Sono arrivate in redazione numerose richieste sulla correttezza o meno dell’uso del plurale Borboni in luogo di Borbone.
I Borbone sono una delle famiglie nobili più longeve e politicamente più potenti del secondo Millennio. Il loro nome di famiglia o cognome corrisponde a un toponimo, quindi a quello che viene definito predicato nobiliare, che in Italia è spesso preceduto dalla preposizione, come, per fare alcuni esempi, di Montezemolo per Luca Cordero o della Rovere per Lucrezia Lante o di Modrone per Giammaria Visconti.
Il nome di una delle dinastie regnanti più importanti d’Europa è francese: Bourbon, dal ramo della casata dei Borbone che salì al trono di Francia nel 1589 con Enrico III, re di Navarra, poi divenuto Enrico IV di Francia; nome derivato dal feudo di Bourbon-l’Archambault, oggi comune di 2600 abitanti nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi. Vari signori di Borbone portarono come nome anche il secondo toponimo, perlopiù tradotto in italiano come Arcimbaldo.
Alcuni titoli nobiliari si sono ampiamente estesi in onomastica: per esempio i Della Scala hanno caratterizzato la storia di Verona al punto che i veronesi (e soprattutto i giocatori e i tifosi della squadra di calcio del Verona) sono chiamati anche scaligeri (dal latino medievale scaligerum ‘che porta una scala’, con riferimento all’emblema araldico dei Della Scala). Anche il celeberrimo teatro d’opera di Milano, detto alla Scala e non della Scala, trae il nome dalla famiglia dei Cangrande e dei Mastino: la ragione è il matrimonio, nel 1345, tra Beatrice Regina della Scala, discendente degli Scaligeri, e Bernabò Visconti. Di qui la creazione di una chiesa della Madonna alla Scala, in stile gotico, fatta abbattere nel 1776 da Maria Teresa d’Austria per consentire la costruzione del grande teatro, il cui nome rimase legato al luogo dove sorse (in parentesi, il liquore bourbon, variamente pronunciato, è un whiskey che trae il nome da un’altra, omonima, contea, nello Stato americano del Kentucky).
Importante è qualche notizia sulla formazione dei cognomi: nell’Italia centrale e nelle regioni centrali del Settentrionale prevalgono nettamente i cognomi pluralizzati, i più diffusi essendo Rossi, Ferrari, Mancini, Bianchi, Monti, Galli ecc. Nelle regioni del Sud continentale e in Sicilia (la Sardegna fa storia a sé) prevalgono, invece, i corrispondenti al singolare Russo e Lorusso, Greco, Esposito, Gallo, Marino, Romano ecc.
Se è mi è concesso un ricordo personale, mio padre, romano ma di famiglia originaria della Campania, tra i nostri conoscenti sovente chiamava i Ferrante una famiglia Ferranti e i Vitale una famiglia Vitali, per l’influenza delle parlate meridionali. Nel caso dei Borbone ci troviamo in una situazione opposta: dal singolare al plurale, come potrebbe accadere, per abitudine, in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Lazio. In ogni caso lo scambio tra singolare e plurale, specie ovviamente nel registro orale, non è infrequente.
Nel caso dei Borbone, poi, l’uso del singolare si conserva sempre nell’idionimo di un personaggio appartenente alla famiglia: Carlo III di Borbone per esempio. La pluralizzazione si dovrà anche all’idea che il titolo nobiliare non sia un vero cognome e per questo risulti assoggettabile a declinazione nel numero o anche nel genere. Tanto più che in Italia si riscontra il toponimo Borbona, comune in provincia di Rieti; che sono ben presenti i cognomi borghesi (non nobiliari) Borbon (rarissimo e disperso), Borbone (soprattutto a Catania e provincia) e Borboni (a Ome nel Bresciano, dove è una variante di Barboni) e che può essere facile il fraintendimento appunto con la voce di lessico barbone/-i/-a/-e. Tuttavia “una Borbone” è comunque più frequente di “una Borbona” (al contrario, per esempio, di quanto accade con lo spagnolo).
L’uso del plurale è peraltro è ben diffuso: se la pagina di disambiguazione di Wikipedia è intitolata Borboni e distingue Borboni di Francia, Borboni di Napoli, Borboni di Parma e Borboni di Spagna, rimandando in nota alla scheda sul lemma Borbone nel DOP Dizionario d’ortografia e di pronunzia (Roma, Rai Eri, edizione del 2010). Ebbene, il DOP raccomanda la forma in -i quando si tratti di un plurale ed esemplifica con i Borboni di Francia; Parma dai Farnesi ai Borboni; la dinastia, la reggia dei Borboni; al tempo dei Borboni; sotto i Borboni.
Il GDLI nell’entrata borbonico chiosa: “Dei Borboni, che si riferisce ai Borboni, che è proprio, caratteristico dei Borboni”; e s.v. Borbonismo “L’essere fautore dei Borboni”. L’Enciclopedia Treccani online titola la voce Borbone e nella scheda si limita all’iniziale puntata B.
Il GRADIT – nelle voci deonimiche derivanti da borbone (che non figura però a lemma): antiborbonico, borboniano, borbonico, borbonismo, borbonizzare, filoborbonico – ricorre tanto al singolare, quanto al plurale; quest’ultimo compare tre volte: “1 agg. dei Borboni, relativo ai Borboni; 2 agg., s.m. che, chi è favorevole ai Borboni” (s.v. borbonico); “agg. caratterizzato da ostilità alla politica dei Borboni” (s.v. antiborbonico); “agg. favorevole alla politica dei Borboni agg., s.m. che, chi sosteneva la politica dei Borboni” (s.v. filoborbonico).
La lessicografia italiana, se ne può dedurre, propende per il plurale quando si parli della famiglia e della dinastia nel suo insieme, lasciando evidentemente il singolare come predicato nobiliare dei singoli personaggi (preceduto, infatti, dalla preposizione di o anche dall’articolo determinativo: il Borbone).
Enzo Caffarelli
13 novembre 2024
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