Italiano, una lingua formidabile

Il presidente dell'Accademia, Claudio Marazzini, presenta ai lettori la ristampa della collana di libri realizzata in collaborazione con "La Repubblica" "L'italiano. Conoscere e usare una lingua formidabile".

Settembre 2017

Claudio Marazzini

 

Sabato 23 settembre si è avviata la nuova pubblicazione della serie dei quattordici libretti che l’anno passato l’Accademia della Crusca preparò per “la Repubblica”, e che videro la luce a cavallo tra il 2016 e il 2017. La nuova tiratura si concluderà, secondo il piano dell’opera, il 23 dicembre 2017. Vorrei ricordare che il 14 dicembre 2016, Mario Calabresi fu nostro ospite a Firenze in una tornata pubblica dell’Accademia, dedicata appunto a La Crusca e “la Repubblica”: l’Italiano, conoscere e usare una lingua formidabile. In quell’occasione, il direttore di “Repubblica” ci informò che, tra quelle lanciate dal quotidiano nel corso dell’anno, la nostra iniziativa aveva riscosso il maggior successo. Volli allora insistere sulla necessità di non lasciar morire la serie dei libretti, una volta terminate le quattrodici settimane dell’abbinamento al giornale. Proposi dunque un’uscita anche in libreria.

La mia proposta trovò concorde il direttore Calabresi. I tempi prevedibili per una nuova edizione in uno o due volumi, per riunire tutto il materiale, avrebbero dovuto essere calcolati in circa un anno, così da far coincidere l’uscita con l’avvio della scuola, quando i temi collegati all’uso della lingua italiana attirano maggiormente il pubblico.

In realtà il programma è stato variato, riservandoci una sorpresa: durante l’estate, abbiamo appreso che il gruppo Gedi, subentrato al gruppo L’Espresso (in cui rientra anche “la Repubblica”), aveva messo in cantiere una soluzione diversa: pur senza accantonare la futura riproposta in libreria, era stata accolta l’idea di un nuovo lancio nelle edicole, il secondo dopo quello del 2016, ma con un impatto anche maggiore. Infatti questa volta i libretti della Crusca non dovevano essere distribuiti soltanto in abbinamento a “la Repubblica”, ma anche assieme agli altri giornali del gruppo. La lista è davvero stupefacente: oltre a “la Repubblica”, abbiamo ora “La Stampa” di Torino, “Il Secolo XIX” di Genova, “Il Tirreno” di Livorno, il “Messaggero Veneto” del Friuli-Venezia Giulia, “Il Piccolo” di Trieste, la “Gazzetta di Mantova”, “il Mattino di Padova”, “la Provincia Pavese”, “la tribuna di Treviso”, “la Nuova di Venezia e Mestre”, la “Gazzetta di Reggio”, la “gazzetta di Modena“, “la Nuova Ferrara”, il “Corriere delle Alpi” di Belluno, “la Sentinella del Canavese”. Sono giornali piccoli, meno piccoli e grandi, che coprono un’area geografica vastissima, e sembrano in grado di raggiungere, oltre chi da tempo ci segue con interesse, anche un pubblico nuovo, che non ha mai avuto rapporti con l’Accademia della Crusca, nemmeno attraverso il suo sito web o attraverso il foglio “La Crusca per voi”.

La questione non è di scarso rilievo. Dopo la prima grande campagna dell’anno scorso, quando furono lanciati i libretti, mi colpì questo: molta gente, nonostante tutto, ancora non conosceva l’esistenza di questa collanina, non ne aveva mai sentito parlare, anche se per settimane un intero paginone di “Repubblica” era stato dedicato alla pubblicità, e anche se erano stati trasmessi persino comunicati radiofonici, e (se ricordo bene) anche un annuncio televisivo. Mi sembrava cosa impossibile, ma di fatto questo sforzo pubblicitario del gruppo editoriale, nonostante i mezzi impiegati, non era stato sufficiente a far conoscere a tutti l’esistenza dei libretti, pur se i libretti medesimi avevano indubbiamente totalizzato un buon numero di vendite.

Premetto che ai miei occhi l’iniziativa concordata con l’editoriale l’Espresso non aveva tanto significato economico, ma aveva come scopo primario la diffusione del nome della Crusca tra gli italiani, per rendere popolare la conoscenza delle attività dell’istituzione e per far crescere l’interesse verso la nostra lingua (e, potrei aggiungere, non solo per la lingua nazionale, ma anche per le parlate locali, visto che uno dei libretti è dedicato proprio all’Italia dialettale). Insomma, nelle mie intenzioni l’iniziativa con il gruppo l’Espresso proseguiva l’attività svolta con le Coop toscane, nel tentativo di far sì che ogni italiano sapesse che in Italia c’è la Crusca, come in Spagna c’è la RAE e come in Francia c’è l’Académie française. La collaborazione con le Coop toscane si fondava però su di una presenza materiale dei delegati o rappresentanti dell’Accademia nelle sedi sociali e nei centri commerciali frequentati dalla gente di Toscana, mentre la diffusione attraverso le edicole poteva estendersi a tutto il territorio nazionale.

Questa seconda grande esperienza di lancio dei libretti, per l’occasione corretti, eliminando i refusi notati dagli autori, rinnova le possibilità di un dialogo fruttuoso con gli italiani, in una prospettiva di educazione permanente, per usare una formula che fu cara al nostro accademico Tullio De Mauro. Per questo siamo contenti del risultato, tanto più che altri si sono già rivolti a noi per nuove iniziative, e un giornale che non fa parte del gruppo Gedi ha lanciato la diffusione di volumi importanti sulla lingua italiana (alcuni scritti da nostri accademici). Il tema della lingua, insomma, appassiona e affascina sempre di più.

Queste attività non rallentano certamente il lavoro che si svolge per realizzare i nostri progetti strategici, nei nostri centri di ricerca, presso la consulenza, nella redazione delle nostre tre riviste (di fascia A nella valutazione Anvur), il lavoro per la digitalizzazione lessicografica, la collaborazione con il LEI, con le università, con il CNR. Noi pensiamo che la maggior popolarità presso il largo pubblico può anzi dare indirettamente forza e sostegno ai nostri progetti meno popolari. Si può creare un consenso anche maggiore verso le iniziative che più ci impegnano e che richiedono l’appoggio finanziario pubblico. L’importante è che la Crusca dimostri di far sentire la sua autorevole voce in tutti i contesti, in tutte le sedi in cui si discute di lingua, la si studia, in cui cresce l’interesse  e l’amore per essa.

 

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