Pubblichiamo gli interventi dei partecipanti alla quinta tornata accademica del 2023 (13 dicembre 2023), intitolata Dialettologia toscana per Gabriella Giacomelli e Luciano Agostiniani.
Come capiranno quelli di voi che mi conoscono, io mi sento molto vicino allo spirito di questa “tornata” accademica dedicata a due persone che ho conosciuto e ammirato e alle quali ho voluto bene.
Quando per la prima volta arrivai a Firenze – stiamo parlando dell’inizio di ottobre del 1979 – m’iscrissi a un corso di lingua italiana per stranieri offerto da una scuola privata, chiamata “Accademia Nicolò Machiavelli”, allora ubicata in Piazza Santo Spirito, dove restai fino a Natale. Tornato a Stoccolma, iniziai subito gli studi italianistici sotto la guida del professor Ingemar Boström, ma dopo il primo anno accademico feci domanda per una borsa di studio ministeriale per ritornare a Firenze e dedicarmi a studi letterari. Purtroppo, o per fortuna, i docenti di letteratura italiana mi parvero tutti – o quasi tutti – sgradevoli (soprattutto gli assistenti). Chiesi consiglio all’amica Giovanna Delfini, già mia insegnante alla “Machiavelli”, la quale mi raccomandò di volgere le spalle ai fini letterati e iscrivermi invece a qualche corso più tecnico: Giovanna mi propose Dialettologia italiana e Filologia romanza, promettendomi “Ti divertirai”. Ed era vero, mi divertii, ma soprattutto imparai moltissimo, tanto che oggi possa affermare che fu proprio la dialettologia fiorentina a consacrarmi linguista.
Eravamo nel 1981, e il seminario della Giacomelli imponeva agli studenti l’esposizione orale di una carta dello Sprach‑ und Sachatlas Italiens und der Südschweiz di Karl Jaberg e Jacob Jud, in Italia meglio noto come “Atlante Italo-Svizzero”, o semplicemente AIS. Tirando a sorte, vinsi la “primogenitura” e mi fu affidata la carta 513 dell’AIS, intitolata Un uccello, uccelli.... Studiando quella carta capii per la prima volta la natura della metafonia da ‑i e molte altre cose fino ad allora a me sconosciute. Era un corso interessante, frequentato da persone intelligenti e ben preparate, come Laura Bafile, che ho rivisto poco fa in questa sala, o come la per me allora terrificante Simonetta Montemagni che sapeva tutto, ma proprio tutto, e che già pensava di occuparsi di linguistica computazionale, una volta laureata.
Parallelamente al corso della Giacomelli, Luciano Agostiniani mi spalancava le porte della grammatica storica italiana, facendomi comprendere che cos’è una lingua e rendermi conto che l’italiano che noi stranieri credevamo ingenuamente di conoscere, immaginando un idioma unitario con giusto qualche sparuto elemento regionale (una canzone napoletana, magari una lauda umbra), era in realtà più simile a un grande campo solcato da una moltitudine di isoglosse, formando una sorta di patchwork multicolore e cangiante.
Successivamente, quando fui assunto all’OVI, continuai a mantener vivi i contatti con Gabriella, che ogni tanto veniva all’Accademia. Erano contatti sporadici, ma riuscimmo ad affrontare argomenti seri, come l’Atlante Lessicale Toscano e il Vocabolario pistoiese1. Quando lei andò in pensione e donò i suoi libri e le sue carte a Firenze, pensammo di pubblicare insieme una delle tesi di laurea da lei dirette... ma poi lei è scomparsa, troppo presto, per sempre.
Luciano Agostiniani mi aveva impressionato molto già come docente universitario, tanto che negli anni successivi cercai di non perdermi le sue apparizioni in pubblico. Ricordo ancora una sua analisi del corpus dei testi etruschi con gli strumenti della linguistica tipologica, tenuta il 24 maggio 1991 al Circolo linguistico fiorentino (grazie, Alessandro Parenti!) e che fu, credo, la più bella esperienza linguistica che io riesca a ricordare. Io gliene parlai a più riprese, chiedendo lumi su questo o quell’aspetto della linguistica italiana, toscana oppure etrusca. L’ultima volta che lo vidi ci incontrammo per puro caso davanti a un poster raffigurante la Tavola di Cortona, la cui lettura e analisi, lo seppi allora, era stata affidata proprio a lui: oggi mi rammarico di non avergli chiesto altre e altre cose ancora.
Penso che adesso voi comprendiate perché sono tanto grato alla scuola fiorentina di dialettologia, che se non mi ha reso né dialettologo né etruscologo, ha certamente contribuito a farmi linguista.
Note:
[1] Vocabolario pistoiese, redatto da Lidia Gori e Stefania Lucarelli, a cura di Gabriella Giacomelli, Pistoia, Societa pistoiese di storia patria, 1984.
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