Documento per la ripresa della vita scolastica

Gli accademici Rita Librandi, Claudio Giovanardi e Francesco Sabatini invitano a riflettere e discutere sul problemi connessi all'insegnamento a distanza e alla riapetura delle scuole.

24 Aprile 2020


di Rita Librandi, Claudio Giovanardi, Francesco Sabatini

In una fase così delicata e difficile per il sistema scolastico italiano l’Accademia della Crusca, con la Sezione Crusca Scuola, e l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana, Sezione Scuola, sentono il dovere di intervenire sui rischi di una cattiva interpretazione delle nuove modalità d’urgenza connesse soprattutto con l’insegnamento a distanza.

Il nostro corpo docente nel suo insieme ha reagito in modo esemplare davanti all’emergenza della pandemia, dimostrando piena consapevolezza del proprio ruolo e dell’alto valore che la formazione assume nella società: rimodulando procedure, forme di comunicazione, interazione con bambini e adolescenti, potenziando al massimo l’uso degli strumenti telematici o talvolta impadronendosene per la prima volta. È un merito che gli va prontamente riconosciuto. La risposta straordinaria, tuttavia, non deve far confondere tale capacità di intervenire in urgenza  con la soluzione di un processo educativo che non può esaurirsi nella trasmissione di contenuti attraverso il web: la scuola è un’aula e non un video. Si tratta di un principio fondamentale tanto per la scuola quanto per l’università, che non vive con minore disagio l’impossibilità di tenere lezioni ed esami in presenza. 

Gli stessi insegnanti, molto meglio di chiunque altro, stanno denunciando i limiti dell’insegnamento a distanza, limiti peraltro già da tempo sottolineati dagli esperti di pedagogia e didattica. I difetti riscontrati da più parti sono tanti e non è inutile ricordarli.

  • L’insegnamento via web non consente di verificare con immediatezza la risposta degli studenti alla lezione e il loro grado di comprensione dei contenuti esposti.
  • La distanza rende più difficile valutare la giusta distribuzione temporale delle fasi di insegnamento e apprendimento, anche per la ridotta interazione tra chi parla e chi ascolta.
  • Si annullano, o almeno si riducono in modo essenziale, la socializzazione e il lavoro di squadra, impedendo che la classe funzioni come modello di interazione virtuosa tra i ragazzi e tra generazioni diverse in un fecondo scambio e arricchimento reciproco.
  • Si riduce la fisicità dell’insegnamento, che non riguarda solo la gestualità con cui l’insegnante accompagna le spiegazioni, sottolineandone i punti salienti o elevandone le emozioni, ma anche e soprattutto l’abilità manuale guidata fisicamente, che non può essere dimenticata nell’apprendimento della scrittura. Molti sono ormai gli studi che in tempi recenti hanno dimostrato quanto sia importante, per lo sviluppo delle capacità cognitive, conservare, nella scuola primaria, l’apprendimento della scrittura manuale, non disperdendola a favore di quella digitale.

I limiti della distanza non sono, però, soltanto di natura strettamente didattica. Un sistema di insegnamento, infatti, per il quale è indispensabile possedere strumentazioni adeguate, buone connessioni e stanze in cui potersi concentrare, discrimina vistosamente i più svantaggiati, né può servire una sia pur meritevole distribuzione di tablet alle famiglie più povere: senza genitori in grado di affiancare lo sforzo dei discenti, senza libri nelle case, senza spazi adeguati il problema non si risolve.

Gli aspetti negativi di una didattica a distanza non riguardano ovviamente l’uso sapiente delle tecnologie informatiche nell’istruzione, la possibilità di integrare l’insegnamento con le risorse del web, che hanno dato e continueranno a dare un contributo di grandissima efficacia. 

Il nostro appello va a coloro che devono, appena possibile, garantire un ritorno migliorato all’attività educativa ordinaria, in analogia a quanto si  cerca di fare nel settore sanitario. I fatti presenti confermano che la salute è il bene primario, ma confermano altresì che tutti gli aspetti della vita di ciascun Paese, compreso quello ora nominato, dipendono dagli investimenti nell’istruzione, nella ricerca, nel diritto allo studio, beni da assicurare alle generazioni crescenti, energie indispensabili anche da trattenere il più possibile nella terra di origine.

Gli sforzi encomiabili per far fronte alla pandemia sono stati tanti: pensiamone tanti anche per la riapertura delle scuole. Come si è riconosciuta inadeguata la forza numerica umana nel campo della sanità, per effetto delle restrizioni improprie e di spirito elitaristico, così si riconosca che l’affollamento nelle classi è stato un provvedimento ministeriale sconsiderato; si provveda con l’occasione a rendere accettabile il rapporto numerico discenti – docenti. E non si assecondi la convinzione – forse gradita in ambienti solo commercialmente interessati – che la scuola possa essere un video e non un’aula: sarebbe, non solo nella battaglia contro la Covid-19, una sconfitta irreparabile.

Allegati

Rita Librandi, Claudio Giovanardi, Francesco Sabatini
13 maggio 2020 - 00:00

Commento di chiusura

Ringraziamo tutti coloro che sono intervenuti e che hanno contribuito ad ampliare e migliorare il dibattito intorno alle questioni su cui intendevamo sollecitare la riflessione. In questi giorni, purtroppo, i media hanno diffuso prevalentemente le opinioni di chi, pur non avendo mai, neppure per un giorno, né a scuola né all’università, fatto didattica attraverso i collegamenti telematici, ne ha esaltato le possibilità o i difetti solo attraverso astrazioni. A intervenire, invece, sul sito dell’Accademia sono stati gli insegnanti e ciò ci fa ancora più piacere perché sono le testimonianze di chi, avendo vissuto in prima persona l’esperienza della didattica a distanza, è in grado di valutarne e descriverne vantaggi e limiti con efficacia e a pieno diritto.

Molti sono stati i consensi incondizionati alle nostre parole e di ciò vi siamo particolarmente grati. Non si segnalano veri dissensi, ma necessità di precisazioni, che forniamo ora.
L’insegnamento, a scuola o all’università, si avvale da tempo di strumenti informatici e di collegamenti attraverso la rete, supporti di cui difficilmente si potrebbe fare a meno. Sarebbe quindi più che necessario, come sottolineano alcuni, non solo dotare tutte le scuole del paese delle attrezzature appropriate, ma anche garantire un aggiornamento adeguato degli insegnanti nell’uso di questi mezzi. La vicenda drammatica (e non ancora conclusa) ha senz’altro spinto i più riluttanti a conquistare queste capacità e condividiamo questa considerazione. Ma tutto ciò certo non basta, e lo sostengono in massa anche i nostri interlocutori, per portarci ad accettare acriticamente, se non proprio ad auspicare, un profondo mutamento del profilo dell’insegnamento, in quanto attività – non soltanto tecnicamente didattica – che si svolge in sedi specificamente deputate all’incontro diretto dell’intera popolazione infantile, adolescenziale e giovanile con il “corpo docente”, volto ufficiale della società adulta, impegnato a responsabilizzare sotto tutti gli aspetti le nuove generazioni. E, si aggiunga, ambiente dove anche l’emozione conduce il singolo a superare le difficoltà personali.
Qual è dunque il passo successivo da compiere o su cui dobbiamo chiedere che i responsabili politici riflettano e intervengano? Qualcuno ci fa notare che gli studenti più disagiati rimangono tali anche nella scuola in presenza, che forse alcuni studenti con problemi di salute hanno potuto seguire le lezioni proprio perché sono rimasti a casa o altri hanno potuto ascoltare lezioni da insegnanti madrelingua che comunicavano direttamente dai propri paesi. D’accordo, ma non sono problemi su cui occorrerebbe fare una riflessione ampia e per i quali cominciare a trovare soluzioni autentiche?  Se i più poveri non raggiungono il successo cui hanno diritto né in presenza né a distanza, la risposta è la lezione telematica? Se le persone con disabilità e problemi di salute trovano una soluzione solo nell’isolamento della propria casa, possiamo considerarla una soluzione felice? Se l’insegnamento delle lingue straniere è carente, pensiamo di non dover porre rimedio in modo più incisivo?
La pandemia ci ha finalmente fatto capire che la sanità pubblica è un bene prezioso, che è necessario difenderla e sostenerla per il benessere di una società. Perché non trarre occasione da quanto abbiamo vissuto per ribadire che anche la scuola pubblica è un bene prezioso, che va difeso per il benessere di una società? È necessario un piano complessivo di investimenti per l’edilizia, per l’organico, per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, per le attrezzature informatiche: solo in questo modo potremo uscire migliorati da una vicenda che sta segnando la nostra storia.
Il dibattito più ampio, che si sta svolgendo in questi giorni con riferimento a vari settori della vita sociale organizzata, rivela anche che forze gigantesche sono interessate a indirizzare il corso degli eventi a loro profitto. Rendiamoci pienamente conto di questo e contribuiamo in ogni campo a cercare le mediazioni utili per migliorare la vita di tutti. Di tutti.

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Cinzia Scordo
10 maggio 2020 - 00:00
Il mondo della scuola ha reagito in modo esimio all'emergenza. I docenti meritano quella valorizzazione che chiedono da anni. Hanno dimostrato una resilienza attiva e hanno protetto i loro studenti più di ogni mascherina dal virus dello sconforto, dell'isolamento, della paura. Il nostro esempio è un ritorno all'essenza etimologica della parola economia, a quella solidale compartecipazione volta al benessere di una collettività. Il virus ha dimostrato che gli italiani non sono contribuenti perché pagano le tasse; gli italiani non sono solo utenti passivi o consumatori. Gli italiani sono persone che hanno saputo ancora una volta dimostrare di saper fare e saper essere una grande nazione che agisce per il bene comune. La scuola, in particolare, ha dimostrato di non identificasi solo in un luogo fisico, ma di costituire un motus conscientiarum che non accetta dispersione, anzi lavora costantemente per l' inclusione. La tecnologia ci ha aiutato, ma anche la cultura ha aiutato la tecnologia, dandole un volto umano(anzi molti) e nuovi linguaggi che non siano codici, crittografie, indirizzi, simboli, tag, emoticon. Anche la pubblicità si è adeguata a questo nuovo modo di esprimersi pacato, riconoscente, incoraggiante e non più discriminante o provocatorio. Il termine e-ducare si arricchisce di una nuova sfumatura digitale , #lascuolanonsiferma , ma ridateci un luogo reale in cui ritrovarci, nelle condizioni di sicurezza che tutti i lavoratori della scuola e gli studenti meritano.

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Riccardo Gualdo
08 maggio 2020 - 00:00
Il documento è pienamente condivisibile e molto opportuno: la riflessione sulla scuola e la pianificazione della didattica sono urgenti ed è il momento giusto per sollecitarle, anche se l'emergenza non è ancora superata. Mi permetto di aggiungere che la didattica a distanza ha imposto agli insegnanti un sovraccarico di impegno, cui si sono dedicati con grande disponibilità e in condizioni non semplici per organizzare il lavoro; appoggiarsi solo agli strumenti telematici accentua le diseguaglianze, tra l'altro per gli studenti con disabilità e per le famiglie di origine straniera; Infine, le infrastrutture digitali delle scuole italiane garantiscono raramente connessioni stabili e sicure: se manca una programmazione da parte delle istituzioni pubbliche dipenderemo sempre più da programmi e da materiali didattici di multinazionali private, e il rischio di speculazioni sarà fortissimo.

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Maria Teresa Sonaglia
07 maggio 2020 - 00:00
Grazie, una voce autorevole e sopra le parti che finalmente dice ciò che tutti gli insegnanti pensano, la scuola è un mondo ... in sicurezza certo, ma torniamo in questo mondo con maggiore consapevolezza di quanto sia importante il nostro lavoro.

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Flora Cozzoli
05 maggio 2020 - 00:00
La scuola non è un video ma molto più di un'aula...É empatia, fisicità, relazione intergenerazionale,dinamica di gruppo,palestra dove si sperimentano emozioni. gesti,strategie. Insegno scienze motorie in una scuola superiore con pochissimi strumenti a disposizione. Intorno a un tavolo da ping pong si fa la scuola vera. Si impara a domare una pallina così come un'emozione sgradevole,a migliorare un gesto semplicemente provando e riprovando,a studiare i punti deboli dell'avversario, a elaborare strategie,ad accettare le sconfitte,a lavorare sulle frustrazioni. Come può la didattica a distanza sopperire a tutto ciò?

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Michela Guarino
05 maggio 2020 - 00:00
Dad non sta per didattica a distanza ma per DISTANZA DALLA DIDATTICA, se mancano l'interazione e il rapporto empatico tra docenti e discenti vengono a mancare i pilastri che devono reggere l'aula , i migliori strumenti tecnologici a disposizione della classe come comunità ermeneutica sono gli occhi e la voce, le mie migliori lezioni, o meglio quelle che i miei allievi ricordano a distanza di anni, sono quelle nel giardino della scuola, seduti sul prato a leggere e commentare la divina commedia!del resto Socrate, Platone, Aristotele e i peripatetici facevano lezione camminando per le vie della città e se per secoli la didattica è andata avanti in presenza un motivo ci sarà

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Michaela Bruno
01 maggio 2020 - 00:00
La scuola deve ritornare nelle classi reali. Sto facendo uno sforzo immane con la didattica a distanza. Sto cercando di "creare" un clima più coinvolgente e sereno possibile ma non vedo l'ora di tornare tra i banchi. Riorganizziamoci!

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Andrea Fiume
01 maggio 2020 - 00:00
Condivido pienamente il documento. La scuola non è un video ma un'aula. Va però evidenziato che per fortuna oggi ci sono tecnologie che hanno riempito il tempo e azzerato la distanza in questo lungo periodo di cui ancora non se ne conosce la durata. Un encomio va riconosciuto al corpo docente, sia nella scuola sia nell'università, che ha rimodulato la propria azione didattica facendo sentire ai propri alunni e studenti che la "scuola non si ferma" e che in "emergenza" si può continuare a riempire "il tempo a disposizione" e ad "azzerare lo spazio". È vero, i meno abbienti e i portatori di abilità diverse hanno visto aumentare le proprie diseguaglianze. Ma questo lo si deve ad uno Stato che nella normalità non le ha ancora azzerate. Bisogna aumentare le risorse e investire maggiormente sia nella didattica sia nella strumentazione e sia nel settore dell'edilizia scolastica. La didattica a distanza non può e deve essere un "fine" ma uno "strumento" che alla bisogna deve "riempire il tempo" e "azzerare lo spazio". Come "diversamente giovane" sto vivendo la mia esperienza di presidente del Consiglio di Istituto di un Polo Liceale in questo tragico periodo e posso assicurare che mi sento privilegiato poiché sto conoscendo da vicino le grandi potenzialità che ha la scuola ma anche le grandi fragilità e i grandi limiti dovuti proprio alla mancanza di risorse e di grande attenzione da parte dello Stato. Auspico che ci sia un'attenta riflessione da parte del Miur, dopo l'emergenza COVID19, e in questo il Documento dell'Accademia della Crusca avrà sicuramente un importante ruolo. Viva la Scuola.

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Giovanna Giani’
29 aprile 2020 - 00:00
Condivido punto per punto i concetti espressi. La gestualità, la mimica, la fisicità dello stare a scuola ... lo scambio intergenerazionale... la socializzazione. La vera emergenza e’ il rischio di perdere tutto questo. La Scuola come luogo imprescindibile di formazione SOCIALE, dove la socialità coincide con dinamiche di gruppo essenziali per lo sviluppo personale. Dobbiamo sbrigarci. I ragazzi si stanno già abituando al proprio banco individuale, nella rassicurante solitudine della loro “camera-mondo”.

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Lucio Bragagnolo
28 aprile 2020 - 00:00
La scuola non è un video e nemmeno un’aula; la scuola è una rete di trasmissione del sapere e di rapporti umani. Nel 2020 è ovvio che le reti si compongono sia di presenza fisica sia di collegamenti a distanza, ognuno con i suoi pregi e difetti. Un vero insegnante, oggi, sfrutta l’aula e il video, la scrittura a mano e gli ambienti collaborativi. Se sa stare solo in aula, o solo sul web, è un disabile della didattica, privo di metà degli strumenti necessari. Se pensa che fare lezione a distanza sia mettersi davanti alla telecamera, è una persona da formare prima che faccia ulteriori danni. La scuola in presenza, senza gli strumenti digitali, avrebbe impiegato il presente quadrimestre facendo ZERO. Si rifletta su questo.

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Caterina Ferro
28 aprile 2020 - 00:00
Sì, occorrono investimenti e occorre un progetto pedagogico. Quello che da troppo tempo manca nella scuola italiana. Quello che non è ulteriormente prorogabile, anche a causa di questa emergenza. Alla base di tutto occorre una visione politica a lungo termine.

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Oliviero Grimaldi
28 aprile 2020 - 00:00
Buongiorno. In un passaggio del testo si sostiene che "Molti sono ormai gli studi che in tempi recenti hanno dimostrato quanto sia importante, per lo sviluppo delle capacità cognitive, conservare, nella scuola primaria, l’apprendimento della scrittura manuale". Vorrei cortesemente chiedere qualche riferimento bibliografico in merito, così da poter approfondire il tema. Grazie.

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Maria Antonietta Mongiu
27 aprile 2020 - 00:00
Grazie, condivido anch'io il documento. Penso che sia urgente far sentire la voce di chi tiene e crede alla scuola, quella "vera", non schermata dalle tecnologie. Urgente perché di nuovo leggiamo notizie sulle varie riaperture che però non considerano il mondo dell'istruzione. È tempo di riaprire le aule e le menti. Segnalo anche una petizione in corso qui: https://secure.avaaz.org/it/community_petitions/ministra_della_pubblica_istruzione_lucia_azzolina_priorita_alla_scuola_ In una settimana ha raccolto 80.000 firme.

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Francesco Tescione
27 aprile 2020 - 00:00
Condivido in pieno e aggiungo, in chiave di sillogismo, questa deduzione: la "ministra" ha letto Aristotele, dunque sa leggere...tutto qua. Parliamo delle competenze, della cultura, della SAPIENZA E SAGGEZZA, dello spessore umano e di altre qualità che dovrebbe possedere chi ricopre certi ruoli?
Risposta
Maria Antonietta Mongiu
27 aprile 2020 - 00:00
Dimenticavo: ci sarebbe da chiedere alla signora Antonella di qualche commento più sotto riguardo alla sua frase "la didattica a distanza è stata fatta perché è prioritario vivere" -> "vivere" come? "Vivere" (sopravvivere) e basta? Se è già difficile per un adulto gestire la propria sopravvivenza e ripartire, una volta passata l'emergenza (qualsiasi emergenza), quanto è difficile per un bambino o un ragazzo che non ha ancora gli strumenti per leggere la realtà? Tali strumenti si acquisiscono giorno per giorno proprio con la scuola, la scuola "vera", dove c'è dialogo e confronto con gli insegnanti e i compagni, non sulle piattaforme digitali dove il dialogo si limita a uno scambio di saluti e all'aggiornamento sui compiti e dove la velocità della didattica (produzione di elaborati/risultati) è un fattore pressante. "Vivere" è prioritario, certo, ma la vita degli esseri umani è un'esperienza ricca, in continuo divenire, che non può essere limitata da divieti e decisioni prese per la "sopravvivenza".
Miriam Costa
27 aprile 2020 - 00:00
Ricordo che l'aumento degli studenti nelle classi fu concordato con i sindacati degli insegnanti a fronte dell'intero riconoscimeto degli aumenti richiesti, malgrado gli scioperi fossero ufficialmente motivati dalle carenze dei mezzi per la didattica.

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Luigi Grassadonia
26 aprile 2020 - 00:00
Nella condivisione assoluta di quanto espresso allego una mia riflessione pubblicata sulla tecnica della scuola qualche giorno fa. Grazie https://www.tecnicadellascuola.it/la-didattica-a-distanza-nellalta-formazione-artistica-e-musicale

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Fabiola Oliva
26 aprile 2020 - 00:00
Grazie, sono assolutamente d'accordo con quanto esprimete in questo appello. Speriamo non rimanga inascoltato.

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Risposta
Tiziana Cogoni
27 aprile 2020 - 00:00
Grazie !! d’accordo su tutte le considerazioni..aggiungerei : la ministra ha letto Aristotele , chiarissimo! Come insegnante è auspicabile che la Scuola si riprenda il suo ruolo principale nella Formazione del cittadino consapevole!
Igor Campagnola
26 aprile 2020 - 00:00
Concordo totalmente sia come docente di scuola superiore, sia come figlio di maestra elementare: il percorso formativo dura per tutta la vita e trova nelle basi le proprie fondamenta per lo sviluppo del linguaggio, delle varie forme di intelligenza, della personalità e della persona. Purtroppo l'entusiasmo di molti insegnanti, e anche ministeriale, per la DaD sta facendo dimenticare che gli strumenti informatici sono un mezzo (utile sia nell'emergenza sia nella prassi quotidiana), ma non il fine dell'insegnamento. Se la DaD verrà imposta come in una "Dittatura a Distanza" in sostituzione della scuola essa costituirà la fine dell'insegnamento e della scuola come ambiente sociale fondamentale. Partecipando alla Maratona Letteraria per la Giornata Mondiale del Libro indetta dalla Fondazione De Sanctis la Ministra Azzolina ha letto Aristotele: è bene che le autorità politiche ricordino, e ricordino a loro stesse, che l'uomo è animale politico e sociale, e la scuola costituisce l'ambiente in cui si formano i futuri cittadini dello Stato. Eliminare la scuola in favore di piattaforme digitali ed e-campus significa minare la democrazia futura del Paese formando dei robottini o degli avatar ubbidienti e buoni esecutori, non delle persone e dei cittadini pensanti. L'emergenza terminerà ma la DaD non dovrà sostituire la scuola in cui ci si confronta "di persona personalmente" come diceva Andrea Camilleri: fin da ora gli insegnanti di ogni ordine e grado e i pedagogisti dovrebbero essere a mio avviso meno distratti dalle sfavillanti attrattive del web e pensare seriamente alle 5 D che sono il cuore del problema educativo del Paese: Disgrafia ancor prima che Disortografia; Dislessia; Discalculia; Disabilità psicofisica (con fenomeni nuovi acuiti dai mezzi di comunicazione digitale quali il fenomeno degli hikikomori, del dismorfismo corporeo, dei disturbi alimentari, del sonno, dell'attenzione, della personalità). Occorre ricordare che web significa "ragnatela": il ragno tesse questa bellissima ed efficace trappola, le mosche vi rimangono invischiate e il ragno le spolpa a poco a poco. Gli insegnanti, i genitori e soprattutto gli allievi non devono essere mosche da spolpare a vantaggio dei voraci ragni del web che fanno grandi pressioni economiche per una trasformazione irreversibile della scuola e dell'intera società umana. Grazie per la cortese attenzione.

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Monica Brindicci
26 aprile 2020 - 00:00
Grazie, condivido pienamente i contenuti e la forma del documento soprattutto in questo momento di controverse o insignificanti dichiarazioni provenienti dal Miur. Molte scuole e, quindi, molti docenti avevano già ampiamente collaudato, negli ultimi anni, taluni percorsi della Dad parallelamente al rituale della scuola tradizionale e, nei primi giorni di isolamento, prima che tale prassi didattica fosse resa obbligatoria, abbiamo anche sperimentato l'energia creativa e l'efficacia reale del lavoro di squadra con i tecnici e le varie figure operanti nella scuola. Progressivamente, però, sono aumentati la frustrazione e i limiti che avete evidenziato. Il rapporto numerico alunni-docenti è una delle questioni più importanti da inserire nella prossima agenda politica accanto alla rivalutazione degli spazi di dibattito e condivisione (organi collegiali) progressivamente esautorati dal dirigismo aziendalista.

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Risposta
Maristrlla Castagnetti
26 aprile 2020 - 00:00
Concordo su tutta la linea (anche in qualità di referente di istituto contro il cyberbullismo e l'uso improprio delke nuove tecnologie da parte dei minori). Igor for president!!!
Ermelinda Colecchia
26 aprile 2020 - 00:00
Non posso che condividere la riflessione dell'Accademia della Crusca dove ho sempre considerato l'esimio professor F. Sabatini faro per il mio lavoro di insegnante.

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Ledda Giorgio
26 aprile 2020 - 00:00
Il passato non è un luogo a cui cercare di tornare a tutti i costi, ma è quel luogo da cui partire per andare verso il futuro. La Crusca interviene con equilibrio e moderazione sulla didattica a distanza, prima di tutto riconoscendo l'alto valore che essa ha rappresentato in questa lunga fase emergenziale e la straordinarietà della esemplare risposta che il corpo docente ha dato nel suo complesso, dimostrando piena consapevolezza del proprio ruolo. Sono aspetti tutti facilmente leggibili, talvolta nero su bianco, altre volte in controluce, nella Carta Costituzionale: non abbiamo inventato niente! L'alta Istituzione culturale sente però altrettanto forte il dovere di ammonirci tutti, Trasteverini in primis, che "la scuola è un’aula e non un video"; la didattica a distanza manca, neanche a dirlo, di fisicità e paga una carenza di feedback e di socializzazione. Ammonimento che diventa denuncia esplicita, quando fa esplicito riferimento l'inaccettabile riduzione delle risorse a favore della scuola che ha prodotto quelle classi pollaio che oggi mostrano tutta la loro irragionevolezza. Sino a qui mi sento di plaudire all'intervento, che ha riconosciuto il valore della didattica a distanza in fase emergenziale ma ha ribadito che la didattica frontale ha delle insostituibili peculiarità. Dove secondo la Crusca, e chi mi frequenta lo sa già, pecca di colpevole candore è quando lamenta l'esclusività della didattica a distanza, come se ci fosse discontinuità tra quegli studenti che oggi faticano a partecipare alle classi digitali e quelli che sino a febbraio già faticavano a stare al passo con la classe fisica, per quell'insieme di condizioni sfavorevoli che prendono il nome di povertà educativa. Quelli stessi a rischio di abbandono scolastico, quella lunga emorragia di risorse che la scuola, quella fisica, inizia a covare sin dalla materna, e solo grazie all'obbligo scolastico e una certa reticenza a respingere nella grande maggioranza dei casi si concretizza poco prima o poco dopo le licenza media, o, al più, al secondo anno di superiori. Accorgersi solo ora che una parte degli studenti è da sempre esclusa di fatto dalla didattica, frontale o a distanza, non è un atteggiamento che mi sento di legittimare, e di conseguenza prive di credito mi paiono le grida in questa direzione. Questo mentre con sbrigativo sussiego si consente che "...le tecnologie informatiche nell'istruzione ... hanno dato e continueranno a dare un contributo di grandissima efficacia". Non si dice che grazie alla didattica a distanza, alcuni studenti che per motivi di salute non potevano presenziare alle lezioni fisiche, hanno potuto partecipare alla classe digitale al pari degli altri; credo abbia qualcosa a che fare con quella rimozione costituzionale degli ostacoli etc. etc. Non si dice che grazie alla possibilità di fare lezione anche da casa, non ci saranno più allerta meteo, disinfestazioni, guasti agli impianti e altri accidenti ad erodere il numero di giorni di scuola. Non si dice che grazie alla telematica i corsi di lingua potranno essere seguiti direttamente nel paese in cui tale lingua si parla, passando da quella figura pittoresca che è il madrelingua nella scuola di oggi ad un titolare di cattedra a distanza qualificato e qualificante. Il passato non è un luogo a cui cercare di tornare a tutti i costi, ma è quel luogo da cui partire per andare verso il futuro.

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Valentina Firenzuoli
25 aprile 2020 - 00:00
Condivido a pieno la posizione dell’Accademia, che ringrazio. Mi unisco alla richiesta, da docente con 20 anni di insegnamento alle spalle, al Governo e al Parlamento tutto a cogliere l’occasione che la Storia ci offre per ripensare la nostra organizzazione scolastica, la distribuzione alunni docenti in termini numerici, senza demonizzare quanto abbiamo tutti imparato in questi due mesi sulla DaD ma volgendo lo sguardo ai bisogni veri del nostro mondo. Salute e scuola. Grazie ancora.

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Michele dell'Oglio
25 aprile 2020 - 00:00
Grazie grazie... per questa straordinaria riflessione! Siete il nostro faro! Siete il nostro timoniere nella tempesta! Siete indispensabili! Avete dimostrato con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti che esiste uno iato, ormai strutturale, fra la saggezza e il buon senso della Crusca e il sedicente Miur. La politica continua a sragionare e per questo si lascia trascinare dagli umori del momento. La mia provocazione è quella di liberare il Miur dalla poltica e consegnarlo nelle sapienti mani della Crusca. Chiedo a tutti i professori dell'Accademia di non farci mai mancare il contributo delle loro idee. Continuate a parlarci! Sono tanti e tanti i docenti che hanno bisogno del vostro appoggio. Lunga vita all' Accademia della Crusca.

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Donata D'Orta
25 aprile 2020 - 00:00
Mi unisco al vostro appello per un ritorno all'attività educativa della scuola. Non può e non deve mancare , mi dispiace che se ne parli così poco. Giusto pensare ai soggetti deboli come gli anziani ma credo che le nostre nuove generazioni hanno una fragilità troppo spesso sottovalutata come la scuola e le capacità degli insegnanti nel fronteggiare una simile emergenza.

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Risposta
antonella mignini
26 aprile 2020 - 00:00
la didattica a distanza è stata fatta perché è prioritario vivere ,ci vuole tanto a capirlo???????????????????????
Angelo Napoletano
25 aprile 2020 - 00:00
Condivido in pieno. Grazie per la presa di posizione e la chiarezza con cui si individuano i notevoli limiti della didattica a distanza. Aggiungerei che sta facendo crescere il divario fra gli studenti, penalizzando in maniera vistosa quelli appartenenti a famiglie economicamente e culturalmente in difficoltà.

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Domenica Rocco
25 aprile 2020 - 00:00
Appoggio appieno quanto letto. Insegnare è innanzitutto entrare in empatia, comunicare con quello che si fa e diventare dei riferimenti per ciò che si è, con le immense sfaccettature del sentire umano. Insegnare a distanza è un ossimoro, un palliativo, un'azione che tampona un'emergenza ma che sicuramente va ripensata e studiata adeguatamente. Non mi soffermo sulla sterilità nella percezione dei bambini nello stare davanti ad uno schermo per ore. Sicuramente auspicabile destinare nuove e cospicue risorse per ripensare agli spazi da destinare all'apprendimento, quello vero, fatto innanzitutto dell'intreccio di voci, emozioni, sentimenti, umori, vite che caratterizzano l'unicità di ciascuna classe imprescindibile come esperienza di vita per impare e crescere.

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Agnese Marina Renzi
25 aprile 2020 - 00:00
Grazie.

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Daniele Chiarelli
25 aprile 2020 - 00:00
Buona sera, ho letto con attenzione il documento. Sinceramente mi sembra che contenga moltissime affermazioni talmente condivisibili da essere scontate. Chi non vorrebbe nella relazione scolastica un rapporto non tecnologicamente mediato? Chi non si rassegna all'accantonamento progressivo della scrittura corsiva (in verità ben precedente le attuali vicende)? Avrei preferito invece un vigoroso appello alla modifica delle pratiche didattiche in relazione al nuovo contesto e non solo.

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Barbara Guidi
25 aprile 2020 - 00:00
Ottima iniziativa! Condivido pienamente!

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Giovanna Mayer
25 aprile 2020 - 00:00
Condivido tutto e con me i miei colleghi con cui abbiamo lanciato una petizione, http://chng.it/n9YKxqSk , proprio sul ruolo primario della formazione e sulla necessità di pensare anche per la scuola alla possibilità di un rientro graduale, iniziando con gli alunni che debbono sostenere la maturità. Forse non tutti insieme in tutte le scuole ma è sicuramente possibile organizzare un loro rientro ragionato e rispettoso della salute di tutti. Rientrare a scuola li aiuterebbe a dare un senso ad un esame che iniziano a vedere come esigenza solo formale e non sostanziale. Chiediamo anche gradualità a Settembre qualora non sia possibile rientrare tutti. Dare la precedenza a chi è rimasto indietro, perché non raggiunto dalla DAD o perché con difficoltà di qualsiasi origine siano,; avviare poi l'anno scolastico garantendo alle prime classi di ogni ciclo lezioni solo in presenza affinché si possa firmare il gruppo classe; anche le ultimeclassi di ogni ciclo dovrebbero veder garantito il diritto di fare lezioni solo in presenza proprio per dare senso alla chiusura del ciclo; organizzare qualora sia necessario lesioni miste ier le classi intermedie. La petizione è sul link http://chng.it/n9YKxqSk solo da due giorni e chiediamo a tutti che condividono di firmarla

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Angela Alfieri
24 aprile 2020 - 00:00
Concordo pienamente come docente che sta vivendo direttamente la DAD e come cittadina ,consapevole che non si può assolutamente fare passare il pensiero che i saperi possano essere veicolati solo con il Dio web.

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Anna Masecchia
24 aprile 2020 - 00:00
Grazie per questa riflessione che vuole indicare anche un chiaro e fermo indirizzo alle scelte di chi guida il Paese, non soltanto in vista della Fase 2 ma più in generale, rispetto al passato e guardando al futuro: scuola e università hanno bisogno di una quotidianità comunitaria in presenza e, oltre ciò, sono necessari, come si è visto anche per la sanità, investimenti strutturali importanti e duraturi, a prescindere dall'emergenza attuale. Grazie ancora, Anna Masecchia

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Luigi Ponsillo
24 aprile 2020 - 00:00
Questa emergenza, mi verrebbe da dire, fa emergere quanto sia importante, prioritaria, la scuola viva, cioè il contatto diretto, anche il solo guardarsi negli occhi, le mille relazioni della scuola vecchio stampo. La Dad non è scuola, non lo è per chi impara né per chi insegna. Il tempo sospeso che stiamo vivendo a causa di una emergenza sanitaria senza precedenti richiederebbe umiltà nell`analisi e decisione nelle scelte, dovrebbe far vivere una prospettiva, una idea di futuro.

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renata puleo
24 aprile 2020 - 00:00
Grazie. Da persona che in oltre 40 anni si è occupata di insegnamento della letto-scrittura, di competenza linguistica, di valutazione degli apprendimenti, apprezzo moltissimo il rinforzo che l'Accademia dà al lavoro in aula. La sottolineatura sul ruolo della mano mi pare un nucleo di riflessione fondamentale. Malgrado il conforto autorevole di studi neurologici, di contributi pedagogici e socio-antropologici sul ruolo della manualità nei processi di apprendimento, della scrittura in particolare, purtroppo già prima di questa emergenza, molti, troppi insegnanti ne hanno trascurato il ruolo. Così come l'invasività dei test, soprattutto di comprensione della lettura (considerata esaustiva per la valutazione della competenza linguistica!), ha favorito la dimensione individuale nella prestazione, condizionando la didattica a trascurare il lavoro di gruppo.

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simona atzori
24 aprile 2020 - 00:00
Condivido pienamente l'appello e vi ringrazio. Mi piacerebbe fornire il mio contributo in un'ottica costruttiva e di miglioramento continuo del sistema scolastico, rivolgendo l'attenzione su un aspetto: gli sforzi da parte degli insegnanti sono stati indubbiamente encomiabili ma, in molti casi, privi di competenza. Persone eccellenti nel giocare a pallavolo sono state messe, dall'oggi al domani, in un campo di baseball. Quante energie e quanto tempo per capire, per orientarsi, per imparare. Ma senza allenatore. Nel territorio nazionale lavorano numerosi esperti di FAD che avrebbero potuto dare un significativo contributo se si fossero create le dovute sinergie. La scuola non può essere pensata o ripensata senza il coinvolgimento di tutti i soggetti del sistema dell'Istruzione e della formazione. In breve: se da una parte questa esperienza ribadisce l'importanza imprescindibile dell'aula fisica, dall'altra evidenzia che la DAD (non riconducibile a un semplice video o aspetti tecnici) è una metodologia che dovrebbe essere inserita nella cassetta degli attrezzi di ciascun insegnante e, quindi, nel percorso didattico universitario e nei corsi di aggiornamento degli attuali insegnanti.

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Antonio Ruggiero
24 aprile 2020 - 00:00
I fattori emozionali e le loro conseguenze positive sui processi attentivi e mnestici e in generale sul processo di apprendimento, non possono prescindere da una lezione “ in presenza” . Benissimo l’iniziativa dell’Accademia della Crusca.

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Silvia Jakob
24 aprile 2020 - 00:00
Grazie per la vostra valiosa opinione. Come insegnante di italiano da anni sono assolutamente convinta dell'importanza del rapporto personale ed emozionale tra il docente e l'utente e la interazione spontanea fra il gruppo in modo diretto e vivo.
Antonia Paola Donadei
24 aprile 2020 - 00:00
Condivido pienamente!!!!!!!

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Maria Carboni
24 aprile 2020 - 00:00
Ottima iniziativa, condivido assolutamente!

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Agata Gueli
24 aprile 2020 - 00:00
Condivido pienamente il documento e ne ringrazio gli autori. La Didattica a distanza è un ossimoro pedagogico. Se ha svolto in questo periodo di grande, imprevista ed improvvisa emergenza, anche un'azione di coesione sociale nel compito assolto di vicinanza a bambini e bambine, a ragazzi e a ragazzi, pur con tutti i limiti attribuibili a problemi di diversa natura, essa non può e non deve diventare un paradigma di formazione possibile. Neppure in uno scenario, purtroppo ventilato, di strumento atto a risolvere il problema dell'affollamento delle classi. Questo era ed è e sarà sempre un problema, a prescindere da emergenze e false volontà di innovazioni. Si trovino le soluzioni opportune e possibili. La scuola dell'aula non può attendere oltre.

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Elvira Zuin
24 aprile 2020 - 00:00
Condivido tutto. Ci saranno da ripensare spazi, arredi, strumentazioni tecnologiche all'insegna della flessibilità e funzionalità; ci sarà bisogno di un maggior numero di insegnanti; servirà un patto nuovo tra enti locali e istituzioni scolastiche per un utilizzo pieno delle strutture esistenti e tra tutti i soggetti che si occupano dei bambini e ragazzi per sostenere le famiglie... e un progetto pedagogico che faccia sintesi di una complessità mai vista fino ad ora. Tutto in funzione di una scuola vera: un gruppo di studenti con i loro insegnanti.

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