolastica non si possa e non si debba far a meno dell'insegnamento della grammatica, ovvero dello studio riflesso sulla lingua, perché la conoscenza analitica del suo funzionamento permette e agevola, specie nello scrivere, un modo consapevole e un uso appropriato delle sue strutture.
Il progetto, svoltosi sotto l'egida del Presidente dell'Accademia Francesco Sabatini, si è articolato in due fasi: la prima si è tenuta presso la sede dell'Accademia e ha previsto un ciclo di sei lezioni (per un totale di diciotto ore) condotte da esperti linguisti che da anni operano nel campo della ricerca linguistica sperimentando nella didattica della lingua italiana nuove teorie e modelli. Durante le lezioni sono stati affrontati i seguenti argomenti:
Prof. Francesco Sabatini (Presidente dell'Accademia della Crusca, Univ. Roma Tre) Il verbo: classi, proprietà, diàtesi; Dalle espansioni nominali alle subordinate; La punteggiatura nel testo.
Prof. Maria Lo Duca (Univ. di Padova) La frase minima o nucleare nel modello valenziale; Ampliamento del nucleo e le espansioni.
Prof. Stefania Stefanelli (Univ. di Pisa) Testo e comunicazione.
Hanno preso parte agli incontri circa cinquanta docenti, provenienti da varie scuole secondarie della Regione Toscana, durante i quali si è riproposta l'antica querelle sul modo con cui affrontare lo studio della grammatica in classe: a quale modello fare riferimento per soddisfare il legittimo desiderio che l'ora di grammatica non si riduca solo una noiosa e sterile rassegna di definizioni, di regole ed eccezioni alla regola, ma funzioni da valida palestra per avviare gli studenti a quella profonda riflessione sulla lingua che favorisce una più duttile e disinvolta competenza testuale, soprattutto scritta. Oggi più che mai anche nella scuola si rende necessario un atteggiamento e una impostazione più scientifica in questo settore dell'insegnamento della lingua italiana soprattutto quando ci si accinge ad affrontare lo studio dell'analisi logica. Infatti si fa sempre più urgente l'esigenza che «sia l'autore del libro di testo [la grammatica] sia l'insegnante che opera in classe, si impegnino ad essere più espliciti e coerenti nell'esporre le linee del proprio ragionamento e delle operazioni che compiono. Devono dichiarare principi e metodi per verificarli al contatto con i problemi che trattano, senza timore di scoprire i propri limiti ... e con la convinzione che, comunque, questo modo di procedere ha il massimo valore educativo ed è il più qualificante e gratificante per tutti» (F. Sabatini, Comunicazione e usi della lingua, Loescher, Torino, 1990, p. xiii).
Fra i vari modelli che si propongono per lo studio della lingua e che ispirano le grammatiche ad uso scolastico, la scelta degli esperti linguisti si è indirizzata sul modello 'valenziale', la cui validità e applicabilità dopo essere stata proposta al gruppo dei docenti ha trovato una sua applicazione e sperimentazione direttamente nelle classi.
La teoria del linguista francese Luciene Tesnière (L. Tesnière, Elements de syntaxe structurale, Klincksieck, Paris, 1959), apparsa nell'universo degli studi linguistici nel 1959, è stata tradotta in italiano solo in anni recenti (Elementi di sintassi strutturale a cura di Rosemberg & Sellier, Torino, 2001) e non ha ancora trovato la meritata accoglienza e l'applicazione concreta e pragmatica in un testo di grammatica ad uso delle scuole inferiori.
Riferirsi a questo modello di studio e di analisi grammaticale non ha significato proporre tout court agli insegnanti-corsisti una metodologia del tutto alternativa o antagonista a quella tradizionale, ma ha voluto proporre lo studio e la riflessione sulla lingua da una diversa angolazione.
Nella scuola media e nel biennio delle superiori l'insegnamento della grammatica verte sull'analisi grammaticale, ovvero sul corretto riconoscimento e classificazione delle categorie morfologiche, e sull'analisi logica, esercizio che trova la sua ragion d'essere nella individuazione e scomposizione della struttura della frase in soggetto, predicato e complementi e che continua ad essere proposta nella sua versione tradizionale, accompagnata spesso da definizioni confuse e talvolta discutibili, nonché da liste infinite e discordanti di complementi. (M. Lo Duca, Esperimenti grammaticali, Carocci, Bologna, 2004, p. 13; F. Sabatini, Che complemento è?, in "La Crusca per voi" 28, 2004 pp. 8-9).
Questo disagio, proprio degli studenti, ma avvertito anche dagli stessi insegnanti, spesso anche loro incerti nel fornire soluzioni immediate ai vari quesiti che la grammatica impone, ha favorito la predisposizione degli stessi docenti a rivedere, reimpostandole, acquisizioni certe, ormai cristallizzate dalla prassi scolastica ma non più accompagnate da una profonda riflessione.
Tutto ciò ha determinato un rapporto collaborativo, agevolato sia dal carattere seminariale degli incontri sia dalla disponibilità degli esperti, che ha portato ad una riflessione congiunta. Dal dialogo interattivo è scaturito un clima disteso, quasi familiare che ha permesso il superamento di una certa pruderie che talvolta l'incontro fra due realtà così diverse come il mondo accademico e quello della scuola, inevitabilmente provoca. In sostanza l'auspicato 'colloquio ideale' si è trasformato in fecondo colloquio reale.
Non a caso, all'esposizione teorica degli argomenti è seguito 'a caldo' un addestramento pratico, durante il quale i corsisti, divisi per gruppi, si sono dedicati alla sperimentazione degli esercizi e, infine, al confronto spontaneo e aperto; alla presentazione delle soluzioni possibili è seguita l'esposizione dei dubbi emersi e delle varie riflessioni scaturite all'interno del 'laboratorio'. Un corso di aggiornamento sui generis la cui specificità ha voluto consistere proprio nella sperimentazione della teoria sul campo. Durante l'anno scolastico, infatti, i corsisti hanno esplorato le potenzialità di questo modello teorico nella didattica giornaliera. Alcuni di loro, infine, sono stati scelti quali docenti formatori per condurre la seconda fase del corso che prevedeva appunto la formazione di altri docenti delle scuole della Toscana accolti nelle sedi di Firenze (Liceo Pascoli), di Empoli (Istituto Fermi) e di Livorno (Istituto Galilei).
Dunque in che cosa consiste il modello valenziale, qual è la sua portata innovativa, quali i suoi reali vantaggi, quali infine i limiti nella pratica scolastica? Sono state queste le domande preliminari che i corsisti si sono posti, seguite dalle loro legittime aspettative che sono state poi soddisfatte dalle risposte dei linguisti. Senza aver la pretesa di fugare tutti i dubbi o di fornire intoccabili certezze, gli esperti hanno esposto le loro riflessioni che sono state il punto di partenza di "lavori in corso".
A questo punto, sembra doverosa qualche precisazione sulla teoria valenziale, a tutt'oggi non ancora abbastanza nota. La definizione 'valenziale' ha origine dal termine tecnico 'valenza', proprio del linguaggio chimico, dove indica la capacità degli atomi a formare legami tra loro, è stata presa in prestito nella linguistica per indicare il numero di 'attori', o attanti, che saturano la valenza del verbo o più semplicemente che definiscono la scena del verbo e quindi ne completano il valore. Nell'analisi della frase il modello valenziale ci addestra a partire dal verbo ed è proprio sulla base del valore semantico del verbo che si possono individuare quali sono gli argomenti essenziali e indispensabili che ne saturano il significato, distinguendoli da quelli facoltativi, non obbligatori, che, apportatori di nuove informazioni, servono ad arricchire ed espandere la frase.
Per comprendere la teoria valenziale e la sua efficacia nell'analisi logica viene in ausilio il chiaro esempio di Maria Lo Duca «Sul piano sintattico partiremo dal verbo, e ci chiederemo quanti argomenti sono necessari a 'saturare' le sue valenze... operazione abbastanza facile e accessibile anche ai bambini con i verbi che richiamano eventi che mettono in campo esseri animati e oggetti concreti: ad esempio i bambini capiscono bene che cosa devono fare se si chiede loro di recitare la scena di piangere o abbracciare o di regalare. Nel rappresentare questi eventi hanno bisogno di un solo partecipante per la prima scena (Maria piange), di due per la seconda (Maria abbraccia Paolo) di tre per la terza (Maria regala un libro a Paolo)». (Maria Lo Duca, Si può salvare l'analisi logica, in "La Crusca per voi" 33, 2006, pp. 4-8).
Il modello valenziale risulta quindi essenziale per il concetto di frase: se si mettono a confronto le varie grammatiche in uso nella scuola si nota che spesso discordano nella definizione di frase, creando imprecisioni e spesso qualche defaillance.
Nel modello valenziale è definita frase quella espressione astratta costruita secondo le regole della grammatica, dotata di senso compiuto. Si tratta dunque di un modello sintattico, dotato di valore semantico offerto dalle valenze del verbo.
Lo studio della teoria valenziale, inoltre, serve ad approfondire i meccanismi che sottostanno alla costruzione del testo scritto e all'uso corretto della punteggiatura.
Le grammatiche tradizionali, soprattutto per la scuola secondaria di primo grado, hanno mostrato di recepire il modello valenziale anche se talora in modo impreciso e parziale. Del resto, e questo era già stato notato dai docenti del corso di formazione, a tutt'oggi nella scuola è assente un testo organico, in grado di coniugare teoria e prassi, tale da costituire un solido punto di riferimento per gli insegnanti.
Pur apprezzando la validità del modello, una certa resistenza da parte dei docenti è quindi in parte comprensibile vista la scarsità degli strumenti metodologici e dei materiali didattici a loro disposizione. Da qui l'abitudine, consolidata e difficile da scardinare senza il supporto di validi e strutturati corsi di formazione e aggiornamento, a seguire la tradizione.
In quest'ottica deve essere concepito il percorso che l'Accademia della Crusca e l'Ufficio Scolastico Regionale hanno perseguito nell'intento comune di rendere più immediato e operativo, meno astratto l'apprendimento della lingua italiana. Recuperando dalla grammatica tradizionale punti di contatto, le definizioni comuni e corrette, il corso ha cercato di introdurre la portata innovativa del modello valenziale.
Il risultato tangibile di questo percorso è stata la realizzazione di un cofanetto multimediale contenente le registrazioni degli esperti linguisti in tre DVD e un CD di esercizi a corredo delle lezioni con le proposte didattiche e i materiali di lavoro. Tali strumenti didattici elaborati negli incontri, hanno poi costituito un utile e agevole supporto alla diffusione della realizzazione della seconda fase del progetto: quella relativa alla formazione di nuovi docenti e alla sperimentazione del modello valenziale nelle classi. Gli interventi registrati e l'apparato didattico per la cura di Valeria Saura e di Veronica Locatelli hanno visto coinvolti anche l'equipe dei docenti formatori Roberta Bandinelli, Giuseppe Barbaro, Alessandra Canali, Claudia Danesi, Giovanna Moschi, Elisabetta Tortelli.
Il corso nelle sue varie fasi e articolazioni non ha avuto la pretesa di sciogliere i dubbi né tanto meno di elargire formule magiche in grado di dissipare i frequenti e sempre nuovi problemi che si pongono nella complessa alchimia della lingua italiana. Tuttavia si augura di aver recepito l'eredità preziosa di Giovanni Nencioni: aver 'spezzato la scorza' fra il mondo della ricerca e il mondo della scuola.
Questa speranza troverà la sua conferma nella 'seconda puntata' di Insegnare Italiano, un nuovo corso di formazione e aggiornamento per docenti previsto per l'anno scolastico 2007/2008 che avrà come tematica il lessico.
Ma questa è un'altra storia.
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