Paolo D’Achille (Roma 1955, nome accademico: Integrale), socio dal 2011, accademico ordinario dal settembre 2013, membro del Consiglio direttivo dal maggio 2017 e vicepresidente dal giugno 2022. Professore ordinario di Linguistica Italiana presso l’Università Roma Tre. È stato presidente della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (SILFI), segretario dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI), di cui in seguito ha coordinato la Sezione Scuola, membro del Comitato Esecutivo della Società di Linguistica Italiana (SLI). È membro del comitato direttivo di numerose riviste scientifiche.
Storico della lingua italiana, si è occupato dei rapporti tra il parlato e lo scritto, della produzione semicolta, della lingua del melodramma, delle scritture esposte, di vari problemi di morfologia, sintassi e lessico. Ha studiato anche vari aspetti dell’italiano contemporaneo, occupandosi dei neologismi, delle varietà regionali di italiano, del linguaggio giovanile, di onomastica, della lingua e delle idee linguistiche di Pasolini. Ha inoltre condotto ricerche sulla situazione linguistica romana e laziale dal Medioevo all’età moderna e del dialetto romanesco dall’Ottocento a oggi. Dal 2015 è responsabile del Servizio di consulenza linguistica dell’Accademia e direttore del periodico “La Crusca per voi”.
La pala di Paolo D'Achille
Il motto è il verso 7 del sonetto proemiale delle Poesie di Tommaso Campanella "Dentro ogni tutto, ed antico e novello".
La pala raffigura una sala, dal pavimento a esagoni bianchi e grigi, in cui si alternano zone di luce e d’ombra. La parete di fondo, in rosso scuro, si apre su un paesaggio campestre; da essa parte, in basso a destra, un filo elettrico. Al centro della scena è un piano di pietra, sorretto da un rocchio di colonna, su cui poggiano un taccuino e una forma di pane integrale, con una fetta già tagliata. Il pane integrale è fatto di farina sottoposta solo parzialmente a setacciatura, in modo da farle conservare intatte tutte le sue naturali sostanze nutritive. Il nome, unito al motto (tratto da una poesia “filosofica” che parla anche di grano e di parole e che fu pubblicata nello stesso anno in cui la Crusca stampava la prima edizione del suo Vocabolario), vuole indicare un impegno nello studio sia della lingua antica sia di quella moderna, uno sforzo di integrare le dimensioni della diacronia e della sincronia.
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