Fondato nel 1583 da un gruppo di letterati fiorentini uniti da amicizia e abituati a riunirsi periodicamente, il sodalizio si diede all’avvio il nome scherzoso di brigata dei crusconi, indicando con tale scelta la volontà di differenziarsi dalla pedanteria di altre accademie: vi si organizzavano cruscate, discorsi giocosi e conversazioni di modesta importanza, insomma qualcosa di poco serio. Annualmente veniva indetto uno stravizzo, convito piuttosto sontuoso con pietanze prelibate, in cui veniva letta la cicalata, orazione in burla su un argomento di scarso rilievo, e si potevano muovere “accuse" contro i maggiorenti titolari di uffici pubblici.
A dispetto di tali presupposti scientificamente poco incoraggianti, fin dai primi anni di attività non furono assenti intenzioni letterarie, dispute e letture di un certo impegno culturale, rivolte in particolar modo verso opere e autori volgari. Fondamentale fu l’ingresso nel gruppo di Lionardo Salviati (nome accademico: Infarinato, vedi più giù), che diede la spinta decisiva per la specializzazione in direzione linguistica degli intenti dell’Accademia. Si vagheggiava un modello di lingua che, sulla scia delle tesi di Pietro Bembo (1525), sancisse il primato del volgare fiorentino adottato dagli autori del Trecento (in particolare Dante, Petrarca e Boccaccio, le cosiddette "Tre corone").
In questa prospettiva il nome di Crusca fu scelto conferendo allo stesso un significato allusivo, che rimandava all’attività dei vocabolaristi miranti a proporre un modello di lingua ripulita dalle impurità dell’uso. L’Accademia si attribuì il compito di “passare al setaccio” la lingua e ricavarne “il fiore”, cioè la parte migliore, fondando la sua attività sull’idea della buona lingua intesa come farina che viene separata dalla crusca. Di conseguenza, acquisirono valore simbolico termini relativi alla farina, al grano, al pane, agli oggetti e alle operazioni connesse al processo di panificazione; vi si collegò l’adozione di oggetti e suppellettili strettamente connessi alla coltivazione del grano, alla macinatura e alla panificazione. Il frullone, che serve a separare la farina dalla crusca mediante lo staccio, fu scelto come simbolo dell’Accademia. La sedia accademica da cerimonia fu la gerla, realizzata come una sporta da pane rovesciata su cui è infilata una pala che funge da schienale. Su una pala (così chiamata dalla sua forma a pala di mugnaio) ogni Accademico poteva a sua scelta raffigurare un emblema, consistente in un dipinto su tavola corredato da un motto di ascendenza letteraria e dal proprio nome accademico. Nella Villa Medicea di Castello a Firenze, sede attuale dell’Accademia, la Sala delle Pale raccoglie 152 pale antiche, realizzate dalla fondazione fino alla metà del sec. XVIII. Oltre alle gerle e ad altri oggetti antichi, nella sala si trovano anche 2 “sacchi”, mobiletti a forma di sacco con uno sportello e all’interno scaffali per conservare la “farina”, cioè gli statuti, i regolamenti e altre scritture approvate dai censori accademici. Un gruppo di pale moderne (datate a partire dall’ultimo ventennio del secolo scorso, periodo in cui l’antica tradizione riprende vita) è in una sala contigua.
Nel secolo XVI la “questione della lingua” occupava gli scrittori italiani d’ogni campo, alla ricerca di un riferimento oggettivo per il buon uso del volgare italiano. Esigenza fortemente avvertita, in una comunità di alta tradizione ma frammentaria nelle sue manifestazioni linguistiche (anche nello scritto, oltre che nel parlato). L’inesistenza di un centro socio-politico-culturale (presente in Francia e in altri Stati europei già formati) comportava l’impossibilità di indirizzare lungo un percorso relativamente unitario i movimenti strutturalmente centrifughi e a volte carsici della lingua, espressione delle molteplici e varie tradizioni linguistiche vive in Italia. Il cenacolo di ingegni che si costituì nell’ultimo ventennio del Cinquecento a Firenze, presto allargato a dotti di altre regioni italiane e di altri Paesi europei, riuscì in un’impresa straordinaria per quell’epoca: la composizione e pubblicazione (nel 1612, a Venezia) di un grande Vocabolario dell’italiano, fondato su circa 300 testi (dalla fine del Duecento alla fine del Cinquecento), dai quali erano state estratte 62.870 citazioni e 25.056 entrate.
I criteri di scelta degli autori citati nel vocabolario intendevano mostrare la bellezza e l’utilità del fiorentino trecentesco. Le prime opere oggetto di spoglio furono la Divina Commedia di Dante, il Decameron di Boccaccio e il Canzoniere di Petrarca e in genere i testi fiorentini del Trecento (non esclusivamente, anche se prevalentemente, letterari). Ma non mancarono aperture verso autori successivi (tra i quali Lorenzo de’ Medici, Berni, Machiavelli) e verso autori non fiorentini (Bembo, Ariosto). Nella compilazione gli scrittori fiorentini del Trecento vennero citati per primi, dove era possibile con un esempio di prosa e uno di poesia. Dei non fiorentini si scelsero le parole più belle e di matrice fiorentina, dei contemporanei le voci dell’uso.
Il Vocabolario degli Accademici della Crusca suscitò grande interesse e, contemporaneamente, accese dispute; in particolare, ad alcuni non piacque l’aperto fiorentinismo arcaizzante proposto dal Vocabolario, che comunque rappresentò per secoli, in un’Italia politicamente e linguisticamente divisa, il più prezioso e ricco tesoro della lingua, forte legame interno alla comunità, strumento indispensabile per tutti coloro che volevano scrivere in buon italiano e, implicitamente, spinta per il raggiungimento dell’unità linguistica a quei tempi inesistente. Quel testo ebbe grande fortuna in tutta Europa e costituì modello di metodo lessicografico per altre Accademie europee che si impegnarono nella redazione dei vocabolari delle rispettive lingue nazionali. In Francia apparve, in prima edizione nel 1694, il Dictionnaire dell’Académie Française, fondata dal cardinale Richelieu nel 1635. In Spagna si pubblicò, negli anni 1726-1739, il Diccionario della Real Academia Española, sorta nel 1714. In Inghilterra, nel 1755, apparve il Dictionary of the English Language di Samuel Johnson, che era in rapporti con la Crusca. In Germania i fratelli Grimm pubblicarono il Deutsches Wörterbuch (primo volume nel 1854), modellato sul Vocabolario della Crusca.
Ampliata di molto nelle altre tre edizioni uscite entro la metà del secolo XVIII (II: 1623; III: 1691; IV: 1729-1738), l’opera della Crusca rappresentò di fatto il monumento della norma linguistica italiana, pur sottoposta a critiche sui criteri di scelta e trattamento del materiale lessicografico. Nel 1863 l’Accademia iniziò a pubblicare la V edizione del Vocabolario, ma la realizzazione procedeva a rilento e, soprattutto, l’impianto puristico e normativo (pur temperato rispetto alla rigidità iniziale) era inadeguato alle istanze dei tempi e del neonato stato italiano: l’unificazione linguistica della popolazione, in grande maggioranza analfabeta o scarsamente alfabetizzata, non poteva realizzarsi sulla base di modelli prevalentemente scritti e letterari. Tra polemiche accese e spesso contrapposte che durarono a lungo, per disposizione del ministro Gentile fu tolto alla Crusca il compito di preparare il vocabolario nazionale e quel tentativo di edizione restò incompiuto (si arrestò alla lettera ozono, vol. XI, 1923).
La decisione ebbe una conseguenza involontaria, che tuttavia avrebbe avuto un certo peso nel secondo dopoguerra, consegnando alla Crusca una sorta di patente antifascista. Ma soprattutto, esentandola dall’esorbitante attività lessicografica, ne indirizzò la ricerca verso la filologia, la storia della lingua, la grammatica: a partire da quella data, e sempre più intensamente nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, all’interno dell’Accademia o in collegamento con essa, nacquero o presero nuovo slancio collane e riviste scientifiche di alto livello e si produssero mirabili edizioni di testi antichi. Col tempo si istituirono tre centri di ricerca di varia specializzazione, che hanno conferito all’Accademia il carattere di un vero istituto di alta ricerca linguistica: il Centro di filologia italiana, il Centro di grammatica italiana, il Centro di lessicografia italiana.
Dopo i primi quattro secoli, nell’ottobre 1990 un’ulteriore svolta interviene nella vita dell’Accademia, già in pieno rinnovamento. Giovanni Nencioni, allora presidente, significativamente intitola Giustificazione l’articolo di presentazione di una rivista appena fondata, "La Crusca per voi. Foglio dell’Accademia della Crusca dedicato alle scuole e agli amatori della lingua". Eccone alcune frasi: "C’è veramente bisogno di giustificare questo foglio, il quale, oltre che inatteso, è un fatto assolutamente nuovo nella lunga vita dell’Accademia della Crusca. […] Oggi che la richiesta di consulenza è giunta da ogni parte d’Italia e da persone di ogni livello sociale e culturale, l’istituzione di un consultorio linguistico come servizio nazionale ha cessato di essere un dovere ed è divenuta una scelta. Con questa convinzione la Crusca ha aggiunto alla sua responsabilità scientifica una responsabilità sociale, che si attuerà in un contatto vivo e immediato con un pubblico molto esteso e molto vasto. […] Il tentativo che la Crusca compie scaturisce da una sincera volontà di rendersi utile, di abbreviare la distanza tra la propria attività scientifica, cui la vincola il suo statuto, e la scuola o il pubblico dei parlanti e scriventi. […] Perciò la Crusca spera, anzi confida, che gl’insegnanti e gli amatori della lingua le scrivano, la interroghino, le espongano francamente proposte, suggerimenti, riserve. Essi potranno fare qualsiasi quesito relativo alla lingua italiana, anche in relazione alle occorrenze scolastiche".
L’impresa di rispondere con chiarezza ai quesiti provenienti dal mondo della scuola e dalla società in genere non è facile, in una situazione in cui la lingua è attraversata da fenomeni di variazione e parlanti e scriventi sono immersi in un continuo flusso culturale e sociale, che non può essere valutato con antistoriche aspirazioni alla purezza astrattamente intesa. In una fase di forti sommovimenti della lingua, anche persone di buon livello culturale mostrano incertezza e constatano che le regole tradizionali delle grammatiche scolastiche sono a volte insufficienti a spiegare la realtà complessa della lingua contemporanea. La Crusca, massima istituzione linguistica del paese, si apre al confronto con il pubblico e con la scuola e risponde a coloro (istituzioni o privati) che pongono quesiti, segnalando problemi o difficoltà particolari da loro incontrate; risponde senza finalità normative, spiegando e non prescrivendo, muovendo da considerazioni storico-linguistiche che aiutano a comprendere la genesi e la natura dei fenomeni sotto osservazione. In oltre tre decenni «La Crusca per voi» ha cambiato un paio di volte Direzione e Redazione (per ragioni naturali, biologiche e umane), ha un numero crescente di abbonati e di lettori: con impeccabile periodicità semestrale è arrivata al numero 70, 2025/I (gennaio-giugno) rispettando i presupposti che ne hanno motivato la nascita, è apprezzata nell’universo scolastico e all’esterno dello stesso.
Nel frattempo al foglio a stampa si è affiancato un servizio di "Consulenza linguistica” online, frequentato quotidianamente da centinaia di visitatori, che offre risposte ai quesiti secondo i medesimi principi ispiratori esposti fin qui: partire dalla storia dei fenomeni e spiegare le cause e gli effetti di alcune varietà e i tratti linguistici esistenti nell’uso. Le risposte non sono rigidamente orientate: spirito del servizio è cogliere l’occasione di un dubbio per rendere l’utente consapevole delle spinte che la lingua riceve dalle forze in gioco nella realtà sociale. L’archivio della consulenza linguistica agli inizi di giugno 2025 conta 1568 risposte, consultabili anche digitando un elenco esplicito di parole chiave. Ad esempio: se clicco “neologismo” appaiono 155 risultati (vuol dire che in 155 risposte il tema del neologismo è trattato o almeno accennato); se clicco “burocrazia” appaiono 18 risultati; ecc. Periodicamente le risposte della "Crusca per voi" e della consulenza linguistica sono state raccolte in volume e anche per tale via messe a disposizione di un pubblico vasto. Si intitolano La Crusca risponde i volumi usciti nel 1995, nel 2006, nel 2019. Più recentemente (2022) il volume Giusto, sbagliato, dipende. Le risposte ai tuoi dubbi sulla lingua italiana con la intenzionale ambiguità del titolo rivela lo scopo finale: non correggere le concrete manifestazioni della lingua con la matita rossa e blu ma parlare della nostra lingua, mostrandone la variazione e le valenze nei diversi contesti di scritto e di parlato. Ancor più fresco di stampa (2024), è Sbagliando s’impari, diversamente impostato: offre una serie di esercizi, grazie ai quali i lettori possono verificare il loro grado di conoscenza della lingua italiana ed eventualmente migliorarlo. È rivolta specificamente a docenti e studenti l’attività di Crusca scuola che ogni anno organizza corsi di formazione con lezioni e laboratori molto frequentati.
Il sito (www.accademiadellacrusca.it) offre un plausibile (pur se giocoforza succinto) quadro d’insieme delle numerose iniziative e attività varate dall’Accademia che hanno come centro d’interesse la lingua nazionale, nelle sue diverse manifestazioni, compresi i rapporti che la Crusca intrattiene con Enti, Istituzioni, Università, ecc. Ne cito solo un paio recenti, per esemplificare. In risposta a un quesito sulla parità di genere negli atti giudiziari posto dal Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, il 15 luglio 2024 il Consiglio direttivo dell’Accademia, riprendendo la questione del genere nella lingua, più volte e sotto vari aspetti affrontata dalla Crusca, propone come “Tema del mese” riflessioni e suggerimenti concreti per un uso non discriminatorio della lingua, fornendo in forma sintetica indicazioni di carattere generale utili ai legislatori e a chiunque intenda improntare a tali principi le proprie scelte linguistiche ("Tema" di settembre 2024). Spesso le nostre leggi presentano una bassa qualità di scrittura e di chiarezza, gli articoli sono lunghi e troppo densi di contenuti, le rubriche non indicano con appropriatezza quanto la norma stabilisce; anche le frasi sono lunghe e spesso caratterizzate dalla nominalizzazione (un solo nome sostituisce un verbo e quindi un’intera frase); il lessico è spesso usato impropriamente; per non dire poi degli eccessivi rinvii e riferimenti ad altre norme. Quella del diritto è necessariamente una lingua tecnica, ma lingua tecnica non vuol dire lingua comprensibile ai soli specialisti. Sia la lingua della legge, sia quella della pratica del diritto, sia quella dell’amministrazione dovrebbero poter arrivare anche ai cittadini, in primo luogo per ragione di democrazia. Le sentenze sono pronunciate in nome del popolo, e la motivazione ha anche la funzione extra-processuale di rendere il processo controllabile dai cittadini (“Tema” di aprile 2024). Organizzato dall’Accademia della Crusca e dall’Università di Firenze, si tiene da anni un Corso di Perfezionamento in Professioni legali e scrittura del diritto. Tecniche di redazione per atti chiari e sintetici, tenuto da linguisti e giuristi, che vede la partecipazione attiva di avvocati, praticanti legali e operatori delle discipline giuridiche.
La sovrabbondante presenza nell’italiano di anglicismi è questione largamente dibattuta che coinvolge, oltre all’italiano, le lingue dell’intero pianeta, comprese quelle di grande storia e di ricca tradizione culturale. L’atteggiamento delle istituzioni e dei singoli di fronte alla preponderanza della lingua inglese varia fortemente, oscillando dall’accettazione scarsamente meditata alla chiusura quasi pregiudiziale e altrettanto irriflessa. L’Accademia della Crusca condivide la richiesta, proveniente anche da non specialisti e per certi versi collettiva, di privilegiare, ove possibile, l’impiego di termini italiani nelle leggi, negli articoli di giornali, nella comunicazione della Pubblica Amministrazione e delle imprese, e anche nella comunicazione quotidiana, in particolare quando l’anglicismo sia scarsamente trasparente e appaia dettato da moda o addirittura da snobismo.
Dal 2015 è attivo presso l’Accademia il gruppo “Incipit”, con lo scopo di monitorare i neologismi e forestierismi incipienti, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana e prima che prendano piede. “Incipit” ha il compito di esprimere un parere sui forestierismi di nuovo arrivo impiegati nel campo della vita civile e sociale; respinge ogni autoritarismo linguistico e, attraverso la riflessione e lo sviluppo di una migliore coscienza linguistica, vuole suggerire alternative agli operatori della comunicazione e ai politici, con le relative ricadute sulla lingua d’uso comune. Tra le proposte di utilizzare espressioni in lingua italiana di facile comprensione in luogo di concorrenti inglesi si segnalano centri di identificazione (invece di hot spots), collaborazione volontaria (invece di voluntary disclosure), lavoro agile (invece di smart working), ecc. In nessun caso le proposte possono essere imposte, solo la condivisione collettiva ne può sancire l’affermazione. Ma forse, rifacendosi all’esperienza di paesi europei come la Francia e la Spagna, sarebbe auspicabile che divenisse generale un atteggiamento di questo tipo: nelle disposizioni e negli atti ufficiali promananti dalle strutture centrali e periferiche, si ricorra alle parole straniere solo a condizione che siano ampiamente impiantate nell’uso e che non esista già una “onesta” parola italiana per designare la stessa cosa o esprimere la stessa idea.
La Piazza delle Lingue è una manifestazione annuale che si svolge in collegamento con la città di Firenze, con la regione Toscana, con enti vari, proponendo temi di interesse generale, trattati in modo scientifico, con apertura a fenomeni che riguardano il costume, le arti e lo spettacolo. Il tema della Piazza 2024 (6-9 novembre), Gli incontri dell’italiano. La lingua ci incontra e soddisfa ogni nostra esigenza, ha presentato le forme assunte dalla nostra lingua in campi di largo impatto collettivo come Il fumetto, Il giallo e le serie televisive, Le letterature migranti, Il teatro. Ne hanno discusso, confrontando diverse esperienze, linguisti dell’Accademia e protagonisti molto noti dei diversi ambiti di attività appena elencati. Sarà dedicata ai dialetti la Piazza delle lingue 2025, che si svolgerà tra il 12 e il 14 novembre.
In almeno 4 “tornate” annuali l’Accademia organizza adunanze e riunioni collegiali dei propri soci per discutere, anche con la partecipazione mirata di studiosi esterni, temi di particolare rilevanza scientifica o attualità. Le prime 4 tornate 2025 sono state dedicate rispettivamente a: L’eredità di pensiero di Graziadio Isaia Ascoli e i 150 anni dei "Saggi ladini"; "Tra le donne italiane a migliori, e a più forti studii incitate". Ricordo delle accademiche Maria Luisa Altieri Biagi, Bice Mortara Garavelli e Ornella Castellani Pollidori; La Tavola periodica in italiano; La lingua del mare; una quinta, nel mese di dicembre, ricorderà i 50 anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini.
In occasione della ricorrenza dei settecento anni dalla morte di Dante, ogni giorno, per l’intero 2021, l’Accademia ha pubblicato 365 schede dedicate alla lingua e all’opera del poeta. La parola di Dante fresca di giornata, si intitola quella rubrica quotidiana (ancora consultabile in rete), affacci essenziali su lessico e stile danteschi, con brevi note di accompagnamento; occasione per ricordare, rileggere, ma anche scoprire e approfondire la grande eredità linguistica lasciata da Dante e in buona parte travasata nell’italiano che tutti usiamo. Ogni 25 marzo, ricorrenza nazionale del Dantedì, l’Accademia organizza una specifica manifestazione scientifica, accompagnata da letture di testi danteschi e spettacoli musicali.
L’attenzione al massimo poeta della nostra storia e alla sua lingua è alla base del primo (in ordine di presentazione) dei tre progetti “strategici” dell’Accademia: il VD (Vocabolario Dantesco), in collaborazione con l’Opera per il Vocabolario Italiano, a cui si è aggiunto il VDL (Vocabolario Dantesco Latino), per il quale l’Accademia collabora con la Società Dantesca Italiana e altri enti. Strategici sono anche il VoDIM (Vocabolario Dinamico dell’Italiano Moderno) e l’OIM (Osservatorio degli Italianismi nel Mondo). Quest’ultimo si propone come vetrina tangibile della ampia diffusione all’estero della nostra lingua, anche in contesti socio-culturali e linguistici molto lontani dal nostro.
A scopo analogo risponde il volume che, su delega del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), a partire dal 2001, ogni anno è allestito dalla Crusca, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, ricorrente nella terza settimana di ottobre. La Settimana promuove, in tutto il mondo, la lingua italiana nelle sue più varie sfaccettature scegliendo ogni anno un tema specifico. Il volume dell’edizione 2024 della Settimana (XXIV della serie), intitolato L’italiano e il libro: il mondo fra le righe, è stato presentato alla Frankfurter Buchmesse del 2024. Al tema Italofonia: lingua oltre i confini sarà dedicato il volume del 2025.
Quattro riviste ("Studi di filologia italiana", "Studi di grammatica italiana", "Studi di lessicografia italiana", "Italiano digitale. La rivista della Crusca in rete"), collane e pubblicazioni, convegni testimoniano la costante attività di ricerca dell’Accademia, che abbraccia una dimensione assai più ampia rispetto al proposito originario di fornire, con la propria opera, un riferimento normativo per l’uso dell’italiano. Il concetto di norma linguistica, pure necessaria per la comunicazione in qualsiasi società organizzata, è oggi completamente rivisitato rispetto al passato: accanto al principio della grammaticalità o non grammaticalità profonda di un costrutto, ha acquistato un peso decisivo la pertinenza dello stesso ai singoli tipi di testo, che va giudicata anche in base al contesto nei quali il costrutto viene prodotto e al suo tasso di comunicatività. Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, si è posto la domanda se esiste o possa esistere un’Autorità che faccia valere in una comunità linguistica tali principi, che risiedono, per tutte le lingue, nel corpo stesso della scienza linguistica. Il suo parere è netto. Il linguista non solo può, ma è tenuto a diffondere conoscenza utile a guidare l’uso della lingua della sua comunità. Ed è preziosa l’opera che può svolgere un’Istituzione che raccolga un collegio di competenti di diversa formazione disciplinare, come l’Accademia della Crusca, il cui "compito essenziale" è, a norma di Statuto, quello di "sostenere la lingua italiana, nel suo valore storico di fondamento dell’unità nazionale, e di promuoverne lo studio e la conoscenza in Italia e all’estero".
Con le attività, con i progetti strategici, con le pubblicazioni, con le strutture, la Crusca è in grado di generare effetti socialmente utili e di stabilire rapporti proficui con individui, gruppi e istituzioni, destinatari ideali di quegli effetti: in tal modo assolve alla propria missione civile.
Rosario Coluccia
Alberto Voltolini
Massimo Bellina
Evento di Crusca
Collaborazione di Crusca
Evento esterno
Avvisiamo gli utenti che nei giorni 23 e 24 giugno la biblioteca dell'Accademia sarà chiusa al pubblico.
Avvisiamo tutti i frequentatori che la sede dell'Accademia della Crusca resterà chiusa il 2 maggio, il 23 giugno e dall'11 al 22 agosto 2025.